Burkina Faso. Miliziani attaccano seminario minore di san Kisito
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
Un crocifisso mutilato di braccia e gambe è il simbolo dell’ennesimo attacco anticristiano avvenuto nelle ultime ore in Burkina Faso. “Non vogliamo vedere croci”, avrebbero detto i miliziani armati che hanno fatto irruzione a bordo di motociclette nella notte tra il 10 e l’11 nel seminario minore di San Kisito a Bougui, nella diocesi sud orientale di Fada N’Gourma. A darne notizia è Aiuto alla Chiesa che Soffre secondo cui pur non avendo provocato la morte di nessuno, l’attentato avrebbe fatto molti danni materiali.
La struttura data alle fiamme
Circa trenta i jihadisti che intorno alle 20 hanno assaltato per un’ora la struttura di formazione religiosa supportata da Acs: due dormitori, un’aula ed un veicolo sono stati dati alle fiamme. Prima di lasciare il seminario gli assalitori hanno rubato un secondo veicolo, minacciando i seminaristi di morte se non abbandoneranno il seminario all’interno del quale vivono 146 giovani studenti e 7 formatori.
Paura tra la gente
Al momento i seminaristi hanno fatto ritorno alle loro case e resteranno in famiglia almeno per una settimana, in attesa di sviluppi. Tra la gente del villaggio è forte la paura e in molti stanno lasciando le loro abitazioni.
In aumento gli attacchi islamisti
ACS chiede preghiere per tutti i seminaristi, i formatori ed il popolo del Burkina Faso, Paese in cui si segnala negli ultimi anni un aumento degli attacchi da parte di Al Qaeda e del sedicente Stato Islamico. Dopo il colpo di stato del mese scorso che ha rovesciato il presidente Kaborè, il tenente colonnello Sandaogo Damiba, dichiarato presidente dal Consiglio costituzionale, ha sottolineato l’urgenza di ripristinare la sicurezza nel Paese. In seguito al golpe anche i vescovi locali hanno chiesto alle autorità di rispondere alle profonde aspirazioni e garantire sicurezza, giustizia e pace duratura.
Solo nel 2019 sono state attaccate numerose chiese ed il corpo di un sacerdote è stato ritrovato senza vita in una foresta. Nello stesso anno il vescovo di Ouahigouya, Justin Kientega, ha ricondotto la ragione di questi attacchi al tentativo degli islamisti radicali di "provocare un conflitto tra le religioni in un Paese in cui cristiani e musulmani hanno sempre convissuto pacificamente". Circa il 60% della popolazione è musulmana, il 23% cristiana, in maggioranza cattolica, il 15% è legata a culti locali.
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