Vescovi: appello al Governo per la crisi migratoria in Chiapas
Anna Poce – Città del Vaticano
“La situazione dei migranti a Tapachula, in Chiapas, ha assunto una dimensione e una complessità allarmante. Oltre al sovraffollamento, ai ritardi nelle procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato e dei visti umanitari, alle molestie e agli abusi da parte delle autorità locali e federali, si sono aggiunte la disperazione e le esplosioni di violenza da parte dei migranti, in risposta a tante promesse non mantenute dal Governo federale”. Inizia così il comunicato firmato dal Consiglio di Presidenza della CEM e dal vescovo responsabile della Mobilità Umana, diffuso il 6 dicembre, sulla pagina web dell’Episcopato. Le tante promesse non mantenute dalle autorità hanno scatenato “un'escalation di malcontento che ha portato a blocchi stradali e conflitti con la popolazione locale. Questo - hanno precisato i presuli - ha messo a rischio l'integrità fisica sia dei migranti che della popolazione locale”.
Carovane di migranti
Per spiegare meglio la situazione, i leader religiosi hanno ricordato come martedì 23 novembre, una carovana di circa 1.300 migranti, non potendo camminare, avesse accettato l'offerta dell'Istituto Nazionale di Migrazione di essere trasferita in diversi punti all'interno del Paese. L’impossibilità però di trovare un posto sugli autobus fino al giorno successivo da parte di un gruppo di 87 migranti, ha fatto sì che un altro gruppo considerevole di persone si spostasse a Mapastepec, Chiapas, dove dovevano arrivare gli autobus per il trasferimento all'interno del Paese. Oggi, le persone che aspettano in quella città sono passate da 87 a più di 900. Alcuni migranti hanno addirittura imboccato l'autostrada costiera, in Chiapas, esponendosi al sole, alla fame, alla disidratazione e alle malattie, pur di uscire da quella situazione.
L’assistenza umanitaria della Chiesa
In un contesto del genere, caratterizzato da “sofferenza, disperazione e violenza”, “la Chiesa cattolica, attraverso la diocesi di Tapachula, è rimasta ferma nel fornire assistenza umanitaria ai migranti, preoccupata anche da una politica confusa e inefficace del governo federale, dall'indifferenza del governo statale e dal ruolo di spettatrici delle amministrazioni comunali”, e continuerà a farlo - si legge nel comunicato - “con sollecitudine e con un profondo spirito cristiano”, grazie anche alla risposta generosa delle parrocchie “che hanno fatto l'indicibile per far fronte a questa situazione”.
I vescovi sollecitano l’intervento del Governo
È urgente dunque l’intervento del governo - continua il testo -, poiché spetta ad esso “creare condizioni dignitose per l'esercizio di tutti i diritti per tutte le persone in conformità con la Costituzione politica degli Stati Uniti messicani”. È fondamentale che intervenga in una realtà in cui “i migranti vengono ingannati con false promesse da criminali e truffatori che approfittano del bisogno e del dolore di coloro che desiderano transitare attraverso il Messico”. I vescovi si augurano che i migranti nel territorio messicano “possano vedere una luce di speranza in questa valle di indifferenza, dolore e discriminazione da parte delle autorità dei tre livelli di governo”, che hanno deciso di riprendere il programma “Rimani in Messico”, il Migrant Protection Protocol (MPP), concepito dall’amministrazione Trump, che viola molteplici principi internazionali in materia di rifugiati e asilo.
La Chiesa ha esortato, dunque, il governo “a rispettare prontamente i suoi impegni per la promozione e la protezione dei diritti fondamentali delle persone nel contesto della migrazione” e ha espresso la sua “disponibilità a dialogare con il Governo Federale”, per trovare proposte efficaci a beneficio dei migranti.
Una Chiesa sempre vicina a coloro che soffrono di più
Ricordando come gli ostelli e le case per migranti della Chiesa cattolica, attraverso le diocesi di tutto il Paese, abbiano continuato il loro lavoro umanitario verso le persone più povere, come, tra gli altri, i migranti e i richiedenti asilo, indipendentemente dal credo, dalla nazionalità, dal luogo di origine, i presuli hanno espresso tutto il loro rispetto gratitudine, sostegno e profonda ammirazione ai vescovi, sacerdoti, parroci, religiosi e religiose, laici e laiche, che rappresentano “il volto e le mani di una Chiesa unita che andrà sempre incontro a coloro che soffrono di più”. Essi hanno concluso inviando a tutte queste persone la loro benedizione e invitandoli “a continuare a offrire speranza e gioia”.
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