La proposta “Attraverso” degli scalabriniani: superare i confini dell’indifferenza
Debora D’Angelo – Città del Vaticano
Un’occasione per scoprire il bene in mezzo al dolore e ai diritti umani violati dei migranti. Questo è “Attraverso”, il progetto dell’Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo (ASCS) che propone 7 campi estivi in cui giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni possono entrare in contatto con rifugiati e migranti, nei luoghi più significativi dell’immigrazione in Europa. L'obiettivo è quello di promuovere l’incontro fra culture. Per tutta l’estate, da luglio a settembre, i partecipanti, insieme ai responsabili scalabriniani, sono al servizio delle persone in movimento lungo le frontiere e a fianco dei lavoratori stagionali nelle campagne. Ospiti di ogni campo sono testimoni ed esperti di migrazione con cui i ragazzi possono condividere momenti di riflessione. Sono due i filoni scelti quest’anno dall’Ascs: a Ventimiglia, Oulx e Trieste si parla di confini italiani ed europei e di persone in movimento; a Sabaudia, Cuneo e Foggia i giovani conoscono la realtà del caporalato e dello sfruttamento dei lavoratori migranti. A Cosenza viene proposta, invece, un’esperienza a sé di intercultura, dedicata in particolare a chi ha radici lontane, ma una vita italiana. Padre Jonas Donazzolo, missionario scalabriniano responsabile dell’animazione giovani, spiega sulla base di quali valori che vengono sviluppate nelle proposte di “Attraverso” e definisce l'incontro con l'altro “lasciarsi graffiare” dalla sua storia, uno scambio reciproco dove la condivisione arricchisce entrambe le parti, il giovane e il migrante.
Cos’è “Attraverso” e quali sono gli obiettivi di questa iniziativa per giovani e migranti?
“Attraverso” è un insieme di proposte estive per sensibilizzare le nuove generazioni, mettendole in contatto con alcune realtà migratorie italiane: quelle dei confini, quelle dei lavoratori stagionali migranti e quelle di contesti più interculturali. Un modo per imparare a stare in questo mondo insieme a tante culture.
In questo contesto, cosa significa mettere al centro i più vulnerabili?
Significa mettersi accanto, provare a indossare le scarpe dell'altro e, ascoltando i bisogni e anche le potenzialità delle persona migrante, provare a incidere positivamente sulla sua vita. Migliorando la vita delle persone vulnerabili, miglioriamo anche la nostra, diventiamo dei cittadini più attivi e consapevoli nei nostri contesti di appartenenza.
L'incontro con l'altro è un'occasione di crescita ma non solo per l'assistito, anche per colui che si mette a disposizione. I ragazzi che partecipano ai campi estivi come vivono questa esperienza e quali sono le principali lezioni o i valori che imparano o consolidano?
Per noi, incontrare l'altro significa “lasciarsi graffiare” dalla sua storia. Questo ha un grande peso nelle proposte “Attraverso” perché genera un cambiamento in tutte e due le persone; la persona migrante non è semplicemente il destinatario del servizio, ma è fondamentale al cambiamento. I percorsi stimolano la sensibilità e l’attenzione alle realtà migratorie, a partire dall’ascolto dell’altro.
Il tema della migrazione è un argomento abbastanza complesso, che ci offre una riflessione sul tempo che stiamo vivendo; nella frenesia della vita quotidiana, bisognerebbe cercare di mettere di nuovo al centro l'importanza di fermarsi, vivere il momento e riconoscere l'altro come un dono...
Le persone si spostano quando sono spinte da fenomeni naturali o disastri, oppure attratti da un sogno o dal desiderio di un futuro migliore. In queste due dinamiche ci siamo tutti noi: tutta l'umanità è coinvolta nella contemporaneità delle migrazioni. I miei bisnonni sono stati migranti dal Veneto e dal Trentino verso il Brasile, Paese dove sono nato. La migrazione è uno dei grandi temi della contemporaneità. Comprendere le migrazioni e i motivi sottostanti che portano le persone ad abbandonare il proprio Paese, ci permette di cogliere in quale direzione stia andando il mondo e, soprattutto, come vogliamo cambiarlo in meglio. Un mondo dove ci siano meno muri e sempre più ponti.
Papa Francesco ha più volte parlato di “naufragio della civiltà“ che non riguarda solo i migranti, ma anche tutti noi. Tra le proposte suggerite dal Pontefice c’è quello di comportarci con umanità e fraternità...
Questi due valori sono il filo conduttore della proposta “Attraverso”: cercare delle scintille di umanità in contesti de-umanizzati e de-umanizzanti e diventare tessitori di fraternità. Il “naufragio della civiltà” succede non solo nel Mediterraneo o lungo i confini, ma anche nella vita di ogni giorno, quando siamo indifferenti o pensiamo al nostro benessere. I richiami di Papa Francesco nella “Fratelli tutti” e nella “Laudato si'” sono per noi parole che vibrano forte in tutti i nostri campi estivi, perché vogliamo tessere questo mondo con i fili della fraternità e con i fili dell'umanità. È necessario farsi compagni di viaggio delle persone.
Qual è l'aspetto che vi sta più a cuore?
Teniamo molto al ritorno dei giovani nei contesti di appartenenza, quando i giovani diventano cittadini attivi sia all’interno della società che della Chiesa di origine. In questo senso, la proposta di Ascs è accattivante per i giovani che intendono vivere questo momento di formazione e condivisione.
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