A Siena pranzo di solidarietà con i pasti cucinati dai detenuti per i poveri
Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano
Riso, pollo e minestra. È questo il menù del pranzo preparato dai detenuti del carcere di Santo Spirito di Siena per i poveri nella mensa della Caritas diocesana di San Girolamo. L'iniziativa, denominata "Adozione a pietanza", è stata promossa dal cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo metropolita di Siena - Colle di Val d'Elsa - Montalcino, e dal comandante della polizia penitenziaria del carcere, Marco Santoro, con il contributo del cappellano dell'Istituto di pena, don Carmelo Lo Cicero. Gli ospiti della casa circondariale hanno cucinato per gli indigenti, il primo gennaio, per testimoniare che nessuno deve essere tenuto ai margini della società. In questo periodo, ancora segnato dalla pandemia, sono in aumento i nuovi poveri che vengono accolti da suor Nevia nella mensa di San Girolamo.
"L’idea di preparare un pranzo per i poveri della mensa della Caritas è nata con il comandante del penitenziario, quando alcune settimane fa i detenuti del carcere di Santo Spirito mi hanno invitato per la cena". È quanto ricorda il cardinale Augusto Paolo Lojudice, spiegando che il menù è stato preparato nella casa circondariale. Quattro reclusi hanno poi ottenuto l’autorizzazione ad uscire dall'Istituo di pena per servire le pietanze ed offrirle ai poveri, un gruppo di persone composto in prevalenza da cittadini provenienti dal Pakistan.
Al servizio della comunità
Quella vissuta nella mensa diocesana è stata un’esperienza da ripetere: per le persone del carcere di Santo Spirito “è stato un modo bello per sentirsi utili”. “Ai detenuti - spiega il porporato - ho chiesto di essere come tutti gli altri volontari che cercano di fare qualcosa di buono per quella parte di società un po' più debole e fragile”. E loro mi hanno confidato, aggiunge l’arcivescovo di Siena, che è stato “maggiore il bene ricevuto di quello dato”.
Ripartire dagli ultimi
Uno dei drammi del mondo delle carceri, osserva il cardinale, è l’inattività. Nel penitenziario di Siena, anche per il fatto che si tratta di una struttura non di grandi dimensioni, “si sta creando un ottimo clima”. La speranza, sottolinea il porporato, è che si trovino altri momenti per testimoniare che, per i detenuti, è possibile rendersi utili. Quella di ripartire dagli ultimi, afferma l’arcivescovo di Siena, è una necessità che Papa Francesco ci ricorda spesso. Si devono arginare i tratti distintivi della “cultura dello scarto”, più volte denunciata dal Pontefice.
Testimonianza di un detenuto ucraino
Il cardinale Lojudice ricorda, infine, che un detenuto ucraino ha preparato un piatto tradizionale del Pakistan per i tanti cittadini del Paese asiatico che frequentano la mensa della Caritas. E ha espresso l’augurio che nel 2023 finisca la guerra in Ucraina. “Ci ha raccontato la sua storia, una delle tante vicende drammatiche e terribili di quello che sta accadendo in quel Paese”, conclude il porporato. Il carcere non è un universo chiuso e si apre anche alle sofferenze e alle speranze del mondo.
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