I cappellani dell'Ucraina insieme al popolo nella preghiera alla Madonna
Padre Tymotey Kotsur e Svitlana Dukhovych - Città del Vaticano
Il 14 ottobre in Ucraina è una doppia festa: la Festa religiosa della Madonna del Patrocinio e la Festa dei Difensori, celebrazione nazionale. Nel contesto odierno, all’ottavo mese della guerra su larga scala, questa ricorrenza ha un significato particolare. Padre Dionisio Zavediuk, OSBM, direttore spirituale del Pontificio Collegio Ucraino di San Giosafat racconta come è nata questa festa Mariana e come in questo giorno si celebri anche la Festa nazionale dei Difensori. Il cappellano militare don Andriy Khomyshyn racconta, poi, il significato del sostegno spirituale dei militari e di tutto il popolo ucraino in questi tempi difficili.
La storia della festa del Patrocinio della Santa Madre di Dio
La festa del Patrocinio della Madre di Dio, come spiega padre Dionisio, è una delle grandi feste mariane celebrate sia nelle Chiese Ortodosse sia nelle Chiese Cattoliche di rito bizantino, anzitutto tra i popoli slavi, ma anche nella Chiesa Ortodossa greca. La radice slava del nome è “pokrov”, che significa copricapo. Secondo la tradizione, questa festa fu istituita in memoria dell’apparizione della Santa Vergine Maria a due uomini santi, Andrea, detto 'Stolto in Cristo', e il suo discepolo Epifanio. Al termine di una veglia durata tutta la notte in una chiesa di Costantinopoli per implorare la protezione dall’assedio della capitale dall’esercito nemico, i due uomini videro entrare nel tempio la Santissima Madre di Dio, accompagnata dai santi Giovanni Battista e Giovanni il Teologo e altri santi. Mentre la gente pregava, la Madonna avvicinandosi alla parte frontale della chiesa si inginocchiò e pregò con loro. Poi si alzò, si voltò verso la gente e con le sue mani stese sopra i fedeli il velo con cui era coperta la sua testa. Costantinopoli fu risparmiata dall’assedio nemico.
Una festa cara al popolo ucraino
Da quando il nascente Stato di Rus’ di Kyiv - che comprendeva il territorio di maggior parte dell’odierna Ucraina ed i territori affini a nord e nord-est - abbracciò la fede cristiana e assunse la sua espressione liturgica nel rito bizantino dalla Chiesa patriarcale di Costantinopoli, anche la Festa del Patrocinio fu celebrata come altre feste del calendario liturgico. Sia nell’iconografia, sia nei nomi di alcune chiese costruite a partire dal XII secolo, è presente il riferimento a tale celebrazione.
Dopo la distruzione di Kyiv nel 1240 durante l’invasione dei Mongoli e Tatari, la vita religiosa e politica si è spostata in altri centri, nei territori delle odierne Ucraina dell’ovest, Lituania e Bielorussia, nonché nel nascente ducato di Mosca. Al popolo ucraino, che si è formato dagli albori comuni dei secoli preistorici nel vasto territorio dell’Europa orientale, la Festa del Patrocinio era molto sentita, poiché invitava ad affidarsi a Dio e alla Santa Vergine, in particolare nelle frequenti situazioni di oppressione e di guerra.
Nel 2014 il governo ucraino ha istituito il “Giorno dei difensori dell’Ucraina”, nello stesso giorno in cui si celebra la festa religiosa del Patrocinio di Madre di Dio, confermato così dalla tradizione nazionale di vedere nell’aiuto di Dio e nell'intercessione della Madonna la realizzazione della speranza del popolo nella prosperità e pace duratura.
I cappellani militari: stare accanto nella preghiera
Nel giorno della Festa della Madonna, in cui si celebra anche la Festa dei Difensori, ad accompagnarli nella preghiera sono tanti cappellani militari.
“La nostra missione è, soprattutto, quella di essere accanto ai nostri militari”, afferma a Vatican News don Andriy Khomyshyn, uno dei cappellani militari dell’Arcieparchia di Lviv della Chiesa greco-cattolica ucraina. Il sacerdote spiega che i cappellani offrono la cura pastorale non soltanto a quelli che combattono al fronte, ma anche a quelli che studiano, ai feriti di guerra negli ospedali. Spesso sono proprio i cappellani a celebrare i funerali dei caduti al fronte e ad assistere i loro familiari. Ma non solo: portano loro aiuti umanitari (medicine, cibo, vestiti, kit igienici ecc.) ai militari e ai civili che si trovavano nelle zone dei combattimenti e quelle appena liberate. Certamente, non hanno mai a che fare con armi e munizioni. “In primo luogo siamo sacerdoti, servi di Dio", sottolinea don Andriy, "la nostra forza principale è la preghiera personale e comunitaria, dalla quale scaturiscono altre attività. Non tutti i soldati sentono sempre bisogno del sostegno di un cappellano, però ognuno di loro, come ogni persona umana, è un grande universo e se in un determinato momento un soldato su mille avrà ne avrà bisogno e il sacerdote riesce ad aiutarlo in quell’istante, allora la sua missione sarà compiuta”.
Le domande difficili
Don Andriy Khomyshyn racconta che, a volte, è difficile rispondere alle domande di alcuni militari. “Spesso non so cosa dire, però, secondo la mia esperienza, le persone di solito sanno già le risposte alle domande che fanno: hanno soltanto bisogno di parlare, di essere ascoltate, hanno bisogno di attenzione, di sentire il rispetto verso la propria dignità. Inventare le risposte, per sentirsi saggi, sarebbe un grave errore. Io non temo di dire a un militare: ‘Non ho la risposta, però adesso sto accanto a te’. Oppure gli dico: ‘Chiedilo a Dio’”.
Una società che lotta per la sopravvivenza
La Festa dei difensori è diventata oggi l’occasione per tutto il popolo ucraino per esprimere la gratitudine e il sostegno ai militari. “Dopo lo scoppio della guerra su larga scala, nella società ucraina il confine tra militari e non-militari non è così netto, anzi è quasi assente", afferma il cappellano. Questo perché, spiega, "vediamo i militari nelle strade delle nostre città, tanti di loro sono i nostri amici, familiari e parenti e, purtroppo, tanti che conoscevamo hanno già perso la vita. Quindi, possiamo dire che adesso l’intera società ucraina è una società che sta combattendo e ognuno svolge un ruolo: i militari al fronte, i civili che cercano di aiutare in modi diversi perché qui si lotta non solo per i valori, ma per la pura sopravvivenza. Lo abbiamo potuto constatare anche negli ultimi giorni, quando abbiamo vissuto l’intenso attacco missilistico russo: i militari ucraini al fronte erano più preoccupati per i loro familiari nelle città colpite che viceversa, perché tutto il territorio dell’Ucraina è sotto la minaccia”. In queste circostanze drammatiche la Chiesa, sottolinea don Andriy, cerca di difendere la dignità umana della gente, aiutando a rispondere ai bisogni di base e offrendo sostegno spirituale: “è un raggio di luce in un periodo di buio”.
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