La Chiesa a Kharkiv: preghiera e opere di carità sotto i bombardamenti
Svitlana Dukhovych - Città del Vaticano
A Kharkhiv non si fermano i bombardamenti, ma nella cattedrale greco-cattolica di San Nicola ogni mattina alla Messa si continua a pregare per la pace. Dopo lo scoppio della guerra, questa basilica che è ancora in stato di costruzione è diventata uno dei punti di riferimento per tanti abitanti della città che soffrono la crisi umanitaria. “La nostra parrocchia raccoglie gli aiuti umanitari e li distribuisce a chi ne ha bisogno”, dice la giovane volontaria Maryna Holovchenko. Qui la gente riceve le medicine, prodotti alimentari, vestiti e prodotti per l’igiene.
I sacerdoti rimasti con i fedeli
È difficile sopravvivere in una città che viene bombardata ogni giorno. Tanti abitanti di Kharkhiv, che prima del conflitto era la seconda più popolosa (quasi 1,5 mln) dopo Kiev, sono partiti. Molti però sono rimasti, soprattutto le persone anziane, e ci sono ancora le famiglie giovani. Monsignor Vasyl Tuchapets, esarca di Kharkiv della Chiesa greco-cattolica ucraina, dice che quasi tutti i sacerdoti dell’esarcato sono rimasti con i loro fedeli. Alcuni di loro hanno portato via le loro famiglie e poi sono ritornati a servire le loro comunità.
Aiuti e beneficenza
Grazie agli aiuti che arrivano dalle Caritas dell’ovest dell’Ucraina e dalle altre organizzazioni, la Chiesa riesce a soddisfare i bisogni basilari di tante persone. L’esarca ringrazia i benefattori e chiede di continuare ad aiutare la gente che soffre. Nei tempi più bui per l’Ucraina, il vescovo esorta a sperare non solo nelle proprie forze e capacità umane, ma prima di tutto a rivolgersi al Signore: “Preghiamo che il Signore doni la pace alla nostra patria Ucraina”.
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