Africa centrale. I vescovi: Chiese e governi s'impegnino contro gli abusi sui migranti
Adriana Masotti - Città del Vaticano
“I movimenti migratori, antichi come il mondo, hanno assunto purtroppo una piega sempre più drammatica negli ultimi decenni, in particolare per quanto riguarda la gioventù africana, in generale, e quella della nostra regione, in particolare”. E’ la costatazione da cui parte il messaggio dei vescovi dell’ACERAC contenente l’analisi e le conclusioni dei lavori che si sono chiusi domenica 24 luglio e che hanno avuto al centro il fenomeno della migrazione. Ricordando le parole di Papa Francesco a Lampedusa l’8 luglio 2013 che, scrivono i vescovi, hanno "commosso il mondo intero”, anche noi “ci indigniamo di fronte al fatto che questo fenomeno, sempre più diffuso, si sta trasformando in un vero e proprio incubo per i giovani coinvolti”, e sembra “non suscitare più la compassione sufficiente a mobilitare uno slancio di solidarietà da parte della comunità internazionale”.
Sempre più migranti dall'Africa
Nel testo i vescovi forniscono alcuni dati che dicono la drammaticità della questione in esame: le statistiche delle Nazioni Unite e dell'Organizzazione per la Cooperazione Economica e la
Cooperazione e Sviluppo (OCSE) stima che il 14,1% della migrazione internazionale provenga dall'Africa. Ci sono nel mondo 24 milioni di rifugiati e richiedenti asilo africani, con una previsione di 34 milioni di migranti entro il 2050, se non si interviene per invertire la tendenza. I presuli osservano con amarezza che “i pericoli lungo le rotte percorse, tra cui il deserto del Sahara, gli abusi, il rischio di essere uccisi e il pericolo di naufragio nel Mediterraneo, sono tutt'altro che un deterrente per i candidati sempre più giovani e numerosi. I giovani - scrivono ancora i vescovi - hanno un desiderio ardente e irresistibile di partire, vogliono disperatamente raggiungere l'Occidente che sognano come un Eldorado. Pensano che lì troveranno la possibilità di realizzare tutti i loro progetti di vita”. Imponenti anche “i flussi migratori interni al continente africano: 40 milioni gli sfollati per motivi legati alla coltivazione della terra, ai cambiamenti climatici, o ai conflitti armati e al terrorismo. I Paesi della regione dell’Africa centrale sembrano essere, inoltre, uno dei principali centri di raccolta dei candidati all'avventura migratoria.
Orientamenti e proposte alle Chiese locali
I vescovi dell'ACERAC affermano di aver inteso affrontare la questione con l'obiettivo di fornire una cura pastorale più efficace a beneficio delle vittime dell'immigrazione e un deciso impegno in particolare nella lotta contro le aberrazioni legate a questo fenomeno, consapevoli che le iniziative realizzate finora nelle diverse diocesi della regione centro africana, risultano insufficienti di fronte alla gravità della situazione. Nel messaggio i presuli suggeriscono alle Chiese locali di “rafforzare la pastorale giovanile per aiutare i giovani “a contrastare le derive morali legate alla modernità e rifiutare energicamente il richiamo all'avventura migratoria"; a creare una struttura regionale dedicata alla promozione e allo sviluppo di solidarietà e carità nei confronti dei più vulnerabili, attraverso l'istituzione, tra l'altro, di una Caritas regionale. Propongono inoltre di “sviluppare attività di ricerca sul fenomeno migratorio in Africa negli istituti ecclesiali superiori, di rivitalizzare la pastorale familiare, tenendo conto del fatto che la famiglia rimane l'unità di base per l'educazione dei giovani". Ancora, sollecitano la messa in atto di “una pastorale coerente e omogenea per le persone in cammino e negli spazi in cui si verificano grandi assembramenti e spostamenti di popolazioni come porti, aeroporti, stazioni ferroviarie e di autobus, ecc... ". Forte anche il richiamo rivolto alle Chiese nordafricane e a quelle del Medio Oriente a “denunciare i molti abusi insiti nelle migrazioni clandestine che avvengono sul loro territorio e nei rispettivi Stati, in merito all'accoglienza e al rispetto della dignità umana dei giovani migranti dell'Africa nera che sono in transito o che si sono stabiliti in quel determinato Paese”. Infine, le Chiese del Nord del mondo sono invitate, in uno spirito di comunione, a sostenere gli sforzi delle Chiese del Sud riguardo alla cura pastorale del fenomeno migratorio, facendo appello alle autorità governative dei loro Paesi per l'accoglienza e l'integrazione dei migranti.
Gli appelli alla comunità internazionale e alle famiglie
I vescovi incoraggiano quindi l'azione della comunità internazionale, della società civile, degli enti pubblici e di altri organismi del settore in merito alla protezione dei diritti e della dignità dei migranti e dei rifugiati e sollecitano lo sviluppo di politiche a favore della loro integrazione. Alla comunità internazionale, tra le altre cose, i presuli chiedono "di rendere la concessione del visto un diritto per coloro che ne soddisfano i criteri, al fine di ridurre al minimo il ricorso dei giovani all'immigrazione clandestina". Grande la responsabilità educativa affidata alle famiglie che devono impegnarsi a trasmettere ai figli i valori a fondamento delle società africane tradizionali, le norme morali e i precetti cristiani per un'autentica vita umana e sociale. A loro i vescovi raccomandano di non “incoraggiare i propri figli a partire ‘ad ogni costo’".
Ai giovani: attenzione alle nuove schiavitù
Il messaggio si rivolge, poi, ai giovani stessi “tesori del presente e del futuro della regione”. “Soffriamo profondamente – si legge nel testo - per il trattamento disumanizzante inflitto a molti di voi alla ricerca di un futuro migliore”. Invitano quindi i giovani ad approfondire la loro fede; a riscoprire l'importanza degli autentici valori africani alla luce del Vangelo; "a coltivare il culto dell'impegno e del lavoro", piuttosto che la cultura del successo facile . Chiedono loro di essere consapevoli delle nuove forme di schiavitù organizzate dalle reti mafiose che inizialmente promettono un futuro migliore, ma che poi “vi conducono in un inferno insospettato” e li invitano a non intraprendere avventure al di fuori della legalità. “Il fenomeno della migrazione in Centrafrica esprime un malessere sociale molto grave - è la considerazione conclusiva del messaggio - . Al di là del quadro teorico della nostra riflessione, è ora il momento di un impegno concreto per combattere più efficacemente gli abusi legati ad esso”.
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