A Roma inaugurato il Memoriale dei Nuovi Martiri del XX e XXI secolo
Michele Raviart – Città del Vaticano
La casula di monsignor Óscar Romero ucciso in San Salvador nel 1980 e la stola di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia a Palermo nel 1993. Il libro di preghiera di Massimiliano Kolbe, morto ad Auschwitz, gli strumenti con cui Charles de Foucauld costruì il suo eremo nel Sahara, ma anche il breviario di padre Jacques Hamel colpito a morte dai jihadisti in Francia nel 2016 e gli oggetti liturgici dell’arcivescovo caldeo Bulos Faraj Rahho, del prete caldeo Ragheed Aziz Ghanni uccisi a Mosul dallo Stato Islamico. Sono queste alcune delle reliquie e degli oggetti personali provenienti da tutti i continenti ed esposti nel “Memoriale dei Nuovi Martiri”, inaugurato ieri a Roma nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola su iniziativa della Comunità di Sant’Egidio.
Un luogo dedicato ai martiri moderni
Dopo il Giubileo del 2000 fu San Giovanni Paolo II a volere che la basilica sull’Isola tiberina divenisse un luogo di memoria per i martiri del '900, vittime soprattutto dei totalitarismi nazista e comunista. Nel corso degli anni centinaia di reliquie sono state donate ed esposte nelle cappelle della Chiesa e ora, dopo diversi lavori di restauro e di allestimento, ha ricordato il parroco don Angelo Romano, è stato aperto un nuovo spazio espositivo nella cripta della basilica, in quello che era il luogo che nell’antica Roma ospitava un tempio e un pozzo dedicati al dio della medicina Esculapio. Decine di oggetti e testimonianze organizzate su criteri geografici a dimostrare come in tutti i luoghi del mondo, anche oggi, si rischia la vita per la propria fede in Cristo.
De Donatis: un luogo in continuità con la storia di Roma
“Mai nella storia della Chiesa abbiamo avuto così tanti perseguitati a causa del Vangelo”, ha ribadito il cardinale vicario Angelo De Donatis, sottolineando quello che è il legame speciale della città di Roma non solo con i martiri delle prime comunità cristiane, ma con chiunque perde la vita per la sua Fede in Cristo. “C’è una continuità. La chiesa di Roma ha venerato sempre i martiri, ma anche oggi sono tanti i martiri”, spiega a Vatican News. “Giovanni Paolo II ha voluto questo luogo proprio per far toccare con mano come ancora oggi nella Chiesa il martirio è una realtà che esiste. Ci sono tante zone nel mondo”, afferma il porporato, “in cui i cristiani sono perseguitati e in alcune situazioni in maniera subdola, non manifesta, Questa è la realtà che si vive ancora oggi”.
Fabene: un sacrificio che accomuna ogni cristiano
“Mi sembra molto opportuno che sia stato potenziato questo memoriale nei martiri che nella Basilica di San Bartolomeo già è presente da molti anni”, commenta monsignor Fabio Fabene, segretario del Dicastero delle Cause dei Santi. “Veramente qui, come dice il Papa, si tocca quello che è il martirio del sangue che accomuna tutti noi battezzati, al di là delle diverse confessioni. È impressionante”, sottolinea, “vedere attraverso le immagini, gli scritti, i loro ricordi, come la concretezza della testimonianza cristiana è la donazione della vita da parte di tanti nostri fratelli che, soprattutto nel XX e nel XXI. sono stati martirizzati. Qui possiamo fare veramente l’esperienza delle parole del Papa che ci dice che il nostro tempo è ancora un tempo di martiri”. Lo stesso Fabene, ha annunciato, in vista del Giubileo del 2025 l’istituzione di una Commissione per raccogliere “nomi e testimonianze delle persone che”, negli ultimi decenni, “con il loro esempio e il sangue versato hanno edificato la Chiesa”.
Riccardi: da San Giovanni Paolo II il bisogno di ricordare i martiri del novecento
Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio - cui è affidata la Chiesa dal 1993 - ha ricordato, nella conferenza di presentazione, proprio il ruolo di San Giovanni Paolo II nello scegliere la Basilica, che è stata visitata anche da Benedetto XVI e da Francesco come luogo simbolo del martirio. Papa Wojtyla, ha sottolineato Riccardi, "conosceva bene il martirio" e contribuì a rivelare al mondo come quella dei martiri non fosse solo un’esperienza legata ai primi secoli del cristianesimo, ma un dramma che ha accompagnato tutto il novecento, dagli armeni a inizio secolo ai cristiani in Russia e nell’est Europa durante il comunismo. Il prefetto Fabrizio Gallo, del Fondo per gli edifici di culto italiano, proprietario della Basilica, ha sottolineato invece nel suo intervento che grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza in futuro molte chiese italiane saranno oggetto di lavori importanti.
Cupich: la vita cristiana ha bisogno di testimoniare il Vangelo e Cristo Risorto
A dare un contributo finanziario importante ai lavori per il Memoriale dei nuovi martiri è stata anche l’arcidiocesi di Chicago, presieduta dal cardinale Blase Cupich, che di San Bartolomeo all’Isola è titolare. “Questo memoriale dei martiri nuovi è un simbolo per tutti i cristiani e ricorda che la vita cristiana ha bisogno di fare testimonianza ogni giorno del Vangelo e del Cristo risorto”. L’auspicio del cardinale è che tutti i cristiani e i cattolici possano visitarlo.
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