Ucraina: sotto i bombardamenti russi gli aiuti dei volontari e della Chiesa
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Permane a Kiev il clima di paura. Il Seminario maggiore greco-cattolico ha dovuto chiudere i battenti e gli studenti in gran parte sono rientrati nelle loro città. Alcuni, invece, sono stati ospitati in vari monasteri o da amici. Seguono lezioni on line ogni giorno, offrono il loro aiuto ai rifugiati nei luoghi in cui si trovano, si impegnano nel volontariato e diffondono messaggi di speranza sui social, perché non prevalga la violenza. Padre Roman Ostrovskyy, vice rettore, che si è traferito a Drohobyč, ci spiega come tutto è cambiato in Ucraina da quando sono cominciati i bombardamenti russi. I primi giorni sono stati i più difficili, poiché non si riusciva a capire cosa stesse accadendo, mentre adesso sono stati organizzati tanti aiuti per i profughi. Le scuole e le università sono state riorganizzate per gli sfollati e per quanti non hanno più casa e cibo.
La solidarietà dei volontari e il sostegno dei sacerdoti
Tante le persone che stanno cercando di lasciare il Paese, ma che trovano il sostegno dei volontari che forniscono loro viveri e beni di prima necessità. Sono stati anche organizzati villaggi al confine con altre nazioni. Ma ciò che colpisce, afferma padre Roman, è la solidarietà della gente. Nella capitale si temono i bombardamenti e la situazione è molto dura a Kharkiv e a Mykolaiv. “L’artiglieria russa spara, distrugge le città – racconta padre Roman – non consente che si creino corridoi umanitari e colpisce i civili che vorrebbero fuggire”. I sacerdoti sono vicini alla gente prima di tutto con la preghiera, soprattutto per i soldati e per i medici che cercano di salvare più vite possibili. Tanti sono i fedeli che si recano a Messa per pregare, che chiedono di confessarsi e che cercano di aiutare come possono. “Noi parliamo con loro, cerchiamo di sostenerli – prosegue padre Roman – di dare un po’ di speranza, di tranquillizzare, perché c’è tanta, tanta tristezza. La gente non sa cosa pensare, proprio perdono la speranza, non vedono il domani e non sanno se rimanere o andare in via dall’Ucraina. C’è la necessità - conclude - di avere supporto da parte della Chiesa e dei sacerdoti”
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