Da Roma la solidarietà di tutta l’Italia verso l’Ucraina
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Non si ferma la macchina della solidarietà per l’Ucraina. Nel Paese sono già arrivati tanti aiuti da diverse nazioni. Da Roma, dalla Basilica di Santa Sofia, la Chiesa nazionale degli ucraini, sono già partiti 16 camion, carichi di beni di prima necessità, per le aree più colpite dalla guerra. Destinazioni sono Leopoli, Ternopil, Ivano-Frankivs'k, Černivci, Khmelnitsky. Il rettore, don Marco Semehen, ci spiega che la raccolta di cibo, prodotti per l’igiene personale e farmaci, prosegue e che c’è una bella risposta da parte della gente, di associazioni e di svariate realtà italiane che continuano a donare. In collaborazione con Caritas Ucraina ed altri enti locali, tutto ciò che viene donato viene distribuito, con svariati mezzi e in questi giorni si stanno caricando altri 3 camion.
La generosità degli italiani
Don Marco ci racconta che ad offrire aiuto, sono ditte di trasportatori italiane e ucraine - spesso gratuitamente o con la richiesta di un contributo per il carburante - singoli individui, Caritas, realtà parrocchiali e associative, farmacisti, imprenditori, aziende di agricoltori e tante altre realtà da tutta Italia. “L’elenco è molto, ma molto lungo – dice il rettore di Santa Sofia – e noi siamo assai grati”. In Ucraina vengono spediti, soprattutto, medicinali, scatolame, latte in polvere, cibo che può essere consumato senza la necessità di cucinarlo, prodotti per bambini e per adulti e vestiario, di cui però, al momento non c’è molta richiesta. Ma servono anche donazioni in denaro per acquisti specifici, come quelli degli ospedali.
Il dolore della comunità ucraina
Sulla situazione in Ucraina, don Marco, facendosi portavoce della comunità che vive a nella capitale, esprime preoccupazione. “Non ci sentiamo da soli - afferma - abbiamo visto tanta solidarietà sul piano degli aiuti umanitari, però siamo molto preoccupati per la guerra, per i nostri familiari. C’è grande dolore per quelli che sono morti - prosegue - per i ragazzi che hanno offerto la loro vita per difendere l’indipendenza del Paese. Stiamo pregando molto e chiediamo preghiere”. A Roma la Basilica di Santa Sofia è un punto di riferimento per gli ucraini e per gli sfollati, anche se è lo Stato italiano ad occuparsi dell’accoglienza. Ma nella chiesa greco-cattolica vengono fornite informazioni sui primi passi da fare, su come ricevere le vaccinazioni anti-Covid, sull’ospitalità che alcune persone offrono nelle loro abitazioni, e poi ci sono i volontari che, instancabilmente, smistano quanto viene donato e preparano i pacchi per le spedizioni.
L’appello: pregare per la pace
E se gli aiuti non mancano, il rettore di Santa Sofia ha comunque un appello da lanciare: “Pregare, pregare il Signore, che è il Signore della storia dell'umanità, perché si trovi un modo per fermare la guerra”. “Chiedo anche ai politici di fare il possibile perché si ristabilisca la pace”. E infine chiede che si continui a donare, ciascuno quel che può, anche denaro, particolarmente necessario per sostenere le grandi spese per assicurare i servizi essenziali.
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