Caritas Spes Ucraina: “A Dnipro e Vinnycja in migliaia senza aiuti umanitari”
Federico Piana- Rho (Milano)
Il grido di dolore per gli orrori della guerra, per la gente che muore e per le difficoltà di soccorrere chi è sotto le bombe, è racchiuso in una frase, lancinante, che padre Vyacheslav Grynevych, segretario generale di Caritas Spes Ucraina, pronuncia in una pausa dei lavori del 42° convegno delle Caritas diocesane italiane: ”Le persone che stanno aspettando il nostro sostegno - dice- sono aumentate sempre di più e noi, da soli, non ce la facciamo ad aiutare tutti. Ma il nostro ruolo rimane quello di tentare di ricostruire l’amore e la carità”. Un’opera senza la quale, assicura padre Grynevych, il popolo ucraino soffrirebbe ancora di più.
Quali sono i numeri attuali delle persone che hanno bisogno di essere sostenute dalla vostra azione?
Nella città di Dnipro, almeno in 5000 stanno aspettando un aiuto umanitario, mentre in quella di Vinnycja sono più di 1500. Ma ci sono anche altre zone del Paese che avrebbero bisogno di essere aiutate. La nostra Caritas, nella parte occupata dai russi al confine con la Bielorussia, sta ricostruendo, con difficoltà, le case della gente.
Avete realizzato un piano d’intervento?
Sì, lo avevamo progettato poco prima che scoppiasse la guerra: prevedeva soprattutto l’evacuazione del Donbass. Ma da quando è iniziato il conflitto, con bombardamenti imprevedibili e su vasta scala, la situazione si è fatta davvero incerta, perché non vengono colpiti solo obiettivi militari ma anche quelli civili. Aiutare in questo modo diventa sempre più difficile, anche se ci siamo dotati di un hub logistico situato in Polonia che ci dà una grande mano.
Il vostro aiuto alla popolazione è anche di tipo psicologico?
Non ci sono dubbi. Con il nostro progetto abbiamo provveduto a realizzare, in quaranta località diverse dell’Ucraina, vari punti di sostegno morale e psicologico che molto spesso si trovano accanto alle nostre parrocchie. Gli esperti che lavorano in questi centri, prendono in cura anche i preti, la cui psiche è messa davvero a dura prova. In prospettiva, vorremmo creare delle piccole equipe mobili che possano raggiungere anche i luoghi più piccoli e isolati. A Zhitomir e Kiev partirà tra poco un gruppo pilota dedicato, in un primo tempo, proprio ai sacerdoti.
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