Sri Lanka, missionaria: qui manca tutto. La Chiesa è in ascolto dei poveri
Federico Piana - Città del Vaticano
Un neonato morto tra le braccia della mamma senza che lei potesse salvarlo portandolo in ospedale perché non è riuscita a trovare alcun mezzo di trasporto; tutti bloccati dalla mancanza cronica di benzina. Gente deceduta mentre era in fila sotto il sole cocente nel tentativo di prendere un medicinale. L'approvvigionamento di farmaci è in tilt, medesima situazione per il cibo, raro e costosissimo.
I manifestanti irrompono nell'ufficio del Presidente ad-interim
"Fare il necessario per ristabilire l'ordine": è quanto il primo ministro ha chiesto all'esercito e alla polizia. "Vogliono impedirmi di assolvere le mie responsabilità di presidente ad interim", ha aggiunto in un discorso in televisione. Intanto il presidente Rajapaksa e sua moglie sono partiti a bordo di un aereo dell'aeronautica per le Maldive. La sua uscita di scena - lo speaker del Parlamento ha annunciato per oggi la lettera ufficiale di dimissioni – rincuora in parte la folla, in preda alla rabbia per la devastante crisi economica del Paese. Il primo ministro – verso cui il popolo nutre forti disillusioni - dice che se ne andrà solo dopo l'insediamento di un nuovo governo. Dichiarato lo stato di emergenza nazionale. I manifestanti accusano il presidente e i suoi parenti di aver sottratto denaro dalle casse del governo per anni e l'amministrazione di Rajapaksa di aver accelerato il collasso del Paese gestendo male l'economia. La famiglia nega le accuse di corruzione, sebbene Rajapaksa ha riconosciuto che alcune delle sue politiche hanno contribuito al crollo. Lo Sri Lanka fa affidamento sugli aiuti della vicina India e della Cina.
Dramma sociale
E’ in ogni singola parola del drammatico racconto di Giovanna Fattori, missionaria in Sri Lanka della Comunità Papa Giovanni XXIII, che sono condensate le ragioni per le quali la rabbia del popolo ha preso il sopravvento generando disordini e l’occupazione dei palazzi del potere nella capitale, Colombo. “Storie di sofferenza e di morte come queste – afferma la missionaria – se ne potrebbero raccontare a migliaia. La colpa è della devastante crisi economica che da mesi ha messo in ginocchio il Paese”.
Estrema povertà
I più colpiti sono stati i poveri, gli ultimi, coloro i quali già da anni non riuscivano più a sopravvivere. “L’enorme debito pubblico che il governo attuale ha contratto con i Paesi esteri – dice Fattori - ha generato un’impennata dell’inflazione che ha fatto innalzare i prezzi dei beni di prima necessità gettando sul lastrico molte famiglie: il 90% della popolazione si trova in estrema difficoltà”. La missionaria spiega che le proteste “hanno interessato tutto il popolo, c’è stata una sollevazione di massa perché tutti sono stati toccati da questa crisi. Basti solo ricordare che gli ospedali non hanno i mezzi per curare, in alcuni casi hanno fermato ogni loro attività di soccorso”.
Chiesa agente di pace
In una fase così dura di scontro, la Chiesa si è posta fin dall’inizio come mediatrice di pace. Giovanna Fattori lo conferma, raccontando che vescovi e sacerdoti “si sono messi in ascolto delle sofferenze della popolazione e hanno cercato di portare aiuti concreti come riso, lenticchie, zucchero, farina”. Insieme a monaci buddisti ed imam musulmani, alcuni sacerdoti cattolici hanno promosso anche una manifestazione per la riconciliazione: “E’ accaduto sabato scorso – conclude - quando per le vie della capitale la gente ha potuto ascoltare un vero e trasversale appello alla pace".
ultimo aggiornamento 13 luglio ore 14.00
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