Natale, i vescovi della Patagonia: “Complichiamoci" la vita servendo gli altri
Anna Poce - Città del Vaticano
“Fissiamo il nostro sguardo su questo Bambino, sul Dio Bambino. Complichiamoci la vita servendo gli altri, seguendo Gesù che da Betlemme ci dice: ‘Non sono venuto per essere servito, ma per servire e dare la mia vita come prezzo di riscatto per molti’”. I vescovi della Regione Patagonia-Comahue, in Argentina, nel loro messaggio di Natale, invitano i fedeli cattolici a tenere fisso lo sguardo su Colui “che essendo ricco si è fatto povero per noi per arricchirci con la sua povertà”. Grazie all’incontro con il Dio bambino, infatti, sottolineano i presuli, potremo scoprire “che tutta la vita è qualcosa di meraviglioso”, “che Dio per salvare l’umanità sceglie la strada dei piccoli” e “che tutta la vita è un dono per gli altri”.
La vita è servire gli altri
Dio, che è in quel bambino fragile e bisognoso, ci mostra che “ogni vita è molto più del valore sociale che le viene attribuito per i suoi successi, la sua fama, i suoi talenti, i suoi contributi al progresso…”, spiegano i vescovi, e che il Natale è un invito “a valorizzare tutta la vita, in particolare quella meno considerata: quella dei bambini, dei malati, degli anziani”. Nel divenire “un bambino come tanti”, Dio, nel suo Figlio Gesù, trasforma la storia e comunica – aggiungono i presuli – “che la vita è servire gli altri”. Di conseguenza, “il Natale di Gesù – continuano - ci risveglia ad essere costruttori di una vita degna e felice in ogni uomo, gratuita e proiettata al futuro.”
L’esempio di don Artémides Zatti
Alla luce di tutto questo, i vescovi, sottolineando come ogni esistenza sia un dono per gli altri, esortano i cattolici a celebrare il Natale, seguendo l’esempio di don Artémides Zatti, primo salesiano coadiutore non martire ad essere elevato agli onori degli altari, beatificato da San Giovanni Paolo II il 14 aprile 2002 e proclamato Santo lo scorso 9 ottobre. “Nella nostra terra patagonica, a Viedma, Rio Negro, la sua vita proclama quanto vale ciò che possiamo fare per il bene degli altri”, si legge nel comunicato. Le brevi giornate dell’infermiere Santo, si ricorda, erano tutte tese ad “alleviare il dolore della malattia, della povertà e dell’emarginazione di tanti”; nulla poteva fermarlo “di fronte all’urgenza di curare, calmare e consolare”. La sua era “una presenza semplice, gioiosa e attenta”, come "la presenza di quel Dio che si prende cura del suo popolo”.
Zatti, concludono i vescovi, citando le parole di un messaggio diffuso lo scorso settembre, “ha toccato la miseria umana, la carne sofferente dei fratelli e delle sorelle più poveri. Ha messo in gioco la sua vita per loro, ha unito molti altri a questa causa. La sua vita era molto complicata, ma era felice di seguire le orme di Gesù, dando la sua vita per gli altri”. L’auspicio è, dunque, in questo Natale, che il suo esempio incoraggi la comunità a dare il meglio di sé per rendere più dignitosa la vita degli altri e per costruire una società più umana.
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