Le Missionarie della Carità dovranno lasciare il Nicaragua insieme ad altre Ong
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Il governo del Nicaragua ha disposto, con un decreto, l’annullamento della personalità giuridica di 101 Ong, tra cui l’associazione Missionarie della Carità. Il parlamento ha ratificato la norma e le suore di Madre Teresa di Calcutta, impegnate in diverse strutture per bambini, giovani e anziani bisognosi e privi di mezzi di sussistenza, ora devono lasciare il Paese. Secondo una relazione della Direzione Generale Registrazione e Controllo degli Organismi Non Profit del ministero dell’Interno, le religiose non hanno adempiuto ad alcuni obblighi di legge e violano la normativa contro il riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo e il finanziamento della proliferazione delle armi di distruzione di massa. La relazione precisa inoltre che l’associazione delle Missionarie della Carità non è accreditata dal ministero della Famiglia per la gestione delle loro attività e che non ha il permesso del ministero dell’Istruzione per svolgerne nell’ambito educativo. L’esecutivo sostiene, inoltre, che le suore non hanno denunciato immobilizzazioni né reso note le attività svolte nella città di Granada e che il loro reddito da donazioni non coincide con le documentazioni presentate. Inoltre, il consiglio di amministrazione della loro associazione è composto esclusivamente da cittadini di altre nazionalità, mentre la nuova legge 1115, che regolamenta le Ong, stabilisce che solo il 25% può provenire dall’estero.
Una decisione che “rattrista molto”
Nel Paese, lo scorso marzo è stato espulso il nunzio apostolico, monsignor Waldemar Stanislaw Sommertag, a Managua dal 2018. Il governo ha deciso di ritirare il proprio gradimento imponendogli di lasciare immediatamente la nazione dopo la notifica del provvedimento. Una misura apparsa “incomprensibile” alla Santa Sede che in un comunicato evidenziava la “profonda dedizione per il bene della Chiesa e del popolo nicaraguense, specialmente delle persone più vulnerabili” da parte del nunzio, nel tentativo di favorire sempre “i buoni rapporti tra la Sede Apostolica e le autorità del Nicaragua”. Monsignor Silvio José Baez, vescovo ausiliare di Managua, ha espresso in un tweet il suo dispiacere per l’espulsione delle religiose. "Mi rattrista molto che la dittatura abbia costretto le suore Missionarie della Carità di Teresa di Calcutta a lasciare il Paese - ha scritto il presule che ha pubblicato anche una sua foto insieme alle suore -. Nulla giustifica il privare i poveri della cura della carità. Sono una testimonianza del servizio amorevole che le sorelle hanno reso. Dio vi benedica". Anche la Confederazione latinoamericana dei religiosi ha espresso la propria solidarietà alle suore in un tweet, affermando che “questa situazione incomprensibile” unisce e rafforza “per continuare a gridare a favore dei più poveri, che oggi subiscono le conseguenze di questa decisione del governo del Nicaragua”.
Le missioni delle suore di Madre Teresa di Calcutta nel Paese
Le missionarie della carità sono presenti nel Paese centroamericano dal 1988, quando Madre Teresa di Calcutta vi si recò in visita e incontrò Daniel Ortega, presidente anche a quell’epoca. Da allora le suore hanno offerto un servizio ininterrotto per i più poveri. A Granada hanno gestito un centro di accoglienza per adolescenti abbandonati o vittime di abusi ai quali hanno fornito aiuto psicologico e formazione scolastica. Le religiose hanno anche insegnato musica, teatro, cucito e altri mestieri per permettere ai giovani di inserirsi nella società. A Managua, oltre ad aver dato vita a una casa di cura, hanno sviluppato un progetto per gli studenti a rischio, per lo più figli di donne lavoratrici dei mercati popolari, mentre in un asilo nido si prendevano cura di bambini provenienti da famiglie a basso reddito, principalmente madri single o venditori ambulanti. Le 101 organizzazioni costrette a chiudere in questi giorni si aggiungono a più di 750 organizzazioni cui il governo in questi ultimi anni ha negato la personalità giuridica. Nel maggio scorso è stata la volta dell’Istituto Giovanni XXIII, legato all’Università dell’America Centrale (UCA), che aiutava circa 400mila persone con i suoi programmi di alloggio, i suoi progetti di ecologia globale e, soprattutto, di sanità. All’inizio di giugno, invece, ha dovuto interrompere le sue trasmissioni TV Merced, una rete cattolica della diocesi di Matagalpa.
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