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Il prossimo 4 settembre, i cileni sono chiamati ad approvare o rifiutare la nuova proposta costituzionale Il prossimo 4 settembre, i cileni sono chiamati ad approvare o rifiutare la nuova proposta costituzionale 

Cile, plebiscito. I vescovi: necessario un discernimento informato

“I vescovi del Cile di fronte alla proposta costituzionale. Elementi di discernimento”: è il titolo del documento dei presuli del Paese latinoamericano diffuso ieri e contenente alcune riflessioni sulla bozza della nuova Costituzione che sarà votata nel plebiscito previsto il prossimo 4 settembre

Anna Poce – Città del Vaticano

Questa settimana tutti i vescovi cileni, compresi gli amministratori diocesani, si sono incontrati per studiare la nuova proposta costituzionale, che il 4 settembre i cittadini saranno chiamati ad approvare o a respingere. I presuli hanno consegnato ieri un documento di 5 pagine e mezzo, firmato da tutti i partecipanti, che offre una guida, fondata sulla Dottrina sociale della Chiesa, “per illuminare la coscienza di tutti a partire dalla Parola di Dio, specialmente di coloro che professano la fede cristiana”.

Luci e ombre della proposta costituzionale

Il testo costituzionale, che non ha riscosso un'accoglienza ampia e trasversale “è una proposta - affermano i vescovi - che ci pone di fronte al nostro futuro, con la sfida di discernere se il testo offerto ci fornisca o meno un quadro sociale e giuridico adeguato, per costruire pace, solidarietà e giustizia nel nostro Paese”. Per questo è richiesto un discernimento informato e un voto di coscienza, sottolineano, che metta sempre al primo posto il bene comune del Paese. Tutti, inoltre, sono chiamati “ad adempiere al dovere civico di andare a votare". È necessario un discernimento informato – precisano i presuli - che consenta un'adeguata valutazione etica, che verifichi “se la dignità dell'essere umano è rispettata e promossa, contribuisce alla realizzazione del bene comune e se vengono applicati gli altri valori dell'insegnamento sociale che promuovono un giusto ordine”.

Se, da una parte, i vescovi hanno detto di apprezzare il testo costituzionale nella sua proposta sui diritti sociali, l'ambiente e il riconoscimento dei popoli indigeni, dall’altra hanno valutato negativamente le norme che consentono l'interruzione della gravidanza, quelle che lasciano aperta la porta all'eutanasia, quelle che ampliano il concetto di famiglia, sfigurandolo, quelle che limitano la libertà dei genitori sull'educazione dei propri figli, e quelle che pongono alcune limitazioni al diritto all'istruzione e alla libertà religiosa. Il documento episcopale affronta ciascuno di questi temi, offrendo ai cattolici criteri etici e dottrinali per il discernimento.

Interruzione della gravidanza e morte dignitosa

“Consideriamo particolarmente grave – scrivono ancora i presuli - l'introduzione dell'aborto, che il testo della proposta costituzionale chiama 'diritto all'interruzione volontaria della gravidanza'”. "Pur comprendendo - affermano - che a volte ci sono situazioni complesse in cui viene generata una nuova vita, non dobbiamo dimenticare che l'embrione è un essere umano cui devono essere riconosciuti i diritti inalienabili di una persona". Per questo motivo, aggiungono, "è sorprendente che la proposta costituzionale riconosca i diritti della natura ed esprima preoccupazione per gli animali in quanto esseri senzienti, ma non riconosca alcuna dignità o diritto a un essere umano nel grembo materno".

Oltre all’aborto, i vescovi si sono detti preoccupati anche per la norma che garantisce a tutti il diritto ad una morte dignitosa. Se il testo, lodevolmente, da una parte garantisce l’accesso alle cure palliative per i malati gravi e cronici, la “morte con dignità” rappresenta un diritto ambiguo, sostengono, “perché cerca di risolvere un problema ponendo deliberatamente fine a una vita umana”. 

Famiglia ed educazione dei figli

Anche l'art. 10 del testo allarma i vescovi del Cile, dove si legge che "lo Stato riconosce e protegge la famiglia nelle sue diverse forme, espressioni e modi di vita, senza limitarla a legami esclusivamente filiali o consanguinei, e le garantisce una vita dignitosa”. A proposito di questa norma, spiegano che "ci troviamo di fronte a un significato neutro e sfigurato di famiglia, che la lascia come modalità organizzativa al pari di un'associazione, perdendo infine efficacia nella tutela che lo Stato dovrebbe fornire, in quanto qualsiasi gruppo di persone potrebbe essere considerato una famiglia".

I presuli sottolineano inoltre che “in nessun momento viene stabilita la responsabilità dei genitori e l'importanza di incorporare la loro partecipazione all'educazione nell'affettività dei loro figli”. Risalta in questo ambito pure una "forte presenza di ideologia gender, che dà l'impressione di volersi imporre come pensiero unico nella cultura e nel sistema educativo, ledendo il principio della libertà di educazione dei genitori nei confronti dei figli".

Diritti e popolazioni indigene

I vescovi, tuttavia, elogiano nel testo costituzionale il numero di diritti offerti e l'inclusione delle popolazioni indigene. "È incoraggiante vedere l'impegno a garantire un'ampia gamma di diritti fondamentali, umani e sociali, come, tra gli altri, l'istruzione, il lavoro, un alloggio dignitoso, la proprietà, la salute e il benessere integrale, l'uguaglianza e la non discriminazione, la sicurezza", scrivono nel loro documento. In questo contesto, aggiungono, "è preziosa anche la preoccupazione per la protezione dell'ambiente e della natura”, un tema particolarmente presente nel magistero di Papa Francesco.

Apprezzano, poi, la presenza indigena nella nuova proposta costituzionale. "Secondo l'insegnamento sociale della Chiesa, il riconoscimento dei diritti di questi popoli è un valore", affermano. "Tante volte le loro aspirazioni, le loro vite e le loro culture non sono state considerate da molti cileni e, sebbene negli ultimi decenni sia cresciuta una nuova sensibilità nei loro confronti, ci trasciniamo dietro un'ingiustizia storica che li ha minati".

Continuare la ricerca di uno sviluppo più umano e globale 

Il documento si conclude con una chiamata ad ogni cittadino, affinchè “si impegni personalmente per il bene comune e la giustizia, e cerchi di essere artefice di pace nei vari ambienti in cui vive con gli altri. Perché nessun testo costituzionale può sostituire la conversione del cuore umano e delle nostre relazioni, come atteggiamenti fondamentali per costruire un Paese migliore”. Il dibattito costituzionale proseguirà nel Paese dopo il 4 settembre, a prescindere dalla scelta che trionferà nel plebiscito. È importante, dunque, che si continui “a ricercare uno sviluppo sempre più umano e globale per tutti”, poiché "il bene, così come l'amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per tutte; devono essere conquistati ogni giorno”, concludono i vescovi, invitando tutti a collaborare alla costruzione di un progetto comune.

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23 luglio 2022, 14:11