Cei: più accoglienza per i profughi ucraini con le Caritas locali
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
“Bisognerebbe arrivare a un disarmo totale e generale. In questo momento purtroppo non sta avvenendo e di fatto il mercato delle armi alimenta le guerre, come più volte sottolineato da Papa Francesco”: è quanto afferma Il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Stefano Russo, interpellato - a margine della conferenza stampa sui lavori del Consiglio permanente - sulla legittimità o meno di fornire armi agli ucraini nel conflitto con la Russia. “Bisognerebbe che tutte le nazioni prendessero questa decisione - aggiunge il presule - altrimenti ci troveremo sempre di fronte a queste crisi e al pericolo che queste crisi possano scoppiare”.
Presto una delegazione di vescovi tra i profughi e gli sfollati dell’Ucraina
Monsignor Russo informa che la Conferenza episcopale italiana invierà, nelle aree di confine con l’Ucraina, una delegazione di vescovi, per manifestare ai profughi e agli sfollati la vicinanza e la solidarietà della Chiesa italiana e riferisce che il Consiglio permanente, riunitosi a Roma dal 21 al 23 marzo, sotto la guida del cardinale presidente Gualtiero Bassetti, giunto al termine del suo mandato, si è soffermato, in particolare sulla guerra in Ucraina, che sta provocando morte e distruzione oltre ad alimentare tensioni e inquietudini a livello internazionale. Nel comunicato finale, i vescovi ribadiscono la disponibilità all’accoglienza dei profughi e invocano un iter veloce di riconoscimento della protezione temporanea. I presuli, riferisce il segretario generale della Cei, hanno espresso apprezzamento per l’azione instancabile di Papa Francesco a favore della pace, domani si uniranno a lui, con le rispettive comunità, per l’Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria della Russia e dell’Ucraina e prevedono un momento di preghiera per la pace durante le celebrazioni della Domenica delle Palme.
Già 400 ucraini accolti in 20 diocesi
Le diocesi italiane, intanto, si stanno attivando per una giornata di raccolta fondi da inviare alla Caritas, entro il 15 maggio, mentre monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, presidente della Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute e di Caritas Italiana, informa che sono già stati inviati aiuti per i profughi ucraini in Romania, Moldavia e Polonia. Sono stati anche organizzati due voli insieme ad Open Arms e 400 persone sono arrivate in 20 diocesi, mentre le 218 Caritas locali di tutta la Penisola stanno cercando di mettere a disposizione altri 6mila posti. Nel corso dei lavori, spiega il comunicato finale del Consiglio permanente, è stato auspicato un iter veloce di riconoscimento della protezione temporanea dei profughi ucraini, per permettere l’inserimento nel mondo del lavoro e l’autonomia, la partecipazione degli alunni alla vita scolastica, la tutela sanitaria, la mobilità nel territorio europeo. A tal proposito è stata rilevata l’esigenza di un unico modello convenzionale per tutti i rifugiati, evitando disparità di trattamento. Per l’accoglienza, ad ogni modo, la Caritas intende rafforzare il coinvolgimento delle singole comunità, evidenzia monsignor Redaelli, sottolineando l’attenzione da riservare ai minori, soprattutto quelli non accompagnati.
Attivi in 140 diocesi Centri di ascolto per i casi di abusi sessuali
A proposito del contrasto e della prevenzione degli abusi sui minori e le persone vulnerabili, nel comunicato si legge che in 140 diocesi, delle 226 della Penisola, sono stati attivati dei Centri di ascolto. I vescovi intendono comunque garantire una maggiore tutela dei minori, implementandone la rete e impiegando più persone nel sostegno alle vittime, nell’attività di prevenzione e nella formazione degli operatori. Circa la possibilità di dar vita a una commissione indipendente sui casi di abuso, sarà l’assemblea della Conferenza episcopale di maggio a decidere. In merito, invece, alla proposta di legge sul fine vita, i vescovi confermano la necessità di intraprendere un cammino educativo. “La Chiesa, da sempre prossima ai sofferenti e ai loro familiari anche nelle condizioni più fragili e critiche, auspica l’avvio di un dialogo costruttivo e fondato sulla dignità inviolabile della persona - precisa il comunicato finale del Consiglio permanente -. Un confronto autentico, scevro da polarizzazioni sterili, può infatti generare una responsabilità condivisa, incentrata sul rispetto del malato e su un accompagnamento ricco di compassione, che respinge con forza abbandono e soppressione anticipata, frutti della cultura dello scarto”.
Il cammino sinodale e la riforma sulle cause di nullità del matrimonio
All’ordine del giorno del Comitato permanente anche il cammino sinodale. I vescovi rilevano che "il metodo della conversazione spirituale, che consente di vivere un’esperienza di reale ascolto e condivisione, ad esempio, può diventare uno stile permanente della pastorale ordinaria”, “così come la valorizzazione delle competenze dei laici e la sinergia con i consacrati”. Nel corso dei lavori, sulla riforma del processo canonico per le cause di nullità del matrimonio, sono stati presentati due report: il primo sulla situazione delle strutture giudiziali dei Tribunali Ecclesiastici dopo la riforma del Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus, con una “mappatura” dei Tribunali in Italia (interdiocesani, metropolitani, diocesani); il secondo sulle strutture di indagine pregiudiziale e pastorale. La segreteria generale della Cei ha chiesto alle diverse diocesi in che modo si sta procedendo nei tribunali diocesani per l’attuazione del Motu Proprio e ha distribuito degli schemi su come organizzare l’attività giudiziale.
L’incontro di febbraio di “Mediterraneo frontiera di pace”
Infine, tracciando un bilancio della seconda edizione dell’iniziativa “Mediterraneo frontiera di pace”, svoltosi a Firenze dal 23 al 27 febbraio scorso, i vescovi hanno sottolineato la necessità di non disperdere impegni e propositi consolidati dall’incontro, continuando a sostenerne messaggio e intenti.
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