Argentina: i 15 anni di lotta delle Hogares de Cristo, un Paese libero dalla droga
Sebastián Sansón Ferrari - Città del Vaticano
Un segno di speranza, nato nel cuore della Chiesa di periferia". Così padre Pepe Di Paola, presidente della Federación Familia Grande Hogar de Cristo in Argentina, riassume l'esperienza del pellegrinaggio della Vergine di Luján attraverso tutti i Centri di quartiere che l'istituzione gestisce nel Paese. L'iniziativa, cominciata il 7 agosto e che celebra il 15° anniversario della fondazione delle Case, durerà fino al 13 marzo 2023. Una data molto significativa in quanto si commemorerà anche il 10° anniversario del Pontificato di Francesco.
Nell'intervista a Vatican News, il prete dei bassifondi ricorda il grande inizio di questo "pere", come viene affettuosamente chiamato il pellegrinaggio, che è cominciato nel Luna Park di Buenos Aires. Un’iniziativa che i missionari portano avanti con amore, trasmettendo la loro esperienza ad altri fratelli e sorelle. "La cosa bella è che noi ci chiamiamo sempre 'Grande Famiglia' e qui lo si sperimenta”, spiega padre Pepe, “perché quando si passa per i Centri, nell’autobus dove vanno i missionari salgono altre persone e fanno un po’ di strada insieme. In questo modo si trasmette questa comunione fraterna che esiste nella Hogar de Cristo”.
Il Buon Samaritano nel cuore di ogni argentino
Il motto del movimento è "Ni un pibe menos por la droga" - "Non un bambino in meno a causa della droga", ed è strettamente legato al lavoro fatto dalle Hogares de Cristo. La Federazione riunisce infatti i Centri di quartiere, che sono spazi allestiti nei quartieri popolari o nelle baraccopoli e forniscono una risposta globale alle situazioni di vulnerabilità sociale e/o di consumo problematico di sostanze psicoattive. Da questi centri iniziano nuovi meccanismi di inclusione e partecipazione, come comunità, fattorie, cooperative, centri e case per chi vive sotto la soglia di povertà, case di transito, “Case amiche” e “tende di solidarietà”. Per il sacerdote argentino, il motto del movimento è molto esaustivo e rappresenta "una grande sfida, non solo per la Chiesa, ma anche per la società perché ci mette alla prova, ci fa pensare che tutti possiamo fare qualcosa". Le sette parole che lo compongono, infatti, non sono un semplice slogan, ma sono al centro delle preoccupazioni delle Hogares. Nella messa inaugurale del pellegrinaggio è stato detto chiaramente che si vuole che l'Argentina abbia la possibilità di far crescere quei ragazzi e quelle ragazze che sono sommersi dalla droga. "Vogliamo che ricevano ciò che Gesù ci ha chiesto”, ha detto Di Paola nell'omelia, "che il Buon Samaritano, colui che solleva chi è caduto, sia nel cuore di ogni argentino", con il desiderio di un Paese senza droga e pieno di speranza per i giovani.
L'impulso del cardinale Bergoglio
Il cammino della Vergine di Luján e della croce è iniziato ad agosto, ma è nato idealmente quando Jorge Mario Bergoglio, da arcivescovo di Buenos Aires, durante la Settimana Santa del 2008, ha lavato i piedi a dei bambini che erano sommersi nel dramma delle dipendenze. Questo è stato il seme delle Hogares de Cristo, che è germogliato e cresciuto in un impegno concreto che dura ormai da 15 anni. Il Papa ha voluto partecipare a questo pellegrinaggio con un video messaggio, che è stato trasmesso sugli schermi del Luna Park della capitale argentina. Ha parlato di un "pellegrinaggio di speranza", "testimoniale", "costruttivo", "perché questi sono i messaggi e la testimonianza di 15 anni di Hogares de Cristo", ha affermato:
"C’è una speranza: c'è tempo. Si può fare. Contro il crimine della droga che distrugge... si può fare. È possibile aprire ad un'alternativa.
