Rijeka: Grech interviene sul sinodo al forum ecumenico dei giovani teologi
Alessandro Di Bussolo – Rijeka (Croazia)
Il Sinodo della Chiesa cattolica, avviato nell’autunno del 2021 nelle diocesi di tutto il mondo, è stato protagonista della lezione serale del quarto giorno degli “Incontri teologici del Mediterraneo“, forum ecumenico promosso dall’arcidiocesi di Rijeka-Fiume, in Croazia, e che si chiude domani, 16 luglio. Il cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo, in videochiamata dal Vaticano, ha tenuto un'intervento in inglese sulla Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione, al quale è seguita una discussione con domande arrivate anche da alcuni dei 35 studenti, allievi della facoltà di Teologia ortodossa di Belgrado.
Grech: Sinodo evento speciale, perché di tutta la Chiesa
Grech, che ha lodato l’iniziativa degli Incontri Teologici del Mediterraneo, ha fatto il punto sul processo sinodale della Chiesa cattolica, sottolineando che si tratta di “un evento speciale, non perché nuovo, visto che san Paolo VI ha reintrodotto il Sinodo nella nostra Chiesa più di cinquant'anni fa, ma perché è nuova la modalità. Non solo un Sinodo dei vescovi, ma di tutta la Chiesa. L’assemblea dei Vescovi sarà solo una parte di questo processo sinodale”.
In preparazione le Assemblee sinodali continentali
Il segretario generale del Sinodo, di origine maltese, ha quindi sottolineato che questo nuovo percorso “ci permette di recuperare il ruolo fondamentale del popolo di Dio nella Chiesa”, che verrà ascoltato nel discernimento di ciò che lo Spirito Santo ci indica per questo tempo, nel “sensus fidei fidelium”, come “i teologi e la loro ricerca e il magistero dei vescovi”. Rispondendo alle domande, il cardinal Grech ha raccontato che si stanno preparando le assemblee sinodali continentali, e di aver chiesto a tutti i presidenti delle conferenze episcopali che questa assemblea “sia ecclesiale, e sia chiusa da un momento di sintesi riservato ai vescovi, che dovranno condividere quello che lo Spirito donerà loro”.
L’aiuto della ricerca teologica per chiarire alcuni nodi
Il porporato ha poi spiegato di aver già consultato una commissione teologica creata all’interno del suo Dicastero, “perché ci aiuti a risolvere alcuni nodi che richiedono una nuova sintesi teologica”, chiedendo però l’aiuto e il contributo di idee da parte dei giovani teologi presenti a Rijeka, che sono cattolici, ortodossi e protestanti. Si tratterà, ha spiegato, “di una tensione dinamica tra il discernimento individuale e quello comunitario”. Stimolato da altri interrogativi, Grech ha detto che, dai resoconti che stanno già arrivando delle diverse consultazioni, ha notato “più entusiasmo nei laici non teologi rispetto a chi studia teologia, e ai sacerdoti più giovani”. In America Latina, ha aggiunto, la cultura della sinodalità è più forte rispetto all’Europa.
L'intervento in aula del teologo protestante Bretherton
Nella mattinata di giovedì, sempre nella sala della Domus Laurana dell'arcidiocesi di Rijeka, l'ultima lezione di uno dei 4 docenti teologi ospiti degli "Incontri teologici del Mediterraneo". Il teologo anglicano britannico Luke Bretherton, che insegna Teologia morale e Teologia politica alla Duke Divinity School nella Carolina del Nord, ha parlato di cittadinanza e politica da cristiani. Dopo aver sottolineato che una buona definizione di politica è quella di "lavoro di formare, normare e sostenere una vita comune con gli altri in mezzo alle asimmetrie di potere e agli inevitabili disaccordi e differenze che emergono in qualsiasi forma di vita condivisa con gli altri", il teologo anglicano ha fatto riferimento all'Esodo, che non è solo storia della liberazione dall'oppressione, ma piuttosto quella di un movimento "dalla mera sopravvivenza al diventare un popolo, la cui vita comune sia caratterizzata da giustizia e rettitudine".
Per una politica di vita comune
Un cambiamento che nella Bibbia inizia con un grido di dolore da ascoltare. Per Bretherton "ascoltare dovrebbe essere l'atto fondamentale per i cristiani", e in un contesto "che dice che non abbiamo nulla in comune, perchè siamo chiusi in silos culturali o etnici" l'ascolto "è esso stesso una forma primaria di testimonianza fedele all'evento-Cristo". Così "ascoltare le grida è centrale per la fede cristiana", e nemici dell'ascolto e del pentimento dei cristiani sono "la politica della rispettabilità o della civiltà imposta", la "politica della denuncia" e quella "della fuga". Al contrario, una "politica di vita comune" da cristiani si deve basare sull'ascolto, "per confrontarsi con la realtà e anche con coloro con i quali non siamo d'accordo". E poi sull'ospitalità, attraverso "iniziative comunitarie di solidarietà" e sul sacrificio, perchè "compromesso e negoziazione sono inevitabili" nella vita comune.
Nell'unica "comunità di destino", i cristiani siano sale e luce
Il teologo britannico ha concluso che "se essere cittadini del regno di Dio significa essere membri di una comunità di fede, allora essere cittadini responsabili di una particolare politica terrena, implica riconoscere che siamo tutti membri di una comunità di destino". Così "una buona cittadinanza della comunità in cui si vive implica chiedersi che cosa abbiamo in comune con gli altri: buone scuole, strade pulite e più sicure, bei parchi, un salario con cui si possa mantenere una famiglia". E possiamo "scoprire questi beni comuni solo ascoltandoci a vicenda". Essere un cristiano fedele, allora, "significa lavorare con gli altri per creare un ambiente in cui le persone non siano costantemente attratte da mondi fantastici che non vanno bene per loro". Così saremo sale, che lavora "con gli altri per preservare ciò che è buono e sostenere la pace e la giustizia dove possibile" e come cristiani potremo "essere luce, indicando la strada nelle tenebre verso il giudizio e la redenzione di tutte le cose in Cristo". Dato che la gloria di Dio "è una essere umano pienamente vivo", per esserslo, questo deve "andare oltre la mera sopravvivenza e partecipare a un popolo che coltiva nel tempo una vita comune giusta e generosa attraverso la politica".
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