Gran Bretagna – Rwanda, per i vescovi una deportazione forzata
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Sta generando un’ondata di critiche e polemiche la decisione del governo britannico di trasferire in Rwanda i migranti giunti illegalmente nel Regno Unito dalla Francia, attraverso il Canale della Manica, e in attesa di risposta alle domande di richiesta di asilo. Una nota della Conferenza episcopale di Gran Bretagna e Galles riferisce che il piano di “deportare con la forza” chi cerca rifugio “è vergognosamente esemplificativo di ciò che Papa Francesco ha definito ‘la perdita di quel senso di responsabilità per i nostri fratelli e sorelle su cui si basa ogni società civile’”.
Per i vescovi il piano non è “una risposta umanitaria per combattere il traffico e la tratta di esseri umani” ma un modo per aggravare le sofferenze di chi già vive nel dolore. “Il crimine - affermano - si sconfigge affrontando gli autori, non punendo le vittime. Questo piano aumenterà le difficoltà di coloro che sperano in un nuovo inizio e non affronta i problemi che spingono le persone a fuggire dalle loro case”.
Non merce per il profitto
Pur riconoscendo la complessità della questione migratoria, i presuli affermano che questa non si risolve delegando la responsabilità ad altri. “Il nostro punto di partenza - aggiungono - dovrebbe essere la dignità innata di ogni persona, creata a immagine e somiglianza di Dio. La nostra fede cristiana ci impone di rispondere generosamente ai richiedenti asilo, la cui dignità deve essere protetta e sostenuta”. “I richiedenti asilo non sono merce per il profitto, né problemi da respingere e deportare”, la strada da perseguire è quella indicata dal Papa in 4 verbi: "accogliere, proteggere, promuovere e integrare".
Una mossa immorale
Intanto il volo per il rimpatrio dovrebbe scattare in serata: i giudici hanno respinto le istanze promosse da diverse organizzazioni umanitarie. Stamani sul Times of London, è stata pubblicata una lettera a firma tra gli altri dall'arcivescovo di Canterbury Justin Welby, in cui il piano del governo viene visto come il frutto di una "politica immorale che fa vergognare la Gran Bretagna". "La vergogna è nostra perché la nostra eredità cristiana dovrebbe ispirarci – si legge - a trattare i richiedenti asilo con compassione, equità e giustizia, come abbiamo fatto per secoli". Da parte sua il governo britannico respinge le accuse sostenendo che il progetto intende scoraggiare il traffico di esseri umani da parte della criminalità.
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