Sinodo sulla sinodalità: valorizzare la voce e la fede del popolo di Dio
Sr. Bernadette Mary Reis - Città del Vaticano
Papa Francesco ha ufficialmente inaugurato il Sinodo per una Chiesa sinodale il 10 ottobre 2021. Le Chiese locali in tutto il mondo hanno quindi iniziato un lungo processo di consultazione, che è stato definito storico per quanto riguarda il numero delle persone consultate in tutto il mondo.
Poi, il 16 ottobre 2022, ha annunciato che il Sinodo si sarebbe svolto in due sessioni, la prima a ottobre 2023 e la seconda a ottobre 2024, al fine di concedere più tempo per il discernimento.
Il 27 ottobre è stato pubblicato un documento redatto sulla base dei risultati delle consultazioni presentati dalle Conferenze episcopali in tutto il mondo, dando inizio alla tappa continentale del Sinodo.
La Segreteria generale, che ha il compito di organizzare questo Sinodo in ogni suo aspetto e fase, il 28 e 29 ottobre tiene un incontro dei presidenti delle Unioni internazionali di Conferenze episcopali e i coordinatori delle loro task-force continentali. La professoressa Susan Pascoe, membro della Commissione sulla metodologia del Sinodo e della task-force per la tappa continentale, lunedì 28 illustrerà le opportunità e le sfide della tappa continentale, dopo aver parlato ad ottobre alla Conferenza generale della Federazione delle Conferenze dei vescovi asiatici (FABC), aggiornando l’assemblea sul processo sinodale.
Due testimonianze di un percorso
Ai margini della Conferenza generale della FABC, la professoressa Susan Pascoe e la dottoressa Christina Kheng, facente parte anche lei della Commissione sulla metodologia del Sinodo e membro della Facoltà del East Asian Pastoral Institute nelle Filippine, hanno raccontato a Vatican News la loro esperienza sia nella fase di consultazione del Sinodo, sia nell’incontro tenuto a Frascati, nei pressi di Roma, per redigere il Documento di lavoro per la tappa continentale.
Imparare la sinodalità facendo
“Ciò che per me è diventato molto importante - afferma Christina Kheng - è che, come Chiesa, siamo abituati a essere pronti a dare risposte o a dire alla gente che cosa è giusto e che cosa è sbagliato. Ma in questo processo dell’imparare e fare sinodalità, stiamo tutti imparando man mano che si va avanti. E a volte si va a tentativi ed errori. La cosa fondamentale del sensus fidei fidelium è che dal punto di vista teologico sappiamo che cos’è. Di fatto, possiamo parlarne e descriverlo. Ma è la prima volta che cerchiamo di valorizzarlo addirittura a livello mondiale. Abbiamo l’esempio del concilio di Gerusalemme. Quella era la Chiesa dei primordi, con un numero relativamente basso di persone paragonato a quello odierno.
In un certo senso, quindi, stiamo imparando mentre andiamo avanti, cercando di capire esattamente quali sono i metodi e i processi per raccogliere e sfruttare bene il sensus fidei fidelium. Ammetto che il processo non è stato sempre semplice. È stato necessario adattarsi tante volte. Ma la cosa straordinaria è che questo adattamento c’è. All’inizio, quando le persone hanno chiesto di avere più tempo, la scadenza è stata prolungata. E ora abbiamo addirittura la mossa a sorpresa delle due sessioni dell’incontro. Un’altra mossa a sorpresa sarà che le persone ora vedranno il Documento per la tappa continentale. Avranno l’opportunità di dare risposte, sollevare domande, e questo finora non era mai stato fatto. Quindi stiamo davvero imparando la sinodalità facendo sinodalità”.
Lavorare uniti
“La cosa che mi colpisce - dice da parte sua Susan Pascoe - è che le persone coinvolte in questo sforzo, un misto di laici, religiosi, sacerdoti e naturalmente ci sono anche cardinali e vescovi, stanno lavorando uniti. C’è, per usare termini semplici, una struttura orizzontale. Quando ci siamo riuniti a Frascati, stavamo tutti attorno allo stesso tavolo. La sensazione dominante era che quello fosse un momento importante nella vita della Chiesa, che tutti noi eravamo privilegiati a essere stati chiamati a dare un contributo. Tutti noi ci siamo sentiti onorati da quella chiamata e profondamente grati per essere stati invitati a contribuire. E quando ne abbiamo parlato a Frascati, le parole ripetute più spesso sono state che si trattava sia di un dono sia di una responsabilità.
