Fratel Alois: serve una pazienza ardente contro la guerra
Antonella Palermo - Città del Vaticano
Si è concluso questa mattina, con l'udienza privata in Vaticano, l'appuntamento di quattro giorni a Roma degli organizzatori della veglia di preghiera ecumenica "Together" che si terrà il 30 settembre in piazza San Pietro e che aprirà la sessione dell'Assemblea generale del Sinodo sulla sinodalità. Una settantina di persone da tutta Europa si sono ritrovate per sperimentare un altro tassello di fraternità e di educazione al processo sinodale, in piena collaborazione con il Dicastero per l'Unità dei Cristiani, con il Dicastero dei Laici, Famiglia e Vita e con il Vicariato di Roma.
La veglia sarà aperta a tutti, soprattutto a chi vive ai margini
Sono state giornate segnate dall'incontro con padre Davide Carbonaro, parroco di Santa Maria in Portico in Campitelli e referente del cammino sinodale della Chiesa di Roma, da momenti assembleari e laboratoriali nella curia generalizia della Compagnia di Gesù, da visite per conoscere varie realtà a livello ecumenico (Chiesa metodista, Centro anglicano, Facoltà valdese...). In particolare, c'è stata anche la possibilità di apprendere più da vicino e apprezzare il lavoro, di impronta ecumenica, con migranti e rifugiati che arrivano a Roma attraverso i corridoi umanitari. Anche a queste persone, che hanno vissuto l'avventura del distacco e dell'accoglienza in una terra diversa da quella di origine, gli organizzatori vogliono aprirsi: "Fanno parte del popolo di Dio - precisa Suor Natalie Bequart, sottosegretaria del Sinodo dei vescovi - e vorremmo che insieme con tutti coloro che vivono ai margini partecipassero alla veglia".
La sinodalità e l'ecumenismo si imparano con la pratica
La sinodalità si impara praticandola, lo stesso vale per l'ecumenismo. Ne è convinta anche Anne-Laure Danet, pastora protestante di Parigi, che sottolinea l'importanza di essere coinvolti nella preghiera in Vaticano alla vigilia dell'Assise sinodale: "È una occasione straordinaria per vivere quello che chiamiamo 'ecumenismo della solidarietà', che vuol dire proprio trovare dei momenti di preghiera insieme. Perché senza amicizia non c'è ecumenismo. Noi crediamo nell'unità riconciliata; - precisa - in questi giorni al centro c'è stato l'ascolto della Parola di Dio e lo stesso accadrà a settembre. La sfida è mobilitare non solo i capi delle Chiese ma tutto il Popolo. Come si dice - aggiunge - da soli andiamo veloci, ma insieme andiamo lontano".
L'incoraggiamento del Papa
L'udienza con Papa Francesco, stamani, prima di quella generale del mercoledì in piazza san Pietro, è servita a rinnovare l'incoraggiamento e a rimarcare ancora una volta che le divergenze teologiche nell'ecumenismo non impediscono di pregare insieme. Il gruppo riferisce che il pontefice ha anche fatto memoria di alcune sue esperienze ecumeniche giovanili soffermandosi a osservare quanta strada è stata fatta dall'epoca prima del Concilio, quando c'era un clima di distanza e di sospetto verso gli appartenenti alle altre Chiese, ad oggi. A restituire il clima dell'incontro con il Papa, è Fr. Alois, priore della Comunità ecumenica di Taizé:
Come sta vivendo questa fase preparatoria?
Sono molto riconoscente di questa collaborazione, di camminare insieme con gente di diverse comunità, movimenti, Chiese che non si conoscevano ancora ma che hanno cominciato a farlo. Questo incontro che abbiamo fatto è come una piccola immagine di quello che vogliamo vivere il 30 settembre qui in piazza San Pietro quando cristiani di tutte le Chiese celebreranno insieme l'unità che viene da Cristo.
Cosa l'ha colpita di più di quanto vi ha detto stamattina il Papa ricevendovi in udienza?
Ha detto di non avere paura: anche se lo Spirito Santo crea qualche volta un po' di disordine, poi viene l'armonia. Il Sinodo non è un parlamento ma una armonia che viene dallo Spirito Santo. È molto coraggioso che il Papa abbia lanciato questo cammino di apertura allo Spirito Santo. A Taizé siamo molto riconoscenti di questo.
Pensando alla guerra in Ucraina, secondo lei l'ecumenismo potrebbe giocare un ruolo importante?
Viviamo un momento molto difficile, c'è questa guerra, ci sono altre difficoltà, ecologiche per esempio, i giovani, adesso è un momento davvero difficile. L'ecumenismo non è un metodo per arrivare a superare tutte queste difficoltà, però dobbiamo prendere sul serio la Parola di Cristo di essere Uno. Questo non è facile adesso, con le tensioni anche nella Chiesa ortodossa. Dobbiamo avere pazienza e cercare di guardare la comunione nella misura in cui è possibile adesso.
Cosa serve, oltre la pazienza?
La pazienza ardente. Perché non è possibile accettare questa divisione che crea la guerra, no. Dobbiamo creare i legami. Io sono stato per Natale in Ucraina. Abbiamo visitato le diverse Chiese, anche se fra di loro ci sono delle tensioni. Abbiamo pensato, prima della guerra, che si potesse creare l'unità delle Chiese ma non è così facile. Dunque, dobbiamo andare verso tutti. Vivere con le visite e le preghiere comuni questa unità che speriamo.
Sono passati dieci anni del pontificato di Francesco. Lei come vuole ricordarlo?
Con molta gratitudine. Lui mi accoglie ogni anno, abbiamo un momento di condivisione. Io sono molto impressionato dalla sua serenità. È un grande dono. Sono tante le difficoltà, i pesi che lui porta ma c'è questa serenità. È un esempio molto forte per me, personalmente, ma penso per tutti i cristiani.
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