Report 2022 di Open Doors: nel mondo oltre 360 milioni i cristiani perseguitati
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Sono 76 i Paesi in cui i cristiani affrontano livelli di persecuzione alti. Lo rivela Porte Aperte- Open Doors che, in vista della Giornata Mondiale del Rifugiato dell’Onu, il 20 giugno, e in concomitanza con le ultime cifre diffuse dall’UNHCR circa il numero di sfollati nel mondo (100 milioni), pubblica “Chiesa Profuga: Report 2022 su sfollati interni e rifugiati”. La onlus da oltre 60 anni impegnata nella ricerca sul campo di cause e soluzioni alla persecuzione, offre supporto materiale, aiuti di emergenza, informazioni e assistenza ai cristiani perseguitati a causa della loro fede e cura anche una World Watch List. Da essa emerge che nei primi 58 Paesi i cristiani dichiarano di essere stati forzatamente sfollati dalle proprie case quasi esclusivamente a causa della propria identità religiosa, mentre circa la metà degli sfollati interni proviene da 5 Paesi (46%) dove più si perseguitano i cristiani, e oltre i 2/3 dei rifugiati (68%) arrivano da 5 Paesi in cui si sperimenta un livello alto di discriminazione e persecuzione. Concentrandosi sulle prime 50 Nazioni dove più si perseguitano i cristiani, la World Watch List 2022, dall’1 ottobre 2020 al 30 settembre 2021, registra oltre 360 milioni di cristiani che sperimentano alti livelli di persecuzione e discriminazione a motivo della loro fede, e 312 milioni che affrontano un livello di persecuzione molto alto o estremo.
I numeri
Porte Aperte riferisce, che nel lasso di tempo preso in esame dal Rapporto, i cristiani uccisi sono 5.898, in aumento del 4% rispetto al report 2021 che ne contava 4.761. Le chiese e gli edifici connessi attaccati o chiusi sono 5.110, il 14% in più; i cristiani arrestati senza processo e incarcerati 6.175, (+69%). Il dato più allarmante è quello dei cristiani rapiti: 3.829, il 124% in più rispetto ai 1.710 del precedente report. Il rapporto del 2022 evidenzia inoltre che lo sfollamento dei cristiani dalle loro case e comunità è frutto anche di una strategia deliberata di persecuzione religiosa, volta a cancellare la presenza della cristianità da una determinata comunità o da un certo Paese. In alcuni casi si tratta di una strategia dichiarata e pubblica, in altri è invece segreta e informale. Altro elemento che il report rileva è che la persecuzione religiosa non si ferma necessariamente alle frontiere.I cristiani costretti a spostarsi possono subire persecuzione religiosa in qualsiasi fase del loro viaggio. Porte Aperte sottolinea, inoltre, che lo sfollamento allontana gli individui e le famiglie dalle reti sociali e comunitarie e questo minaccia la resilienza dei cristiani e il loro senso di identità. Oltre a perdere le proprie abitazioni, i cristiani sfollati perdono anche le reti pratiche di sostegno sociale o finanziario e di protezione e devono poi affrontare continue e nuove sfide, in primo luogo violenza psicologica e insicurezza fisica, che scaturiscono da pressioni di gruppi religiosi violenti. Ma ci sono anche da considerare, in chi si converte al cristianesimo, i traumi dovuti alla violenza e al rigetto da parte della famiglia.
Gli sfollati cristiani nel mondo
Nell’Africa subsahariana i principali Paesi che generano rifugiati e sfollati interni cristiani sono Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea e Nigeria dove, in particolare, sono attivi gruppi estremisti islamici che prendono di mira anche proprietà, bestiame e terreni. Nel Medio Oriente e nel Nord Africa, i cristiani che lasciano il proprio Paese per ragioni prevalentemente legate alla fede sono spesso di origine musulmana. Per loro, la minaccia principale può essere costituita dai familiari. Le Nazioni con più sfollati sono Iran e Siria, teatri di conflitti prolungati che, nell'ultimo decennio, hanno provocato conseguenze particolarmente gravi per le comunità cristiane minoritarie, costringendole ad allontanarsi in massa. Un caso a sé è l’Iraq, dove sono rimasti soltanto 166mila cristiani autoctoni. Prima che Saddam Hussein salisse al potere, il Paese contava oltre un milione di cristiani, ma il numero si è ridotto durante il suo governo e un aumento della persecuzione è stato registrato a partire dal 2003. Dopo l’invasione che ha rovesciato Hussein, le pressioni sono arrivate al culmine nel 2014, quando lo Stato Islamico di Iraq e Siria (ISIS) ha dichiarato che i cristiani avrebbero dovuto lasciare il Paese, convertirsi all’islam o pagare una tassa. In Asia si contano più rifugiati e sfollati interni cristiani in Afghanistan, Myanmar e Pakistan. Le principali fonti di pressione che portano gli individui ad abbandonare le proprie case sono famiglia e comunità locale. Forti, inoltre, le pressioni su chi si converte al cristianesimo da un’altra religione, soprattutto in Pakistan, dove le minoranze religiose vivono sotto l’ombra di leggi contro l’apostasia e la blasfemia. Convertirsi al cristianesimo è considerato inaccettabile e una minaccia all’onore della famiglia e per evitare percosse, matrimoni forzati e delitti d’onore, molti di coloro che si convertono fuggono o si rifugiano in luoghi dove non vengono riconosciuti. In America Latina, i cristiani sono primariamente colpiti da insicurezza e criminalità, e mentre i ragazzi scelgono di lasciare i luoghi di origine temendo di essere reclutati da bande criminali o incastrati in cicli di violenza, donne e ragazze rischiano di essere prese di mira come oggetti di violenza sessuale. Originano più sfollati Colombia e Messico. In Paesi autoritari come Cuba, Nicaragua e Venezuela, poi, responsabili della Chiesa e cristiani più attivi si trovano anche ad affrontare persecuzioni da parte di funzionari governativi, in particolare se hanno avuto una presenza pubblica significativa o partecipato a proteste contro il governo.
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