Giornata dei poveri, suor Laura: sono loro il tesoro della Chiesa
Ilaria Sambucci – Città del Vaticano
Si celebra il 13 novembre la VI Giornata mondiale dei poveri voluta da Papa Francesco, con l’invito, ripreso dall’apostolo Paolo, a tenere lo sguardo fisso su Gesù, il quale “da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2Cor 8,9). Bisogna allontanare l’indifferenza, e spesso il senso di fastidio verso i poveri. Come ha affermato più volte il Santo Padre, Gesù lo possiamo riconoscere nel volto dei nostri fratelli, in particolare nei poveri, nei malati, nei carcerati, nei profughi: sono carne viva del Cristo sofferente e immagine visibile del Dio invisibile.
È proprio questa la missione delle Figlie di San Camillo, Congregazione religiosa fondata nel 1892 dal Beato Luigi Tezza e da Santa Giuseppina Vannini, che pone al centro della sua opera l'assistenza corporale e spirituale ai malati. “Noi siamo Cristo misericordioso che si china verso Cristo crocifisso - spiega suor Laura Cortese - oltre ai tre voti comuni a tutti i religiosi: povertà, obbedienza e castità, noi Figlie di San Camillo, sulla scia di De Lellis, abbiamo un quarto voto ovvero quello di assistere i malati a rischio della nostra vita”.
Il volto di Cristo nel volto del malato
La Congregazione delle Figlie di San Camillo è nata dall’intuizione del Beato Luigi Tezza, un padre Camilliano che ha sentito il bisogno che, in questo ordine, ci fosse un ramo femminile. Il Santo di Bucchianico diceva infatti di curare gli infermi e servire i poveri come una madre cura il suo unico figlio infermo. Un segno che caratterizza le Figlie di San Camillo è la croce rossa cucita sul loro abito: “La croce indica il sacrificio e l’offerta per amore e il colore rosso - spiega suor Laura - ci ricorda il sangue di Cristo che ci ha salvato. Una salvezza che va intesa sia come salute del corpo ma anche come salvezza dell’anima”. Osservando la croce si nota che questa non ha sopra il Cristo perché, sottolinea suor Laura, “Cristo Crocifisso lo dobbiamo vedere nel malato”. La religiosa ricorda inoltre l’importanza di celebrare la Giornata mondiale dei poveri perché rappresentano "il tesoro della Chiesa, la perla preziosa da andare a scovare".
Al servizio dei più bisognosi
Conosciute come Suore Camilliane, le Figlie di San Camillo sono un Istituto religioso femminile di diritto pontificio. Oggi l’ordine è attivo in quattro Continenti e 23 Paesi tra cui Italia, Germania, Argentina, Brasile, Burkina Faso, Filippine, India. Accogliere, assistere e curare le ferite, non solo del corpo ma anche dell’anima, è la missione delle Figlie di San Camillo che, nello spirito della fondatrice, operano in diversi campi e attività tra cui ospedali, ambulatori, dispensari, case per anziani, assistenza a domicilio, lebbrosari e missioni.
Fare esperienza della misericordia di Dio
Suor Gemma Gianjorio, Figlia di San Camillo racconta ai microfoni di Vatican News - Radio Vaticana il momento in cui ha ricevuto la sua chiamata dal Signore. “Avevo 21 anni ed è stato per me folgorante. Stavo per sposarmi ma sentivo nel profondo che mi mancava qualcosa. Volevo fare di più. Per celebrare il matrimonio dovevo prima ricevere il sacramento della cresima, così iniziai a frequentare i corsi previsti dalla mia parrocchia e qui incontrai Andrea Santoro, un sacerdote che mi aiutò a capire la mia chiamata vera”.
Suor Gemma fa parte della Congregazione da 31 anni durante i quali ha accompagnato e continua ad accompagnare molti ammalati alla morte. Una delle caratteristiche di quest’ordine è la vicinanza ai moribondi. “Vado ogni giorno all’Hospice. Qui trovo storie, persone che vengono segnate dall’amore di Gesù -conclude suor Gemma - ed è bellissimo vedere gli ammalati fare esperienza della tenerezza, dell’amore e della misericordia di Dio”.
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