Myanmar, il vescovo: i cristiani celebrano la Pasqua tra repressione e povertà
Marco Guerra – Città del Vaticano
Il cristianesimo in Myanmar è praticato da circa il 6% della popolazione, soprattutto tra le etnie Kachin e Karen per via della storica attività missionaria nelle loro aree. Si tratta di una realtà con un radicamento secolare che getta da sempre semi di pace e riconciliazione nel complesso quadro nazionale, nonostante le cicliche persecuzioni che ha dovuto subire nell’ultimo secolo.
La situazione socio-politica
Una nuova fiammata di persecuzione del dissenso e delle minoranze è in atto dal febbraio 2021, quando le forze armate militari hanno preso il controllo in Myanmar con un colpo di Stato. La giunta militare al potere, destituendo il governo eletto di Aung San Suu Kyi, ha innescato proteste pacifiche che sono presto sfociate in resistenza armata e poi in scontri diffusi che alcuni esperti delle Nazioni Unite definiscono una guerra civile. In questi ultimi due anni sono state eseguite numerose condanne a morte dei dissidenti. Nel 2017 le violenze dei militari si erano invece riversate contro la minoranza dei Rohingya, con un bilancio di oltre 10 mila morti e la fuga in Bangladesh di almeno 800 mila persone. Il dramma vissuto da questo Paese del sud est asiatico, con 53 milioni di abitanti, è sempre stato nel pensiero e nelle preghiere di Papa Francesco, che all’Angelus del 22 gennaio scorso si è rivolto alla Madonna per chiedere la pace per il Myanmar.
Monsignor Wai: preghiera per chi ha perso la casa
Monsignor Maurice Nyunt Wai, vescovo coadiutore della Diocesi di Mawlamyine, nell’estremo sud del Myanmar, spiega a Vatican News che la Quaresima dei cristiani sta passando tra preghiere e atti di solidarietà mentre i festeggiamenti della Pasqua saranno nel segno della sobrietà a causa della diffusa povertà. “Stiamo pregando tanto per avere la pace e la tranquillità, facciamo anche penitenza per la sofferenza del popolo e per le persone che non hanno una casa – dice il presule – a causa della guerra infatti molte persone non hanno più la casa, le loro abitazioni sono state bruciate. Noi preghiamo per loro e cerchiamo di aiutarli”. Nei mesi scorsi anche alcune Chiese sto state date alle fiamme nell’ambito di alcune operazioni dei militari.
Le preghiere per il Papa
Il vescovo riferisce che nel Paese proseguono i conflitti locali tra l’esercito e le milizie armate di alcune etnie che si oppongono al governo di Yangon: “Nelle grandi città la situazione è più calma ma in provincia le violenze sono più frequenti, in alcune aree la gente non vive in pace”. I cristiani dal canto loro sentono la vicinanza espressa da Papa Francesco in più occasioni, “ascoltiamo le sue preghiere per il Myanmar – racconta il vescovo – e a nostra volta abbiamo pregato tanto per lui quando è stato ricoverato all’ospedale”.
Celebrazioni limitate
Le limitazioni del governo e le misure rigide di sicurezza e controllo si riverberano anche sulle celebrazioni della Pasqua. Il presule spiega infatti che la tradizionale Messa di mezzanotte del sabato di Pasqua sarà celebrata alle 17 di pomeriggio per evitare il coprifuoco imposto nelle ore notturne, inoltre ai cristiani è consentito celebrare in Chiesa e nei pressi dei luoghi di culto ma non è permesso esporre simboli religiosi al di fuori di quest’ultimi, non sono in programma quindi processioni lungo le strade. Tutto questo avviene nonostante i rapporti con le altre religioni siano buoni: "Ci si aiuta a vicenda”, afferma il vescovo Wai, che poi parla della situazione di tensione che si percepisce soprattutto tra i giovani contestatori e la giunta militare. Un contrasto che spesso scaturisce in violenze: “Un conflitto tra fratelli che si uccidono come Caino e Abele”, lo definisce il presule.
Cristiani impegnati per la pacificazione
Il vescovo di Mawlamyine si sofferma infine sullo spirito di riconciliazione che anima i cristiani, i quali pregano per la pace e lavorano per l’armonia anche quando “le loro case vengono bruciate”. Ma la persecuzione è subita da “tutto il popolo”, ci tiene a specificare monsignor Wai, che infine invita a festeggiare la Pasqua in famiglia senza troppi sfarzi per rispetto dei tanti poveri che soffrono la fame. Il sistema economico, strettamente controllato dal governo, è in grande sofferenza - ricorda infine il vescovo - anche a causa della mancanza di libertà d’impresa.
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