Una Messa per gli "scomparsi” nel conflitto nordirlandese
Anna Poce – Città del Vaticano
Monsignor Eamon Martin, arcivescovo di Armagh, nella Domenica delle Palme, ha celebrato la Messa annuale per gli “scomparsi” - le persone che si ritiene siano state rapite, assassinate e sepolte segretamente nell'Irlanda del Nord, durante i così detti “The Troubles” -, nella cattedrale di San Patrizio, ricordando l’ingiusta condanna subita da Gesù e il suo processo farsa. Il presule ha sottolineato come anche oggi tristemente la scena si ripeta, il riferimento è a coloro che sono “soggetti a ingiusta detenzione, campagne diffamatorie e aggressioni semplicemente per aver parlato, o per essere coinvolti in proteste pacifiche; coloro che sono considerati una minaccia da governi potenti o dittatori; coloro che cercano solo di denunciare la corruzione, esercitare i loro diritti o proteggere le loro libertà e che affrontano accuse inventate, false incarcerazioni, torture o addirittura la morte”.
Il dramma dei “Troubles”
Durante la celebrazione eucaristica, il Primate di tutta l’Irlanda ha ricordato “il dolore vissuto per processi ingiusti, condanne segrete, esecuzioni sommarie e verità nascoste”. “Finora - ha precisato - ci sono stati 19 casi noti di individui rapiti, uccisi e sepolti segretamente durante i Troubles, ma è probabile che ce ne siano altri”, le cui famiglie si trovano ad affrontare “l’ulteriore agonia di non sapere dove i loro cari sono sepolti e perché e come sono stati presi”. Un’agonia che viviamo anche in questi ultimi giorni, come mostrano le scene scioccanti provenienti dall’Ucraina. Immagini – ha spiegato il presule - che “ci fanno capire quanto crudele possa essere il nostro mondo quando il conflitto, l'omicidio, la vendetta e il terrore corrompono l'anima e dimenticano l'amore”. Monsignor Martin ha tuttavia sottolineato come questo incontro annuale tra famiglie e amici di persone scomparse, che non si sono mai conosciuti prima, con culture e background diversi, ma “tutti uniti dalla compassione e dalla comune esperienza di perdita, domande senza risposta e dolore irrisolto”, faccia emergere anche tanta empatia e solidarietà. Una solidarietà tale che non permette alla speranza di morire e al male di avere l’ultima parola.
Appello per chiedere a chi sa di parlare
Consapevole di quanto sia importante che chiunque sia a conoscenza di ciò che è successo agli scomparsi si faccia avanti, il presule ha concluso la sua omelia con un appello “alla coscienza di chi possa aiutare con i casi di Lisa Dorrian, Joe Lynskey (che ancora non è stato trovato dopo 50 anni), Seamus Maguire, Columba McVeigh e Robert Nairac”, per fare in modo che l'attesa straziante delle loro famiglie “possa essere accorciata e perchè coloro che rimangono nascosti possano finalmente avere una sepoltura cristiana”.
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