Giornata per il Creato, Morrone: collaboratori di Dio per salvare il pianeta
Gianmarco Murroni - Città del Vaticano
La responsabilità e la consapevolezza di vivere in un mondo che noi stessi, ogni giorno, contribuiamo a creare. Con queste parole monsignor Fortunato Morrone, arcivescovo della diocesi di Reggio Calabria-Bova, che stamattina celebra la Messa nella Basilica Cattedrale del capoluogo calabro, sottolinea la rilevanza dell’evento dedicato alla natura e all’ambiente. Con un richiamo chiaro all’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco e ai suoi valori:
Monsignor Morrone, quanto è importante dedicare una giornata alla Custodia del Creato?
È importantissimo, adesso non possiamo più prescindere da questo. Non si tratta di fare ecologismo o stare alla moda, ma di custodire il creato e assumerci le responsabilità dell’essere noi stessi creature di Dio. Significa innanzitutto avere cura di noi stessi, se si vuole avere cura del creato, perché è tutto connesso. È importante perché finalmente, dopo tanto tempo e grazie anche al Magistero dei Papi precedenti, cito soltanto Benedetto XVI, abbiamo aperto a questa consapevolezza di non essere i dominatori del mondo, ma i custodi, coloro che a nome di Dio governano questa realtà che non è soltanto l’alberello da custodire, ma è una custodia complessiva. Papa Francesco su questo ci ha istruiti nella Laudato Si’ in modo chiarissimo: si tratta di entrare nella mentalità di un’ecologia integrale. Il rapporto tra noi e la Creazione è imprescindibile, noi siamo terreni e perciò siamo limitati. Eppure Dio è Creatore e affida all’opera delle nostre mani questa sua Creazione, anche mettendola a rischio, forse perché si fida troppo di ciascuno di noi. Però questo ci dà stima, con la sua luce e con il suo spirito possiamo entrare in questa nuova consapevolezza. Noi siamo i custodi innanzitutto delle persone con le quali abitiamo questo Pianeta, ma anche del Pianeta stesso: custodi della Terra significa avere la sostanza di fondo per poter vivere e assaporare già qui un pezzo di Paradiso, quel giardino che è qui davanti a noi, ma che rischiamo di non poter gustare fin da ora. Questa 17esima Giornata per la Custodia del Creato è una grande occasione che abbiamo avuto l’opportunità di vivere a Reggio Calabria: un impulso per la nostra pastorale diocesana.
Che significato ha, proprio per il territorio, aver ospitato un evento simile?
È un’opportunità per avere più chiarezza nel rapporto con il nostro territorio e con le occasioni che ci sono date: la possibilità, ad esempio, di incentivare le nuove generazioni, questi ragazzi che purtroppo lasciano la loro terra. Ma essere custodi del creato in questo nostro territorio significa anche incentivare tutte le energie che ancora abbiamo a disposizione e valorizzarle. Nella zona di Reggio Calabria-Bova, ma in generale in tutta la Calabria, abbiamo due grandi risorse che vanno custodite e valorizzate: l’agricoltura, che rischia di essere completamente abbandonata, e il turismo, un altro aspetto che mette in risalto la bellezza del Creato. Purtroppo abbiamo anche degli esempi che distruggono la Creazione, come il problema annoso della spazzatura. Però c’è l’opportunità di valorizzare questa bellezza che tante volte non consideriamo, ma che offre la possibilità di una convivenza pacifica e pacificata. Questa è una terra di grande accoglienza, c’è un grande cuore che accoglie persone che vivono il dramma dello sfruttamento della loro terra. Anche noi, per alcuni versi, abbiamo lo stesso problema: questa possibilità di accogliere persone che vengono da situazioni drammatiche deve farci pensare che anche noi potremmo trovarci in situazioni simili. È un’opportunità anche dal punto di vista pastorale per aprire di più gli occhi e il cuore su questa realtà che spesso diamo per scontata: pensiamo che le risorse siano illimitate, pensiamo di essere i padroni del mondo. Questa Giornata ci fa riposizionare sul nostro essere creature ma, soprattutto, collaboratori di Dio: perché questa Creazione sia portata a compimento serve anche il nostro contributo. Dio si fida di noi, nonostante tutto.
Durante l’evento si sono alternati momenti di dibattito a situazioni più conviviali: qual è il sunto di questa Giornata?
Sicuramente la parte conclusiva della Giornata, con la passeggiata Laudato Si’. A conclusone di questi lavori ho esortato a prendere in mano l’enciclica di Papa Francesco, perché è di una provocazione fortissima. Abbiamo voluto spiegarne il senso con una passeggiata che abbiamo fatto nel tardo pomeriggio di ieri, con la partecipazione della Chiesa ortodossa e della Comunità musulmana. È stata un’occasione ecumenica: alla fine tutti abitiamo in questa Terra e la abitiamo in nome del Signore. Lungo questa passeggiata, nel bellissimo lungomare di Reggio Calabria, abbiamo fatto delle soste in cui ci siamo incontrati, abbiamo dibattuto ma abbiamo anche gustato i frutti del territorio. È stato un momento ecumenico, di spiegazione concreta della Laudato Si’, ma soprattutto di collaborazione e cooperazione: camminare insieme e condividere significa che possiamo fare passi importanti per il territorio e per noi cristiani.
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