La Comece all'Ue: essenziale il contributo delle Chiese per mitigare gli effetti della guerra
Antonella Palermo - Città del Vaticano
La Commissione delle conferenze episcopali dell'Unione Europea (Comece) ha partecipato all'incontro ad alto livello dei leader religiosi e dell'UE ospitato oggi dalla Commissione europea per condividere le prospettive su come affrontare le conseguenze ad ampio raggio nell'Unione europea della guerra in Ucraina. Per il cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della Comece,"il contributo delle Chiese è e deve essere considerato un ingrediente essenziale per avanzare nelle politiche dell'UE che promuovono il bene comune".
La generosità in Slovacchia per i profughi ucraini
Monsignor Cyril Vasil', arcivescovo dell'Eparchia greco-cattolica di Košice, in Slovacchia, ha sottolineato il ruolo delle Chiese come attori operativi in prima linea sul campo. Lo racconta anche a Vatican News: nei primi mesi dello scorso anno attraverso i due passaggi tra la frontiera ucraina e quella slovacca sono passati, osserva, circa 900mila persone di cui 100mila stanno ancora permanendo.
"La nostra Chiesa è stata presente fin da subito con aiuto immediato, di pronto soccorso, prima di altre organizzazioni statali", sottolinea il presule. "Con il nostro volontariato abbiamo offerto alloggio, vestiti, cibo. Poi, certamente la grande macchina umanitaria si è messa in moto, ma noi avevamo già fatto tanto. Continuiamo adesso a lavorare con chi è rimasto nel nostro Paese con la ricerca di lavoro e l'insegnamento della lingua. La nostra Eparchia - aggiunge - non ha lavorato diversamente dalla Chiesa in Polonia o in Romania o in Ungheria, anch'essi Paesi limitrofi. Si è trattato di una esperienza che ha mostrato la grande flessibilità e generosità della gente".
Istituzioni civili ed ecclesiali insieme per un'Europa accogliente
"Siamo tutti sulla stessa barca, ma oggi nella riunione ho cercato di sottolineare che l'approccio e la collaborazione fra le istituzioni civili e quelle ecclesiastiche deve camminare con lo stesso passo", continua l'arcivescovo. "Non siamo concorrenti ma collaboriamo allo stesso progetto", rimarca ancora. Vasil' pone l'accento sul fatto che siamo tutti, in Europa, ad offrire quella immagine di continente "accogliente e democratico" che, di fronte alla crisi della guerra, "deve lavorare insieme". L'incontro ad alto livello tra i leader dell'UE e delle religioni è stata un'occasione annuale di scambio basata sull'articolo 17 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), che prevede un dialogo aperto, trasparente e regolare tra le istituzioni dell'UE e le Chiese. A questo proposito, monsignor Vasil' precisa: "Da semplice cittadino europeo potrei auspicare che il dialogo in Europa sia vero e che l'ascolto sia reale e non solo limitato a qualche incontro annuale o saltuario per dire ognuno la sua. Mi sembra del resto - aggiunge - che ci sono molti altri aspetti delle politiche europee dove la voce della Chiesa e delle Chiese non viene percepita e tanto meno ascoltata".
La solidarietà come risposta ai danni economici della guerra
L'intervento di monsignor Antoine Hérouard, arcivescovo di Digione e presidente della Commissione Affari sociali della Comece si è focalizzato sui molti effetti della guerra in Ucraina sulla popolazione di tutta l'Europa. In particolare ha messo sul tavolo la questione dell'energia, del suo costo e dell'inflazione. Ha ribadito l'appello della Chiesa cattolica all'Unione europea e ai suoi Stati membri "a politiche volte a realizzare una solidarietà concreta nei confronti dei più fragili delle nostre società, persone e famiglie che non sono in grado, o hanno grandi difficoltà, a soddisfare i loro bisogni fondamentali". Anche ai nostri microfoni ha fatto riferimento ai tanti che non hanno più la possibilità di pagare il riscaldamento e l'elettricità. "Si deve pensare ad aiutare la gente, fra i vari popoli e all'interno di ciascun Paese per chi soffre maggiormente" delle conseguenze del conflitto in corso in Ucraina.
Anche monsignor Hérouard cita l'articolo 17: la sua impressione è che oggi questo dialogo "rimane un po' formale". Forse sarebbe utile - è il suo auspicio - avere delle riunioni più organizzate in anticipo e anche "creare le condizioni per un dialogo più regolare perché vediamo che la questione della guerra oggi in Ucraina ha dei legami con la questione religiosa, con l'ortodossia, per esempio. Come cristiani possiamo avere l'atteggiamento giusto nei confronti di questo dramma".
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