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La tratta di esseri umani è una moderna forma di schiavitù e i minori sono sempre più coinvolti La tratta di esseri umani è una moderna forma di schiavitù e i minori sono sempre più coinvolti

Il dramma della tratta di esseri umani nei conflitti armati

Nei teatri di guerra sempre più persone vulnerabili sono vittime della tratta di esseri umani. Se ne è parlato a Ginevra, nel corso dell’evento “Human Trafficking in Armed Conflicts and Post-Conflict Situations”, organizzato da Caritas Internationalis, Secours Catholique e Ordine di Malta

Gabriele Rogani – Città del Vaticano

L’impatto dei conflitti armati sui diritti umani, la necessità di una maggiore cooperazione tra organizzazioni umanitarie e società civile per sostenere nel migliore dei modi le vittime della tratta. È stato il focus dell’evento “Human Trafficking in Armed Conflicts and Post-Conflict Situations”, svoltosi lunedì 27 marzo al Palazzo delle Nazioni di Ginevra, organizzato da Caritas Internationalis, Secours Catholique e Ordine di Malta. Dal Rapporto globale delle Nazioni Unite del 2022 sulla tratta degli esseri umani, si riscontra come in molti Paesi del mondo bambini, donne e uomini vengano ridotti in schiavitù, con i più poveri e i più vulnerabili quali soggetti maggiormente a rischio. Durante l'incontro, l’Ambasciatore del Sovrano Ordine di Malta per combattere la tratta di persone, Michel Veuthey, ha auspicato una migliore collaborazione tra governi, imprese, media e mondo accademico.

I bambini al centro delle priorità globali

Ad essere coinvolti in questa drammatica condizione sono, sin dall'inizio, soprattutto i minori, specie nei Paesi in cui sono in essere dei conflitti armati. Nell’ultimo rapporto annuale delle Nazioni Unite sui bambini e i conflitti armati, si registra infatti l’aumento del 20% nel numero dei rapimenti dei minori. Di questo ha parlato la Rappresentante speciale del Segretario generale per i bambini nei conflitti armati, Virginia Gamba De Potgieter che, in un videomessaggio, si è soffermata sull’importanza di estendere gli sforzi al di fuori delle singole aree di conflitto, per riuscire così a cogliere rischi e vulnerabilità nel loro complesso. “Un bambino rapito diventa più vulnerabile al reclutamento e all'uso di altre forme di sfruttamento, compreso il lavoro forzato, il matrimonio forzato, lo sfruttamento sessuale e la schiavitù", ha spiegato De Potgieter. 

Il conflitto in Ucraina e le testimonianze

Caritas Ucraina ha continuato a proteggere i soggetti più vulnerabili, la cui resistenza è stata evidentemente messa a dura prova dalla guerra nel Paese in corso da oltre un anno. Il conflitto ha infatti incrementato i rischi di tratta e il numero di vittime, oltre allo stesso destino dei bambini, con il governo di Kyiv che ha parlato di 464 morti e quasi mille feriti. Caritas Ucraina ha voluto dare nel corso dell’evento anche un volto ai sopravvissuti, portando le loro problematiche all’attenzione delle Nazioni Unite: ''Sono qui per dirvi cosa sta succedendo in Ucraina! Le voci dei sopravvissuti più vulnerabili devono essere ascoltate”, è stata la testimonianza di Natalyia Holynska, responsabile del progetto contro la tratta di Caritas Ucraina. In evidenza anche la storia di tre donne vittime di sfruttamento sessuale. “Le Nazioni Unite hanno verificato più di cento casi di violenza dall'inizio della guerra, ma penso che siano solo 'casi verificati' ed è solo la punta dell'iceberg”, ha concluso Holynska.

Il caso romeno e quello libanese

Particolare attenzione è stata data a Libano e Romania. Codruta Fernea, presidente di Azione Cattolica Romania, ha infatti sottolineato come la confusione creata dal conflitto tra Russia ed Ucraina stia consentendo ai trafficanti di muoversi più agevolmente, evitando le leggi del caso. Inoltre, ha sottolineato come la difficoltà nel rintracciare le vittime, in aggiunta alla mancanza dei dati ufficiali sul numero di rapimenti, potrebbe far pensare che la tratta non avvenga lungo i confini romeni, mentre la realtà mostra il dramma anche in questi luoghi. La crisi del Libano è, come noto, iniziata nel 2019 e si è inasprita con la pandemia. Tante le difficoltà, comprese quelle politiche ed economiche, unite ad una scarsa sicurezza alimentare e all’elevato costo dei farmaci, che ha condotto numerosi libanesi a lasciare la loro patria. I migranti e i rifugiati libanesi patiscono in particolar modo la mancata assistenza medica. Infine, il presidente del Comitato delle Nazioni Unite, Mikiko Otani, ha messo in evidenza la necessità di maggiore collaborazione e di un lavoro congiunto tra i vari organismi, sia per cercare di proteggere gli esseri umani, sia per aumentare il livello di consapevolezza sul dramma della tratta.

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28 marzo 2023, 13:36