Ucraina, il seme della speranza nei luoghi degli eccidi
Stefano Leszczynski – Città del Vaticano
I nomi dei sobborghi a nord di Kiev resteranno il simbolo dell’insensato orrore di questa guerra. Sono Bucha, Irpin, Vorzel, Borodyanka, luoghi che nessuno in Europa dimenticherà mai e dove la terra è intrisa di sangue innocente. Dopo la ritirata delle forze armate russe ai primi d’aprile, sembrava che qui la vita non sarebbe tornata e che i nomi di questi villaggi sarebbero rimasti solo nei libri di storia. Invece, come racconta a Vatican News – Radio Vaticana, padre Ruslan Mykhalkiv, rettore del Seminario romano-cattolico di Vorzel, lentamente le persone hanno iniziato a fare ritorno con l’intenzione di andare avanti, di ricostruire nonostante le difficoltà. Resta però una paura strisciante, la paura di una nuova offensiva russa come accaduto per Kharkiv.
I segni dell’azione di Dio
Padre Ruslan racconta dei tanti evidenti segni di speranza, perché è nei momenti di difficoltà che si impara ad apprezzare di più ciò che di buono accade. Ci sono persone, a Vorzel, che si sono riavvicinate alla fede, segno dell'azione di Dio. Ed è anche cresciuto nelle persone il desiderio di essere d’aiuto e di sostegno al prossimo, magari anche solo nel dire una buona parola.
Un altare per la pace
Nel Seminario di Vorzel aveva destato scalpore il ritrovamento di una statua della Madonna decapitata dalla scheggia di una bomba caduta nel cortile, ma per il resto rimasta intatta. Le immagini dell’effigie mariana deturpata dall’esplosione avevano fatto il giro del mondo e la sua storia, per il suo valore simbolico, era stata raccontata da tutti i media internazionali. “Il presidente polacco, Andrzej Duda, – racconta il rettore Mykhalkiv – venuto a conoscenza di quanto accaduto, ci ha personalmente fatto dono di una copia della statua danneggiata. È stato un regalo inatteso! Adesso vorremmo restaurare anche la statua danneggiata e dedicarle un altare per la pace. Resterà per sempre un simbolo e un monito per quello che è il significato della guerra”.
La solidarietà del mondo
In questi ultimi due mesi, oltre al dono del presidente della Polonia, ci sono stati molti segnali di vicinanza, così come anche tante visite di giornalisti internazionali e gli ucraini hanno veramente potuto sentire che ciò che accade non riguarda solo loro, ma è qualcosa di più ampio, che tocca tutto il mondo. Senza dimenticare la vicinanza della Chiesa universale, testimoniata dalle visite del cardinal Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa e inviato speciale in Ucraina e del Segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher. “È stato – conclude padre Mykhalkiv – un segno di vicinanza molto forte da parte della Santa Sede in un momento di grande sofferenza”.
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