I vescovi spagnoli: al lavoro per il bene delle vittime di abusi
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Il dramma degli abusi, dopo la pubblicazione di un report che denunciava centinaia di casi nella Chiesa spagnola, è stato centrale nella visita ad limina di ieri della Conferenza episcopale della Spagna a Papa Francesco. Per oltre due ore i rappresentanti dell’episcopato iberico, guidati dal cardinale presidente, l’arcivescovo di Barcellona Juan José Omella, si sono riuniti con il Pontefice in quello che hanno descritto come “un dialogo di famiglia”, incentrato anche su temi come le migrazioni, il pericolo delle ideologie e delle polarizzazioni, l’evangelizzazione, il ruolo delle donne. Hanno incontrato poi la Congregazione per la Dottrina della Fede, con la quale hanno nuovamente discusso della questione abusi. A confermare la forte attenzione sul tema è stato lo stesso il cardinale Omella incontrando i giornalisti in una conferenza stampa al Pontificio Collegio spagnolo di Roma. A fianco a lui, il cardinale Antonio Cañizares Llovera di Valencia e l’arcivescovo Joan Planellas Barnosell di Tarragona.
Il report di El País
Lo scandalo abusi ha tenuto banco sui media spagnoli nei mesi scorsi, dopo la pubblicazione di un “informe” di 385 pagine del quotidiano El País che ha dichiarato di aver condotto un’indagine triennale sui crimini sessuali nella Chiesa cattolica in Spagna e di aver scoperto almeno 251 casi di abusi compiuti da consacrati e laici di istituzioni religiose, alcuni risalenti anche a 80 anni fa, con 1.200 vittime. Il caso più antico risalirebbe al 1943, il più recente è del 2018. Tutti sono inediti, tranne 13 casi pubblicati in precedenza, inclusi nel report dopo che sono emerse nuove accuse contro gli appartenenti al clero coinvolti.
I vescovi hanno evidenziato in un primo momento alcune lacune del rapporto, giudicandolo come insufficiente nella prospettiva di una seria indagine, dal momento che mancano in diversi casi i nomi degli imputati o l'indicazione degli anni in cui si sono verificati gli abusi. Alcune vicende si riferiscono inoltre a persone decedute. Il corrispondente di El País, Daniel Verdù, il 2 dicembre scorso, sul volo di andata del viaggio apostolico a Cipro, ha consegnato una copia del rapporto al Papa. La settimana successiva il dossier è stato inviato alla Congregazione per la Dottrina della Fede.
Dolore e vicinanza
Nella conferenza stampa di Roma la quasi totalità delle domande si è concentrata sul report e i cronisti hanno domandato perché solo 6 delle 31 diocesi indicate abbiano finora contattato El País per approfondire le vicende avvenute nelle loro parrocchie e istituti e mettersi in contatto con le vittime di abusi. Il cardinale Omella ha esordito affermando che “prima di tutto quando entra in gioco il tema degli abusi, tutti sentiamo un grande dolore” e che ad esso si unisce “il desiderio di vicinanza di tutti i vescovi” alle vittime. Vicinanza che, ha spiegato il cardinale, si concretizza nell’istituzione in ogni diocesi di commissioni indipendenti volte a “raccogliere le denunce per accompagnare le persone che si sentono ferite” e “impedire che queste cose si ripetano in futuro”.
Commissioni in ogni diocesi
Non sono in vista, ha spiegato il capo dei vescovi del Paese, piani per istituire un’unica commissione indipendente di indagine a livello nazionale sui casi di abusi presenti e passati, come avvenuto in Germania, nel vicino Portogallo e più recentemente in Francia con la Commissione Ciase. Per il porporato, gli altri Paesi fanno quello che reputano “più conveniente” mentre per la Spagna una gestione a livello locale potrebbe essere di maggiore aiuto alle vittime per venire incontro alle loro richieste e necessità, rispetto a una centralizzazione dell’azione a Madrid. “A livello di Conferenza episcopale, ha detto, c’è un servizio inteso a sostenere le diocesi più piccole che non hanno personale che possa aiutare” nell’indagine sulle accuse di abusi. “Sentivamo - ha soggiunto il cardinale Omella - che sarebbe stato un approccio più umano e più vicino a noi che ogni diocesi avesse il proprio ufficio” e la Santa Sede si è mostrata d’accordo. “Se ci sono delle difficoltà, le vedremo man mano”, ha assicurato il porporato, in ogni caso “ciò che conta è lavorare per il bene delle vittime e lavorare affinché tutto questo non si ripeta”.
Usare tutti i mezzi
“Dobbiamo usare tutti i mezzi”, ha affermato ancora il cardinale Omella, chiarendo anche che una copia del report di El País è stata spedita ad ogni diocesi così come agli ordini religiosi poiché diverse accuse “riguardavano scuole gestite da congregazioni religiose”. “Stanno rispondendo poco a poco, si è detto cinque-sei, ma penso che ce ne siano di più”. Alcune diocesi, ha aggiunto, hanno contattato El País “chiedendo informazioni perché non le hanno. Se c’è un’accusa contro un sacerdote, dovrebbero dirci chi è più o meno, e indagheremo”. Per il cardinale Cañizares la pubblicazione da parte del giornale di tali notizie senza tutte le informazioni pertinenti ha mostrato “una mancanza di prudenza”.
Collaborazione
Ciò non toglie che il giornale “ci ha reso un buon servizio”, ha detto il presidente dei vescovi spagnoli, ora “la priorità è riconoscere il dolore delle vittime, prendere contatti per aiutarle, ed essere proattivi nella ricerca di altri casi”. “La volontà – ha ribadito il cardinale Omella – è di fare chiarezza e porre fine a tutto questo. C’è il desiderio di farlo. Punto e basta”. E di farlo seguendo i protocolli della Santa Sede con la quale la Conferenza episcopale è costantemente “in contatto” e collaborando con i tribunali civili.
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