Nicaragua, solidarietà col vescovo di Matagalpa bloccato a casa dalle autorità
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
“Questa situazione tocca i nostri cuori di vescovi e la Chiesa nicaraguense, ‘Perché se un membro soffre, tutti soffriamo con lui’”: con queste parole la Conferenza episcopale nicaraguense esprime - in un comunicato - rammarico per quanto sta vivendo monsignor Rolando José Álvarez Lagos, vescovo di Matagalpa, al quale agenti speciali della polizia nicaraguense, da giovedì, impediscono di uscire dalla propria abitazione per andare a celebrare Messa, per evitare - dicono - che nelle sue omelie incoraggi rivolte. Il comunicato è stato letto ieri durante la Messa domenicale dal cardinale Leopoldo Brenes, arcivescovo di Mangua. Oltre che al presule, è vietato ad altre 12 persone, 6 sacerdoti e 6 laici, di allontanarsi dal Palazzo vescovile. Per le forze dell’ordine il vescovo avrebbe cercato di organizzare gruppi violenti e di incitare atti di odio per destabilizzare il governo del presidente Daniel Ortega. La polizia ha inoltre dichiarato che è stata aperta un’indagine per determinare la responsabilità penale di quanti sono coinvolti in questi atti definiti "criminali" e che per questo “gli indagati rimarranno a casa". Nel Paese centroamericano diverse emittenti cattoliche, tra le quali Radio Hermanos, nella diocesi di Matagalpa, sono state costrette a chiudere. Lo scorso 1 agosto, personale dell’Istituto delle Telecomunicazioni e delle Poste si è presentato nella sede dell’emittente per comunicare di interrompere la programmazione. Monsignor Álvarez Lagos ha cercato di pregare in strada, portando con sé anche l’Eucaristia in un ostensorio, ma è stato fermato dagli agenti della polizia. Venerdì ha invitato i fedeli ad osservare una giornata di digiuno e preghiera. Alla stazione radiofonica non è stata rinnovata la licenza anche se nel 2016 lo stesso presule aveva presentato la documentazione necessaria per il rinnovo.
La vicinanza della Conferenza episcopale
Diverse le proteste contro i provvedimenti delle autorità civili che il mese scorso hanno disposto anche l’espulsione delle Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta, perché non avrebbero adempiuto ad alcuni obblighi di legge, e di altre ong. Oltre a Radio Hermaqnos, la più antica radio cattolica del Paese, sono state censurate pure Radio Católica de Sébaco, Radio Nuestra Señora de Lourdes, La Dalia, Radio Alliens de San Dionisio, Radio Monte Carmelo de Río Blanco, Radio San José de Matiguas e Radio Santa Lucía de Ciudad Darío. I vescovi nicaraguensi manifestano a monsignor Álvarez Lagos la propria “fraternità, amicizia e comunione episcopale” e aggiungono che la Chiesa “per sua natura, annuncia il Vangelo della Pace ed è aperta alla collaborazione con tutte le autorità nazionali e internazionali per la cura di questo grande bene universale” per costruire la civiltà dell’Amore. In vista, poi, del Congresso Nazionale Mariano, la Conferenza episcopale invita i fedeli “a elevare e offrire preghiere e rosari a Nostra Signora Immacolata Concezione di Maria, patrona del Nicaragua”. La chiusura delle stazioni radio e televisive cattoliche è stata definita dall'Unione Europea e dagli Stati Uniti una “decisione arbitraria”. Ue ed Usa, inoltre, condannano l’occupazione delle emittenti e il pugno duro adottato dalla polizia nei confronti di quanti hanno manifestato per l’interruzione delle trasmissioni. Per il portavoce del Servizio di Azione Esterna dell'Unione Europea, Peter Stano si tratta dell’"ennesima violazione della libertà di espressione e della libertà di religione o di credo in Nicaragua”. Sulla stessa linea il Dipartimento di Stato Usa per l’America Latina, per voce dell’alto funzionario, Brian Nichols. La Commissione interamericana per i diritti umani e l'Ufficio del relatore speciale per la libertà di espressione, inoltre, hanno condannato con forza "la chiusura arbitraria" delle ultime sette stazioni radio cattoliche in Nicaragua, nonché l'ingresso violento della polizia in una parrocchia, secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Efe.
Le tensioni fra il governo di Ortega e la Chiesa
Il vescovo di Matagalpa da anni chiede rispetto per la “libertà religiosa” e si è espresso contro le ingiustizie. "La sua tonaca non gli concede l'impunità", ha avvertito venerdì il deputato Wilfredo Navarro, membro del partito sandinista del presidente Daniel Ortega, in un articolo pubblicato sul sito della televisione pubblica Canal 4. Secondo lui, il vescovo ha diretto, insieme ad altri parroci, il tentativo di colpo di Stato del 2018, secondo il presidente Ortega ordito da Washington con la complicità della Chiesa cattolica. In quell’anno manifestanti che chiedevano le dimissioni del presidente del Nicaragua si rifugiarono nelle chiese e da allora le relazioni tra Chiesa cattolica e il governo di Ortega sono tese. La crisi ha portato anche all'espulsione a marzo del nunzio apostolico monsignor Waldemar Sommertag. Daniel Ortega, 76 anni, ex guerrigliero sandinista, è stato rieletto nel novembre 2021 per il quarto mandato presidenziale consecutivo, in una votazione in cui erano assenti tutti i suoi potenziali oppositori, essendo stati arrestati o costretti all'esilio. Le proteste che chiedevano le sue dimissioni, quattro anni fa, sono state represse nel sangue, con un bilancio di oltre 350 vittime, centinaia di imprigionati e decine di migliaia di esiliati, secondo la Commissione interamericana per i diritti umani.
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