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Povertà a Roma. Caritas: far prevalere la speranza sulla solitudine

Il quinto rapporto della Caritas diocesana sulla povertà a Roma si intitola “False ripartenze?” e rivela una situazione ancora aggravata dalla pandemia, ma individua anche un approccio per far vincere la speranza. Alla presentazione il cardinale vicario Angelo De Donatis

Roberta Barbi – Città del Vaticano

È la fotografia di una città in bilico tra il rischio di non risollevarsi dalle profonde ferite economiche e sociali inferte da due anni di pandemia e la volontà di cogliere gli spiragli offerti da opportunità quali il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il Giubileo 2025 e la possibilità che a Roma Capitale venga assegnato l’Expo 2030, il nuovo rapporto Caritas sulla povertà a Roma presentato oggi. Si tratta di occasioni buone per fare leva sulla speranza come sentimento che si radica su percezioni positive, ottimismo e senso di fiducia, capace di sconfiggere il senso di insicurezza, la precarietà e soprattutto la solitudine che, invece, risultano dilaganti. “Certamente sono opportunità, ma non si tratta solo di costruire opere, si tratta anche di costruire un sistema di relazioni anzitutto tra persone e poi anche nei rapporti tra le persone e le istituzioni pubbliche, che è molto importante”, dichiara, infatti, Giustino Trincia, direttore della Caritas di Roma intervistato da Alessandro Guarasci.

Ascolta l'intervista a Giustino Trincia:

False ripartenze?

Il punto interrogativo del titolo purtroppo è d’obbligo, stando ai dati raccolti da Caritas nel periodo di 18 mesi che va dal gennaio 2020 al giugno 2021 e che, nell’ambito del cammino pastorale e del percorso sinodale in cui è impegnata la diocesi, individua quattro ambiti di impegno: lavoro, abitare, solitudini ed ecologia integrale. Purtroppo permane un senso di smarrimento nei confronti di un’esperienza, come quella della pandemia, che non è ancora alle spalle e che ha cambiato qualcosa di molto profondo non solo nella situazione economica, ma anche nel vissuto e nelle relazioni tra persone, che probabilmente potrà essere analizzato solo quando il tempo vi avrà inserito il giusto distacco e quando i dati statistici saranno più completi. “Si sono accentuati i problemi che esistevano già da molto tempo – afferma Trincia – certamente dal punto di vista delle persone in difficoltà non c’è stato alcun miglioramento. Poi c’è l’aumento di aspetti come quello della solitudine su cui si dovrebbe riflettere molto”.

La povertà materiale e lavorativa

Nel corso del 2020 in Italia si sono raggiunti i livelli di povertà assoluta più elevati degli ultimi 15 anni: un dato che lascia poco spazio alle interpretazioni. Le fasce a reddito più basso sono quelle più giovani (fino a 29 anni) che in genere guadagnano un terzo rispetto a quelle più alte (60-74 anni). Altri elementi di “svantaggio” risultano certamente la nazionalità, il genere, il grado di istruzione e la presenza dei figli: a questo proposito si registra da un lato un aumento del 32% di famiglie monoreddito e una grande differenza tra i Municipi, con il V e il VI che si confermano i più “poveri”, cioè quelli con i redditi più bassi. Una situazione coerente con il dato nazionale che vede il 13% di minori in povertà assoluta, ai quali cioè, non è assicurato il soddisfacimento dei bisogni primari. “Se hai figli minori hai condizioni meno favorevoli dal punto di vista reddituale – prosegue Trincia – nei nostri centri d’ascolto diocesani e parrocchiali, nel periodo considerato, abbiamo assistito poco meno di 30mila persone. Di questi le persone contattate per la prima volta, i ‘nuovi’, sono oltre undicimila”. Anche la flessione occupazionale è sensibile ed è influenzata dal genere: sono più le donne degli uomini ad aver perso il posto e in aumento è il cosiddetto “lavoro povero”, cioè la presenza di contratti a termine a più di cinque anni dall’assunzione.

Salute e benessere da non sottovalutare

Interessanti sono anche i dati sulla salute: ad emergere con forza è il tema della solitudine di cui soffrono soprattutto gli anziani. Si calcola che nelle aree metropolitane il fenomeno sia più accentuato, con il 54% delle donne over 75 che vive sola contro il 27% degli uomini nella medesima condizione. Meno della metà delle persone, inoltre, si dichiara soddisfatta della propria vita, analizzata da diversi punti di vista: questo a Roma può aver inciso sull’aumento delle famiglie mononucleari a discapito di quelle tradizionali. Caritas rileva, inoltre, che mentre nelle sue mense sono stati distribuiti oltre 550mila pasti, nei suoi centri di accoglienza sono state ospitate più di duemila persone, mentre ai suoi 184 centri d’ascolto sparsi sul territorio si sono rivolte circa cinquemila persone. “Ciò dimostra quanto sia acuta la domanda di ascolto ancora prima che di aiuto – spiega il direttore della Caritas diocesana – cioè l’esigenza di avere qualcuno che prima di tutto ti incontri, ti ascolti, capisca in che modo da un lato esserti vicino e dall’altro come poterti aiutare materialmente”.

Un approccio meno assistenziale e più promozionale

Grazie al Pnrr nel Lazio arriveranno circa 8.2 miliardi di euro, oltre la metà destinati a Roma e provincia: la vera sfida sarà, ora, riuscire a spendere bene i soldi tenendo presente che rispondere alle esigenze dei poveri e degli scartati coincide con l’interesse generale e con il bene di tutti, sia da un punto di vista economico che sociale. “Una svolta sarebbe passare da politiche pubbliche per i poveri a politiche pubbliche e sociali con i poveri – conclude Trincia – facendo leva sulle risorse che loro hanno, sulle loro capacità e potenzialità, perché un Pnrr basato solo sulle opere non può certamente dare quelle risposte di cui tutti, invece, abbiamo bisogno”.  

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01 aprile 2022, 12:09