"Ogni vita va custodita sempre", lo ricorda la Cei in vista della Giornata del Malato
Adriana Masotti - Città del Vaticano
La Giornata Mondiale del Malato, istituita 30 anni fa da san Giovanni Paolo II, vuol essere un’occasione per “sensibilizzare il Popolo di Dio e le molteplici istituzioni sanitarie cattoliche e la stessa società civile, alla necessità di assicurare la migliore assistenza agli infermi”. Lo ricorda il messaggio che la Conferenza episcopale italiana ha diffuso oggi in vista della ricorrenza del prossimo 11 febbraio. Con questo obiettivo, l'Ufficio Nazionale per la pastorale della salute della Cei ha promosso diverse iniziative a diversi livelli. Il passo dell'evangelista Luca "Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso", il tema di questa edizione.
La testimonianza delle "locande del buon samaritano"
Non è una coincidenza, si legge nel messaggio, il fatto che, per la Chiesa che è in Italia, la settimana che porterà alla celebrazione della Giornata del Malato si sia aperta con la 44ª Giornata Nazionale per la Vita sul tema “Custodire ogni vita”. Questa è infatti la prospettiva che arricchisce di significato “la risposta alla logica dello scarto”, perché, come ha ricordato Papa Francesco dopo la recita dell’Angelus di ieri, domenica 6 febbraio, “ogni vita va custodita, sempre!” Purtroppo, si osserva, oggi “la tentazione della cultura dello scarto si fa ancora più insidiosa e può creare il terreno favorevole all’introduzione di norme che scardinano i presidi giuridici a difesa della vita umana”. In questo contesto l’impegno della comunità cristiana diventa testimonianza concreta nelle numerose “locande del buon samaritano”, secondo la definizione di Francesco nel suo messaggio per questa Giornata, in cui i malati “possono essere accolti e curati”, in particolare coloro che rimangono ai margini dell’assistenza “per indigenza o per l’esclusione sociale o per le difficoltà di cura di alcune patologie”. Sono realtà preziose queste “locande”, si afferma nel messaggio, che vanno promosse sempre di più “perché parlano di quell’amore misericordioso che nella storia ha generato opere di Vangelo”.
L'attenzione ai malati terminali al di là della guarigione
Ad impegnarsi per assicurare a tutti le cure necessarie, sono chiamate in causa l’intera società, la cultura e la politica, sottolinea nel testo il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, tanto più che ancora oggi molte persone faticano a trovare le risposte di cui hanno bisogno e la pandemia ha accresciuto le difficoltà. Bassetti richiama quindi l’attenzione su quanti stanno vivendo lo stadio terminale di una grave patologia. “Siamo grati ai Centri di cure palliative presenti sul territorio – afferma - che svolgono un prezioso servizio nel prendersi cura dei malati più gravi fino al termine naturale della loro esistenza. Il numero di tali strutture è ancora insufficiente rispetto al bisogno; pertanto, auspico che ci sia la necessaria attenzione a quanti vivono situazioni di estrema fragilità oltre che un adeguato sostegno alle realtà che li accompagnano con dedizione”. Il messaggio si conclude citando a tal proposito le parole del Papa: “Anche quando non è possibile guarire, sempre è possibile curare, sempre è possibile consolare, sempre è possibile far sentire una vicinanza che mostra interesse alla persona prima che alla sua patologia”.
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