Il cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo de L'Aquila, insieme a Papa Francesco Il cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo de L'Aquila, insieme a Papa Francesco 

Petrocchi: la misericordia è la chiave che apre le porte della pace

Alla vigilia della visita di Francesco a L’Aquila, il porporato, a capo dell’arcidiocesi, parla della ricostruzione avviata dopo il sisma del 2009 e della comunità ecclesiale provata ma in cammino verso un futuro migliore. E nella Perdonanza celestiniana, che sarà aperta dal Papa, vede l’invito alla misericordia di Celestino V ampliarsi a livello universale

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

Un territorio ferito dal terremoto e una comunità ecclesiale provata: è questo lo scenario in cui Papa Francesco si muoverà domenica a L’Aquila, invitato più di un anno fa dall’arcivescovo, il cardinale Giuseppe Petrocchi, ad aprire la Perdonanza celestiniana. È una città dai tanti cantieri che ne cercano di curare le cicatrici. Il sisma del 2009 che ha colpito il suo territorio e la sua provincia, e avvertito anche in altri centri dell'Abruzzo e del Lazio, ha provocato 309 morti, 1.600 feriti, lasciato senza casa 80mila persone, con danni per oltre 10 milioni di euro. La gente sta cercando, pian piano, di ricominciare, di ricostruire relazioni e recuperare tradizioni, portandosi dietro il dolore di affetti perduti e sacrifici andati in fumo, ci spiega il porporato, che comunque vede nei suoi fedeli una comunità aperta alla speranza e nel perdono di Celestino V un invito per tutti alla misericordia, senza la quale non può esserci pace.

Ascolta l'intervista al cardinale Giuseppe Petrocchi

Quale realtà sociale ed ecclesiale si troverà di fronte Papa Francesco a L'Aquila?

L’Aquila, oggi, è un grande cantiere nel quale, però, si svolgono attività, complementari, collegate, ma anche diverse. C'è un primo cantiere che è teso alla ricostruzione edilizia, a riparare, cioè, i guasti molto gravi provocati dal terremoto alle case come ai monumenti. Questa è una ricostruzione visibile, tra l'altro, le gru che svettano all'interno della città testimoniano questo impegno di recupero di tipo ingegneristico, murario, diciamo. Ma c'è un'altra ricostruzione, non visibile, ugualmente importante, che è quella tesa a riedificare la comunità ecclesiale e sociale perché il terremoto ha prodotto fratture nella mente, nel cuore delle persone, nelle relazioni, ha spezzato tradizioni, abitudini. Che erano consolidate. Quindi si tratta di aiutare le persone a ritrovare il senso di una aggregazione fondamentale per poter camminare con passo deciso verso un avvenire promettente. Quindi Papa Francesco troverà una comunità ecclesiale e sociale che sta lavorando intensamente, non solo per recuperare ma anche per rinnovarsi. Dico spesso che L'Aquila è stata ed è tutt'ora una città crocifissa, ma ci sono già i segni di una resurrezione che sta avanzando. E la risurrezione non è soltanto un ripristino di quello che c'era prima, è anche immissione di pienezze inedite, insperate, originali. Quindi possiamo dire che il Papa troverà una comunità in cammino, una comunità provata, ma anche una comunità tesa verso la speranza, verso un futuro migliore.

Papa Francesco è il primo Pontefice della storia ad aprire la Porta Santa della Basilica di Collemaggio, dando così inizio alla 728.ma Perdonanza celestiniana. Di quale nuovo significato si arricchisce l'indulgenza plenaria voluta da Celestino V?

Papa Francesco riprende i temi fondamentali della Perdonanza - intuizione profetica di Papa Celestino - ma li arricchisce con il suo magistero centrato, proprio, sull'argomento della misericordia e lo dilata a livello universale. Quindi, Papa Francesco immette nella Perdonanza celestiniana dei significati ancora più profondi e articolati e sviluppa ciò che era presente nel seme deposto in questa terra aquilana da Papa Celestino. Al tempo stesso, però, garantisce un raggio di azione a livello planetario. Questo passaggio è di grandissima importanza perché sottrae la Perdonanza ad un contesto solo locale e la pone nel cuore della nostra epoca e la offre a tutta la nostra gente come una strada da percorrere insieme e con fiducia.

 

Nell'attuale contesto storico in cui diversi conflitti feriscono l'umanità - dall’Ucraina alla Siria, allo Yemen, ad esempio, come ha ricordato il Papa nell'ultima udienza generale -, quale eco assume con Francesco la Perdonanza celestiniana?

Papa Francesco ha sottolineato più volte che la pace ha la sua radice nella misericordia e si sviluppa attraverso la giustizia. Quindi, il tema della misericordia costituisce una sorta di chiave che può aprire le porte della pace. Senza la misericordia la pace resta un'aspirazione difficilissima da concretizzare. Senza misericordia la pace rischia di diluirsi in discorsi, in dichiarazioni. Certo, tutti gli aspetti di azione diplomatica sono necessari e vanno incentivati, ma da soli non bastano, occorre una sorta di conversione etica, che deve accendersi nel cuore di coloro che presiedono, oggi, le sorti di queste nazioni che sono lacerate da conflitti e occorre che l’amore, inteso anche come capacità di rispondere con il bene al male, prevalga su altre forme di reattività improntate invece a egoismi, a forme di risarcimento voluto a tutti i costi e non sempre in forma appropriata. Insomma, la pace, senza la misericordia, è una sorta di via molto difficile da transitare.

Come raccogliere l'invito al perdono di Celestino V?

Bisogna entrare nel significato autentico del perdono. Ripeto spesso che perdonare non vuol dire adottare una strategia di rinuncia, non vuol dire ritrarsi di fronte ad una negatività che si è, in qualche modo, imposta in una forma errata e dannosa. Perdonare non vuol dire mostrarsi deboli, alzare bandiera bianca. Il perdono è una virtù alta e quindi esige prontezza, forza tenacia. Soprattutto il perdono è animato dalla sicurezza che solo l’amore vince davvero, solo l'amore ha l'ultima parola. Quindi, perdonare significa avere davanti al proprio sguardo e senza anestetici né tentativi di cosmesi letterarie le cose come sono, anche negli aspetti più crudi, ma al tempo stesso mettere con decisione, nel rapporto con gli altri, la volontà di rispondere al male con il bene. Perché è solo il bene che interrompe il circuito del male moltiplicandosi, è solo il bene che apre prospettive di amicizia e di costruzione di società prospere, cariche di dimensioni costruttive per il futuro.

 

Di quale messaggio si farà portatrice l’arcidiocesi di L'Aquila con la visita del Papa?

La diocesi si sente investita di una grazia particolare, sa di avere un patrimonio straordinario, avverte, quindi, la responsabilità di saperlo amministrare secondo criteri evangelici. Perciò, L'Aquila, che anche dall'esperienza drammatica del terremoto trae una lezione di vita importante, vorrebbe fare della storia che ha vissuto una sorta di punto di incontro con tutti, specialmente con quelli che hanno vissuto gli stessi traumi, che sono andati incontro alle stesse calamità. L'Aquila, perciò, pensa che il messaggio della Perdonanza celestiniana, che Papa Francesco arricchisce e proietta a livello planetario, possa essere un tesoro da spendere per il bene di tutti e di ciascuno. In modo particolare là dove le linee di divisione, delle inimicizie, delle mentalità di rivalsa e di contrapposizione sembrano avere la meglio sulle spinte invece alla concordia e alla costruzione di una civiltà della fratellanza e della solidarietà.

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27 agosto 2022, 08:00