Raphael Bedros XXI apre la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani a Beirut
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Il patriarca di Cilicia dei cattolici armeni Raphael Bedros XXI Minassian richiama la preghiera che ogni cristiano recita nel Sacramento della Penitenza nell'aprire a Beirut in Libano la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. “Quando ricorriamo alla confessione, diciamo: ‘Perdonami, Padre, perché ho peccato nei pensieri, nelle parole, nelle opere e nelle omissioni", ricorda il patriarca nella cattedrale armeno-cattolica di Sant’Elia e San Gregorio Illuminatore, sottolineando che spesso, proprio a proposito di unità, le intenzioni e le parole non corrispondono alle azioni e pur desiderando l’unità, non se ne comprende pienamente il vero significato. “Siamo dispersi sulla terra, e siamo caduti nel tumulto dell’egoismo individuale e collettivo e - aggiunge - abbiamo dimenticato il nostro Redentore. Abbiamo analizzato e spiegato il mistero della Redenzione secondo la nostra volontà e il nostro concetto personale, ma abbiamo dimenticato il suo scopo, che è la salvezza”.
La luce di Betlemme
In molti ci si è impegnati duramente e insistentemente per l’unità, osserva Raphael Bedros XXI, talvolta però con l’obiettivo di avvicinare gli altri ai propri principi. “Come fecero i soldati romani sotto la croce per la veste di Gesù, così anche noi litighiamo per l’abito di Cristo", afferma il patriarca Minassian. Cristo, prosegue, "non è nato e non è stato crocifisso per un certo gruppo, per una élite, ma per tutte le nazioni, per la salvezza di tutta l’umanità”. Per Raphael Bedros XXI è alla luce di Betlemme che occorre guardare, alle origini dell’annuncio della salvezza ai pastori, ai Magi e giunto “fino a noi, battezzati e confermati nell’appartenenza a Cristo Salvatore, il Cristo che nasce ogni giorno e in ogni chiesa nel mistero dell’Eucaristia”, che è "lo stesso in tutti i riti e in tutte le Chiese”.
L’arma della preghiera contro le divisioni
Di fronte alle divisioni, per il patriarca di Cilicia dei armeni, è necessario tornare “all’arma della preghiera”. “Quella preghiera che si recita insieme e si completa con le azioni. Quella preghiera - prosegue Raphael Bedros XXI - che porta a dirci l’un l’altro che non c’è disaccordo nel sacramento del Battesimo, non c’è disaccordo nel sacramento dell’Eucaristia, non c’è disaccordo nel pregare insieme in tutte le Chiese, cattoliche e ortodosse, e anche in tutte le altre Chiese”. Il patriarca Minassian rimarca poi che, se è vero che ogni Chiesa ha la sua tradizione ed eredità, “tutti insieme siamo parte di una bella sinfonia armoniosa che deve glorificare il Creatore” e che è doveroso “iniziare una nuova vita rafforzata dall’amore e dalla solidarietà, tenendo lontani i turbamenti e le ragioni che ci separano gli uni dagli altri, e dal nostro Salvatore, che ha dato la vita per noi, ma è rimasto e rimane nel mistero dell’Eucaristia”. E se ci sono cattolici che rifiutano la comunione con gli ortodossi e ortodossi che rifiutano la comunione con i cattolici, il Cristo cattolico non è diverso dal Cristo ortodosso, così come non è diverso il sacramento del Battesimo, poiché tutti i sacramenti nella Chiesa sono stati stabiliti direttamente da Cristo. Le dispute sono dunque umane, causate da egoismo e settarismo e lontane da ogni principio spirituale e cristiano, conclude il Patriarca di cilicia degli armeni, che auspica una via verso l’unità fra cristiani senza condizioni né restrizioni.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui