Chiesa di San Bartolomeo all’Isola dedicata ai Martiri del XX e del XXI secolo illuminata di rosso in solidarietà ai Cristiani perseguitati nel mondo. (Foto d'archivio) Chiesa di San Bartolomeo all’Isola dedicata ai Martiri del XX e del XXI secolo illuminata di rosso in solidarietà ai Cristiani perseguitati nel mondo. (Foto d'archivio)

Cristiani perseguitati, al via la Red Week di Acs per non dimenticare

Chiese, monumenti ed edifici in tutto il mondo, da oggi e fino al 23 novembre, si colorano di rosso per ricordare le vittime delle violenze generate dall’odio contro la fede e le violazioni alla libertà religiosa. Alessandro Monteduro, direttore della Fondazione Pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre: “E’ il nostro modo per dire che noi non ci stiamo. I nuovi dati confermano che interi Paesi del Sahel sono sotto scacco dell’estremismo jihadista”

Federico Piana- Città del Vaticano

Una luce di colore rosso proiettata su chiese, monumenti ed edifici di tutto il mondo, dalla Francia al Canada, dal Brasile all’Indonesia: si svolge in questo modo - simbolico ma di forte impatto emotivo - la nuova edizione della Red Week che inizia oggi e si concluderà il prossimo 23 novembre. Il colore rosso simboleggia il sangue versato dai cristiani perseguitati e serve alla Fondazione Pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), che da diversi anni organizza l’evento, per ricordare a governi, istituzioni e semplici cittadini che la libertà religiosa viene ancora calpestata in troppe nazioni.

Comunità cristiane sofferenti

“Tutto questo è il tentativo di attirare l’attenzione sulle tante sofferenze che oggi vivono molte comunità cristiane sparse nel pianeta” dice Alessandro Monteduro, direttore di Acs Italia. “E’ il modo per dire al mondo che noi non ci stiamo a vedere morire tanti innocenti, tanti martiri” aggiunge Monteduro.

Ascolta l'intervista ad Alessandro Monteduro

In occasione della Red Week viene presentato anche un rapporto sulla persecuzione dei cristiani del mondo. Cosa emerge da questi nuovi dati?

Si consolida ciò che era stato già descritto nei rapporti precedenti. In Africa, gli Stati del Sahel come il Ciad, il Burkina Faso, il Mali, il Niger, il Camerun ed il nord della Nigeria sono sotto il completo controllo del terrorismo jihadista. All’interno di questo quadro, le comunità cristiane, insieme ad altre comunità di fede, comprese quelle musulmane che non accettano l’ideologia politico-religiosa del jihadismo, soffrono molto. Il discorso si potrebbe ampliare anche ad altre aree del pianeta: Afghanistan, Birmania, Pakistan, India, per fare solo qualche esempio.

E tutto si consuma nella più completa indifferenza?

Sì, ed è un errore perché, prima o dopo, l’Occidente dovrà fare i conti con tutto quello che sta accadendo in quelle zone del mondo. Le vicende dei cristiani violentati ed uccisi non trova neanche un’adeguata narrazione.

Perché c’è questo sostanziale disinteresse?

Probabilmente perché occuparsi di libertà religiosa è complicato, si preferisce mettere la testa sotto la sabbia, si preferisce non analizzare a fondo questi fenomeni: forse le nostre categorie mentali non sono pronte ad accettare questa realtà. Però, se gli studiosi, se gli intellettuali e se i politici continueranno a non occuparsene allora il rischio più grave sarà quello di consegnare la reazione alle viscere di ampi strati della popolazione, anche occidentale.

Ma, secondo lei, perché i cristiani vengono perseguitati?

Tra le tante ragioni, ce n’è una che meriterebbe più adeguata considerazione: spesso vengono perseguitati perché vengono percepiti come vicini all’Occidente. Faccio un esempio: quando nello Sri Lanka, durante la domenica di Pasqua del 2019, ci furono tre attentati in tre diverse chiese, contemporaneamente ci furono altri tre attentati in tre alberghi dove morirono soprattutto europei Ecco, da una parte si colpivano gli occidentali, dall’altra i cristiani. Occidentali e cristiani sono considerati un’unica entità.

 

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16 novembre 2022, 15:34