Un dono in quanto quello di Frascati è stato un processo di profonda riflessione orante, ma anche una riflessione, se così si vuole, come comunità appena costituita, e anche di momenti di discernimento comune man mano che andavamo avanti. Ma per 12 giorni è stata una situazione di preghiera costante. Non capita spesso nella vita di avere questa opportunità. Ecco dunque il dono. E per quanto riguarda la responsabilità, ognuno di noi ha sentito la forte responsabilità di avere ricevuto il compito di far sentire le voci del popolo di Dio. Le nostre idee erano irrilevanti. Erano presenti molti esperti e non direi che le loro osservazioni fossero irrilevanti, ma il nostro compito era di far sentire le voci del popolo di Dio. E la cosa che secondo me fa effetto, è che è stato fatto nella preghiera, è stato fatto in modo autentico, trasparente, molto deciso. Si tratta quindi di un processo che secondo me supererà la prova del tempo”.
Gli eroi del Sinodo
“A farmi grande impressione - riprende a dire Christina Kheng - sono stati la marea di sforzi e la creatività che abbiamo rilevato nella gente di tutto il mondo. Le persone ammirano la grande quantità di citazioni e di voci dalla base di tutto il mondo e tutti i continenti. Vorrei quindi sottolineare che i veri eroi di questo processo sinodale sono i team sinodali. Sono persone che hanno viaggiato per lungo e per largo, che hanno faticato molto per raggiungere zone remote e portare le voci dalle periferie al centro. Ci sono state persone che non hanno viaggiato fisicamente, ma che hanno dovuto viaggiare molto emozionalmente e socialmente per andare incontro ai loro amici o parenti che hanno abbandonato la Chiesa, che si sentono privati dei loro diritti dalla Chiesa, per convincerli a prestare la loro voce perché sia ascoltata in questo processo. Per me sono loro i veri eroi del processo sinodale. Ed è per loro che abbiamo questa ricca e preziosa raccolta di voci dalla base. Naturalmente occorre fare e migliorare molto, molto di più. Tanti non sono stati consultati, ma penso che sia un buon inizio e spero che sia uno slancio che non si fermerà. Il cammino sinodale è appena iniziato, quindi continuiamo a camminare”.
Autorizzati e invitati a parlare
“Come ha detto Christina, stiamo davvero iniziando a ravvivare il nostro modo di essere Chiesa - conferma Susan Pascoe -. Ci sono molte riflessioni che portano indietro alla Chiesa dei primordi, e sappiamo che non era perfetta, e i nostri sforzi non sono perfetti. Ma è questo l’impegno profondo. Si tratta di avere una visione sia dottrinale, sia pastorale del lavoro che svolgiamo. Penso che siamo davvero fortunati, in questo momento della storia, ad avere Papa Francesco, che ha investito personalmente in questo processo. Ma ci sono anche leader ecclesiali straordinari, ne potremmo elencare a decine, che stanno offrendo una guida importante alla Chiesa in questo tempo. E sappiamo che è un tempo in cui c’è bisogno di una guida.
Proprio riguardo all’idea di essere noi ad andare incontro al popolo di Dio perché abbia una voce, all’apertura del Sinodo il 9 ottobre dello scorso anno, Papa Francesco, che ha un modo di esprimersi meravigliosamente poetico, ha detto che il battesimo è la nostra carta d’identità. Se si vuole contribuire alla vita della Chiesa, tutti i battezzati possono farlo. Secondo me, lui già prima aveva tenuto fede a queste parole, quando nel 2018 aveva scritto direttamente al popolo di Dio. C’erano state numerose denunce di abusi sessuali nella Chiesa e lui ha scritto quella lettera al popolo di Dio, l’ha messa su internet, non è stata mediata da officiali della Chiesa, dicendo fondamentalmente: abbiamo bisogno che voi vi facciate avanti e lavoriate nella Chiesa, serve l’intero popolo di Dio per trasformare la Chiesa per quanto riguarda gli abusi. E il motivo per cui considero questa cosa molto importante è che in passato tante persone non si sentivano autorizzate a parlare, e quella è stata un’autorizzazione e il cammino sinodale è un invito: siete sia autorizzati sia invitati, ed è questo l’invito aperto a tutti noi”.
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