Due missionarie, volti dei martiri di oggi
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Minute ma con il cuore pieno di Dio. Suor Luisa Dell’Orto e suor Maria De Coppi sono accomunate dalla forza del Vangelo predicato prima di tutto con la vita e poi con il sorriso di chi si fida e affida al Signore. Missionarie accomunate dall’amore del popolo che hanno servito e dalla morte violenta avvenuta a pochi mesi l’una dall’altra. Suor Luisa, Piccola Sorella del Vangelo, assassinata ad Haiti il 25 giugno scorso, e suor Maria, missionaria comboniana, uccisa in Mozambico il 6 settembre 2022, sono l’emblema della Giornata dei missionari martiri che cade oggi, il 24 marzo, sul tema: “Di me sarete testimoni”. La Giornata è stata istituita nel 1993 dal Movimento Giovanile Missionario delle Pontificie Opere Missionarie.
Il sangue dei missionari
Secondo il dossier annuale dell’Agenzia Fides sono 18 i missionari uccisi nel 2022, tra di loro le due suore italiane. La Giornata intende sostenere la missione di suor Luisa dell’Orto ad Haiti che ha animato fino all’ultimo il “Centro Kay Chal” di Port-au-Prince, destinato alla cura e all’educazione di 300 ragazzi della periferia. “Il seme gettato da Luisa non muore”: afferma Maria Adele Dall’Orto, sorella della religiosa, il suo racconto è all'insegna dell’emozione nel riannodare i fili di una storia dolorosa, segnata anche dalla violenza.
Ricordando le parole del Papa che, all’Angelus del 27 giugno 2022, parlò “di una vita donata fino al martirio”, Maria Adele si commuove anche per le tante iniziative messe in campo in vista della Giornata, a partire dalla Veglia promossa dall’arcidiocesi di Milano. “Ci sono arrivate richieste di testimonianze da Verona, Vicenza, Potenza e Bari – spiega – ma anche tanti messaggi di persone che non la conoscevano ma la pregano”. “È stata indicata subito dopo la morte come l’angelo dei bambini ma poi è emersa la sua vocazione alla formazione dei sacerdoti. Da Haiti come dal Madagascar, dove è rimasta fino al 2000, ci arrivano testimonianze belle di persone che non l’hanno dimenticata come un poeta che la conosceva molto bene o un signore che l’aveva incontrata ad Haiti durante la distribuzione del pane dopo il terremoto. Un legame forte – aggiunge la sorella di suor Luisa - tant’è che è voluto venire a pregare sulla sua tomba”.
Suor Luisa, umile e laboriosa
L’umiltà è la caratteristica che, secondo Maria Adele, ha segnato la vita di suor Luisa accanto ad una incessante opera a favore degli haitiani, un popolo povero ma dignitoso e in cui lei credeva per un futuro all’insegna del riscatto. “I ragazzi di oggi – spiega la sorella di suor Luisa – stanno continuando la sua opera, sono giovani che lei in 20 anni ha seguito e formato e oggi a Kay Chal ci sono 100 animatori per 300-400 ragazzi, ci mandano le foto di tutte le loro attività, è un’isola felice dentro una realtà dominata dalla violenza delle bande”. “Hanno avuto la capacità di prendere in mano la situazione nel ricordo di Luisa, un ricordo non solo commemorativo ed emozionante, ma proprio concreto. Non credo sia una cosa scontata questa realtà”. “Un seme che sta crescendo – conclude Maria Adele – su un terreno sassoso”.
Suor Maria, una donna diventata mozambicana
Accanto alla popolazione del Mozambico per circa 60 anni, schietta e sincera perché non nascondeva le difficoltà che viveva, una donna di spirito. Don Loris Vignandel, missionario fidei donum della diocesi di Concordia-Pordenone, descrive così suor Maria De Coppi, comboniana, classe 1939, uccisa nella notte del 7 settembre, nell’attacco terroristico alla missione di Chipene, nella provincia di Nampula, nel nord del Paese africano. C’era anche lui quella sera nella missione, insieme a don Lorenzo Barro entrambi scampati all’attacco. “Lei – racconta - sicuramente è stata una bella testimonianza di vicinanza a quella popolazione. Una donna di forti e grandi relazioni, quelle vissute nella quotidianità. Io onestamente in cuor mio penso che ci sia stata anche l'intercessione di suor Maria dentro quella notte, ne siamo convinti in tanti”.
Una morte, sottolinea don Loris, che ha generato unità, con la comunità musulmana che ha espresso solidarietà per quanto accaduto e con la popolazione locale che ha avuto cura dei sopravvissuti. “Il sangue dei martiri – aggiunge – è davvero seme per i nuovi cristiani”. Suor Maria aveva vissuto anche la guerra civile nel Paese ed era convinta che il peggio per lei fosse passato. “Vedrai – mi diceva – anche stavolta ce la faremo. Non è stato così ma ha suggellato la sua presenza a Chipene tra gli ultimi degli ultimi dando il suo sangue”.
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