Africa, l’impegno dei vescovi per rispondere “al grido della terra”
Alessandro De Carolis - Città del Vaticano
Siccità, inondazioni, cicloni e altri disastri. L’Africa non fa eccezione all’ondata di conseguenze che i mutamenti del clima registrano ormai a tutte le latitudini. Constatare e reagire è quanto hanno deciso di fare i vescovi dell’Amecea, l’Associazione che riunisce gli episcopati della parte orientale del continente (Etiopia, Eritrea, Kenya, Malawi, Tanzania, Uganda, Sudan e Sudan del Sud, Zambia, i membri affiliati Gibuti e Somalia). L’impegno è scaturito dal termine della plenaria che i delegati delle Conferenze episcopali aderenti hanno vissuto tra l’8 e il 18 luglio scorsi in Tanzania. Un incontro - cui ha preso parte anche il prefetto del Dicastero per la Comunicazione Paolo Ruffini - suggellato da un’articolata presa di coscienza messa nero su bianco in otto punti.
Tagle: senza sviluppo integrale la fraternità soffre
Ad aprirla, la citazione del cardinale Luis Antonio Tagle, tra gli invitati a prendere la parola, che ha riaffermato che "la mancanza di cura per gli altri coesiste con comportamenti e pratiche che danneggiano il creato" e che "quando manca la cura integrale del creato “ e "quando manca lo sviluppo umano integrale, la fraternità soffre". È questo in sostanza il cuore dell’enciclica Laudato si’, che ha costituito la spina dorsale dell’incontro. Negli otto punti, i presuli dell’Amecea dichiarano di riconoscer “l'esistenza di una crisi ecologica che, in larga misura, è il risultato del comportamento umano” e i cui fenomeni estremi di distruzione dell’ambiente “rappresentano una crescente minaccia per lo sviluppo socio-economico” dei Paesi dell’area e per la “sussistenza delle popolazioni” che la abitano.
Buone pratiche contro l'incuria
Foreste che si esauriscono per un disboscamento non bilanciato da un’adeguata ripiantumazione, scarsa regolamentazione dell’attività mineraria, un generale degrado dovuto all’incuria e allo sfruttamento sono messi in rilievo come situazioni da cui partire per lavorare al ripristino della “giustizia economica” e dell'“equità”, cominciando a promuovere fonti alternative di energia, solare, eolica e di altro genere. I vescovi dell’Amecea rilanciano la volontà di collaborare con tutti gli organismi istituzionali, le ong, le comunità di altre fedi in tutte le iniziative che mirano a proteggere l'ambiente e di attuare una intensa “campagna di sensibilizzazione” a livello di comunità di base per aumentare la consapevolezza e migliorare la comunicazione con la gente” su queste tematiche - un tema sul quale il prefetto Ruffini era intervenuto affermando che una buona comunicazione può favorire il consolidarsi di una "cittadinanza ecologica". Questa consapevolezza, si legge nella nota, deve partire dai gradi basilari dell’istruzione in grado poi di arrivare a formare giovani “ambasciatori di buone pratiche ecologiche”.
Al fianco di chi è vittima dei disastri ambientali
La nota si conclude con un messaggio di solidarietà alle persone dell’area colpite dagli “effetti negativi del cambiamento climatico, come le inondazioni”. Non siete soli, assicurano i vescovi, “nella preghiera e con spirito di solidarietà siamo al vostro fianco nelle vostre battaglie”. E un altro pensiero è per le comunità coinvolte da “conflitti e guerre civili” come Etiopia, Eritrea, Sudan e Sud Sudan, comprese le guerre “in altre parti dell'Africa e del mondo” e perché quelle in programma in Kenya il 9 agosto prossimo siano “elezioni libere, eque, credibili e pacifiche”.
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