Un cartello di benvenuto per i profughi arrivati attraverso i corridoi umanitari Un cartello di benvenuto per i profughi arrivati attraverso i corridoi umanitari 

L'impegno della Chiesa italiana nei Corridoi umanitari

Dall'inizio del progetto, sono 1.146 persone (di cui 400 minori) le persone accolte dalla Chiesa in Italia. "Importante sarebbe cominciare ad avviare anche Corridoi per motivi di lavoro - sostiene l'organismo ecclesiale - individuando i beneficiari con bisogno di protezione internazionale in Paesi di primo asilo e permettendo loro di accedere legalmente per lavorare in Italia"

Vatican News

Dall’inizio del programma dei Corridoi umanitari ad oggi, grazie a questo progetto, sono state accolte in Italia 1.146 persone (di cui 400 minori) provenienti prevalentemente da Eritrea, Somalia, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Sudan, Siria, Iraq, Afghanistan, Yemen. Una iniziativa in cui la Chiesa italiana è stata impegnata dall'origine, attraverso Caritas e Fondazione Migrantes e la collaborazione con la Comunità di Sant'Egidio e la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia. "Differenziare i canali di ingresso - si legge in una nota del sito della Caritas italiana - permette di offrire possibilità diversificate in considerazione delle persone che si incontrano in Paesi terzi, valorizzando al meglio le potenzialità di ciascuno e sostenendone le vulnerabilità".

L'ultimo gruppo è arrivato il 23 febbraio

Il primo protocollo risale al 2017. Da allora ne sono stati firmati quattro: due sono conclusi; il terzo è in fase di esecuzione e il quarto in avvio. L'ultimo gruppo è arrivato il 23 febbraio scorso: 97 afgani rifugiati in Pakistan, 45 dei quali sono stati accolti, attraverso il progetto proposto dalla Caritas, in sette diocesi italiane. Si tratta di donne, uomini e bambini in situazioni di pericolo, spesso in fuga da molti anni, rifugiatisi nei campi profughi dei Paesi limitrofi, in Etiopia, Giordania, Niger, Turchia e Pakistan. Sono persone nella stessa condizione di quelle che, nella disperazione, non vedendo altre alternative, si mettono nelle mani dei trafficanti e tentano la traversata del Mediterraneo o altre rotte altrettanto pericolose.

Vissuti drammatici, fragilità psicologiche 

Per un decimo sono donne con bambini; quasi un terzo ha subito tortura; altrettanti sono vittime di persecuzione; uno su dieci è un malato grave o disabile. Poco meno della metà presenta, a causa di storie drammatiche, fragilità psicologiche. Ogni comunità che ha accolto e accoglie una persona o una famiglia è stata preparata dalla sua diocesi e da Caritas Italiana. Si è favorita la conoscenza, si sono promosse, già prima dell’arrivo dei migranti, le relazioni fra le comunità accoglienti e gli accolti. Sono nate esperienze che hanno lasciato un segno nei singoli e aiutato le comunità a crescere e a essere lievito sui territori.

L'80% ha concluso bene il percorso di integrazione

Il 99% delle persone accolte ottiene lo status di rifugiato. L’80% ha già concluso positivamente il suo percorso di integrazione, anche grazie alle centomila ore di lingua italiana impartite, all’impegno di 120 operatori Caritas e al supporto di 400 famiglie “tutor”. Numeri più piccoli, ma molto significativi per i loro effetti, anche quelli dei Corridoi universitari, che hanno come scopo di garantire a giovani studenti rifugiati (provenienti da Paesi come Etiopia, Eritrea, Somalia, Sud Sudan, Nigeria, Niger, Camerun, Zimbabwe, Mozambico, Sudafrica, Malawi e Zambia) un percorso di ingresso regolare e sicuro per proseguire gli studi accademici in Italia e inserirsi nella vita accademica e nel tessuto sociale locale. Gli studenti rifugiati arrivati in Italia nel corso delle quattro edizioni, dal 2019, sono 140, supportati o accolti in 32 diocesi. Partner nazionali di Caritas Italiana per questa iniziativa sono il Ministero degli Esteri, l’UNHCR, numerose università italiane, la Diaconia Valdese, Gandhi Charity e Centro Astalli.

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17 marzo 2023, 16:10