Welfare, solidarietà e responsabilità
Matteo Corti*
Il Welfare State nasce come risposta tipicamente europea ai drammatici cambiamenti sociali originati dalla Rivoluzione industriale. Lo “Stato del benessere”, la cui edificazione ha subito una brusca accelerazione nella seconda metà del XX secolo, si prende cura dei bisogni basilari dei propri cittadini negli snodi essenziali dell’esistenza (malattia, disoccupazione, vecchiaia, maternità, genitorialità), e li tutela altresì nella loro attività lavorativa, affinché possano godere pienamente del frutto delle loro fatiche. Si tratta di un modello sviluppato prevalentemente dagli Stati europei, che, con la cosidetta Carta di Nizza e il più recente Pilastro europeo dei diritti sociali, è condiviso e supportato attivamente dalla stessa Unione europea. Peraltro, la sua vocazione universalistica è molto forte, cosicché la sua vis expansiva ha varcato da tempo i confini del nostro continente.
Il contributo offerto dalla dottrina sociale della Chiesa alla diffusione e al consolidamento del Welfare State è stato importantissimo, fin dalle sue origini. Già nella Rerum Novarum si trovano le prime parole in favore non soltanto della costruzione del diritto del lavoro, ma anche della previdenza e dell’assistenza sociale: e il favore della Chiesa per uno stato sociale, che non cada nella trappola dell’assistenzialismo, è radicato nella Mater et Magistra, nella Pacem in terris e nella Centesimus Annus.
Ma è con il magistero sociale di Papa Francesco che il Welfare State assurge a vero e proprio diritto universale, nell’enciclica Fratelli tutti. Secondo l’attuale Pontefice, «una società umana e fraterna è in grado di adoperarsi per assicurare in modo efficiente e stabile che tutti siano accompagnati nel percorso della vita, non solo per provvedere ai bisogni primari, ma perché possano dare il meglio di sé». Il modello di stato sociale proposto dalla dottrina sociale della Chiesa può essere sintetizzato in questo modo: un sistema di sicurezza sociale fraterno, basato sui principi della solidarietà, della sussidiarietà e della responsabilità. Questo paradigma, imperniato su di una forte etica del lavoro, è totalmente agli antipodi con le proposte di reddito universale incondizionato, che si pongono l’obiettivo di liberare l’uomo dal lavoro. Come chiosa Papa Francesco nella Laudato si’, “aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per far fronte a delle emergenze. Il vero obiettivo dovrebbe essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro”.
*Docente di Diritto del lavoro presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore
Potete ascoltare qui la serie di podcast sulla Dottrina sociale della Chiesa. La puntata è di Matteo Corti, curatore della voce “Welfare" del Dizionario di Dottrina sociale.
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