Di Paola ha ricorda con gratitudine le considerazioni del Pontefice sulle Hogares, che non sono solo come "una mano che vi solleva, ma anche amore”, "una casa in cui si viene ricomposti, si rafforza la propria vita e si viene reinseriti nella società in modo molto migliore". Allo stesso tempo, il Papa avvertì:
"Avrete molte difficoltà, ma finora le avete superate perché siete convinti che quello che date e che state dando è la salvezza per tanti bambini minacciati dalla droga"."
Che Dio vi benedica e continui ad andare avanti", concluse il Successore di Pietro.
Una storia diversa che nasce da un gesto
In linea con le parole del Papa "ricomporre" e "ricostruire", Di Paola pensa che la sintesi che meglio riassume le attività delle Hogares sia un gesto: l'abbraccio. Con questo, la persona che lo riceve e che magari si sente sola o è stata depressa tutto il tempo, inizia a ricostruirsi: "Improvvisamente, nella comunità, trovano l'abbraccio e, da lì, inizia una storia diversa". L'incoraggiamento del Papa, secondo Di Paola, ha a che fare con questa possibilità offerta dall'organizzazione di "accogliere la vita così come viene". Questa è la forza motrice e l'orizzonte: l'insieme della vita nella sua complessità e nella sua totalità.
Le Hogares de Cristo: ieri, oggi e domani
Guardando al passato, il religioso è grato per il modo in cui la proposta si è moltiplicata e per l'approccio alle dipendenze nel territorio e per aver compreso che il luogo in cui la persona recupera è la comunità. "Non è che guariscano con un semplice trattamento", afferma. Il sacerdote sottolinea infatti la visione integrale delle Hogares de Cristo, che si prendono cura della dimensione fisica, psicologica e spirituale di ognuno. "Ci preoccupiamo che questo approccio integrale li aiuti a risolvere e a costruire il proprio progetto di vita". Una delle sfide future è il miglioramento dei centri esistenti. Allo stesso tempo, al passaggio della Vergine di Luján, diversi luoghi si interessano su come fare per inaugurare anche lì una “Hogar de Cristo”. Mentre l'itinerario del pellegrinaggio prosegue, Di Paola ammette di essere dovuto tornare in alcune province per continuare a chiacchierare e sostenere i fratelli impegnati nella causa.
Un percorso di apertura del cuore e della società
Il sacerdote coglie l'occasione per condividere un messaggio natalizio speciale rivolto ai membri delle Hogares de Cristo, ai loro volontari e a tutto il popolo di Dio. Padre Pepe sottolinea che essi vivono il Natale in modo speciale e incoraggia tutte le persone a raccogliere la sfida: "Non permettiamo che il grido ‘Non un bambino in meno a causa della droga’ diventi solo una delle tante questioni in Argentina, come spesso accade", dice. "La chiave per noi è sentirci una comunità organizzata, mano nella mano con la Vergine” e l’invito è “a far parte di questo viaggio”. “Tu, afferma, “da dove sei, come insegnante, come catechista, come insegnante di calcio, come lavoratore, come medico, puoi fare molto”.
Tutti gli argentini sono chiamati a vivere con dignità.
Lungo il percorso, i pellegrini hanno firmato dichiarazioni in cui sanciscono il loro impegno per l'indipendenza dalla schiavitù della droga e per il diritto umano a vivere liberi dalla droga in Argentina. A La Rioja, dove riposano le spoglie del Beato Enrique Angelelli, hanno rievocato anche la lotta per i diritti umani che il vescovo portò avanti durante la sua vita. "Tutti abbiamo il diritto di vivere in un Paese che si impegni in tutte le sue dimensioni a lavorare contro il consumo di droga: i bambini, i giovani, i più trascurati, i più vulnerabili", si legge nella dichiarazione. "Risvegliare le coscienze nel nostro cammino è la nostra missione, affinché l'intera società comprenda che questa missione spetta a tutti noi". "Noi, come Grande Famiglia, amiamo la nostra gente, trasformiamo le periferie in luoghi di accoglienza, camminiamo accanto ai poveri, agli anziani e ai malati e crediamo che ogni essere umano abbia la scintilla di Dio nel suo cuore. Per questo diciamo con forza che tutti gli argentini sono chiamati a vivere con dignità nel nostro Paese, liberi dalla schiavitù della droga, e recuperiamo dal messaggio del vescovo martire che qui sta l'urgenza di affermare i diritti umani del nostro popolo argentino su questa terra benedetta".
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