Il Bambinello dell'Ara Coeli, "Er Pupo de Roma"
Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano
Un bambino vestito da re. È il Santo Bambino dell’Ara Coeli, veneratissimo dai romani, la cui storia, nei secoli, si è stratificata tra tradizioni e leggende. Gesù, Re dell’universo, è la trasposizione iconografica delle parole dei Vangeli, fin dall’annuncio dell’angelo a Maria, dove è chiamato figlio di Dio: “Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Luca 1, 32-33).
Così, accanto all’immagine del Neonato vestito di poco o niente e adagiato nella mangiatoia, si afferma anche quella del Re Bambino, alle volte tenuto sulle ginocchia di Maria e mostrato ai Magi - un Re mostrato ai re - alle volte da solo, in piedi e trionfante, con corona e scettro in miniatura, proprio come questo nostro dell’Ara Coeli o, per citarne uno solo tra i tanti, la statuetta di cera del Bambino Gesù di Praga.
Dipinto dagli angeli
Secondo la leggenda, la statuetta, alta 60 cm, sarebbe stato scolpita in un tronco di olivo proveniente dall’orto dei Getsemani alla fine del Quattrocento. Artefice sarebbe stato un frate di nome Michele che, sconsolato perché timoroso di non riuscire a terminare l'opera, si sarebbe addormento pregando. Al suo risveglio, trova che il Bambino è stato dipinto con colori vivaci, la pelle rosata, le gote accese e le vesti rilucenti: sono stati gli angeli.
Michele prende con sé la preziosa statuetta e decide di portarla in Italia, ma lungo il viaggio viene sorpreso da una tempesta e naufraga, nei pressi di Livorno. Il Bambino viene però ritrovato sulla spiaggia, perfettamente protetto nella sua teca.
Questo racconto è ricorrente fin dai primi secoli cristiani; ci sono diverse opere miracolose ritenute acheropite, cioè non fatte da mano dell’uomo, e la lista è lunga. Anche altri particolari della storia si ripetono, come il viaggio dalla Terra Santa per mare verso l’Italia, il naufragio, il ritrovamento. Ad esempio, singolare è la somiglianza tra questa storia e quella del Volto Santo di Lucca, scultura raffigurante anch'essa Cristo come re, ma crocifisso, il Christus triumphans, il Cristo trionfante.
Una devozione "in uscita"
Il Bambinello è offerto alla devozione dei fedeli nella cappella a lui dedicata nella basilica di Santa Maria in Ara Coeli. Questa crescente venerazione portò il capitolo di San Pietro a riconoscerne il culto. Il 13 gennaio 1895 fu decretata l’incoronazione del Bambino, che venne celebrata il 2 maggio successivo dal cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, Segretario di Stato di Leone XIII e Arciprete di San Pietro. La statua attuale è una copia di quella trafugata nel 1994 e non è stata la prima volta perché già in passato si era cercato di rubarla come nel 1794. Tuttavia ciò che rende assolutamente speciale "er Pupo" è la sua missione: il Bambinello viene portato a chi ne fa richiesta, specie ai malati. Nel XIX secolo veniva portato in carrozza, in seguito da automobili cardinalizie. Il Bambinello viaggia ancora oggi. Si reca soprattutto presso alcune parrocchie che ne fanno richiesta. Dopo la pandemia questo uso è ripreso: è stato portato ad Acilia e l'8 gennaio sarà a Latina, nella parrocchia di santa Domitilla, mentre il 15 del mese sarà a Cecchignola, nella parrocchia di San Giuseppe da Copertino.
La benedizione di Roma
Nel giorno dell'Epifania, si rinnova un'antica tradizione. Dopo la Messa solenne delle ore 17, presieduta dal Ministro generale O.F.M. Massimo Fusarelli, c'è la processione in Piazza del Campidoglio. Alla fine la città di Roma viene benedetta dal sagrato della basilica con il Santo Bambino tenuto alto verso il cielo.
Legami di affetto e non soltanto devozione
La devozione al Santo Bambino Gesù dell'Ara Coeli ha creato legami forti. Una forma di tenerezza e slancio sincero, dove non si chiede soltanto ma gli si offre protezione, come se quelle guance rosee e le mani grassottelle rendessero percettibile e vivo il fatto che Dio è stato davvero un neonato. Il legame più profondo è naturalmente quello con san Francesco, "l'inventore" del presepe a Greccio che trova riscontro anche in questa basilica, luogo francescano.
Durante il periodo natalizio, il Santo Bambino lascia la sua cappella per prendere posto nel presepe, tra le braccia della Madre. Questo è possibile grazie alla sorveglienza offerta dai volontari del Corpo di Polizia di Roma Capitale. Sul palco posto di fronte possono salire i bambini e recitare una poesia al Santo Bambino, rinnovando quel legame forte che li lega anche con le numerosissime letterine che arrivano da ogni parte del mondo.
Prima della basilica
La basilica si erge alta e stretta tra gli assi divergenti di piazza del Campidoglio e l'Altare della Patria. È il punto più alto del colle capitolino, luogo sacro della Roma antica. Non è un caso che si chiami Ara Coeli, "altare del cielo", l'arx, l'arce, luogo probabilmente dell'auguraculum, il recinto augurale, il punto più favorevole dove prendere auspici osservando il volo degli uccelli.
Nella basilica vi è anche la testimonianza di un'antica leggenda che riguarda proprio questo luogo e che mescola mondo pagano e mondo cristiano, come a voler trovare segni e presagire la promessa. Qui, secondo i Mirabilia Urbis Romae, l'imperatore Augusto avrebbe avuto una visione: nel cielo, una donna seduta su un altare con un bambino in grembo. Haec est ara filii Dei! - “Ecco l’altare del figlio di Dio!"
Sotto il tempietto circolare di Sant’Elena, ricostruito dopo le razzie napoleoniche nel 1833, si trova un altare cosmatesco del XII secolo, dove ai lati dell’arco di una finta porta con l’agnello ci sono i rilievi di Augusto e la Vergine con il Bambino.
Aggiornato il 7 gennaio alle ore 10.20
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