Siria, a Pasqua la rinascita è nella ricostruzione post-sisma
Marco Guerra – Città del Vaticano
“Stiamo vivendo una Quaresima sofferente ma piena di solidarietà, il vero evento non è il terremoto ma la sensibilità dimostrata dal mondo nei nostri riguardi”. Monsignor Joseph Tobji, arcivescovo maronita di Aleppo, riesce a cogliere l’aspetto positivo di una tragedia che ha portato per diverse settimane la Siria al centro dei riflettori di tutta la comunità internazionale. Purtroppo anni di guerra e devastazioni non erano riuscite a suscitare lo stesso moto di compassione e sostegno.
Siria di nuovo al centro delle cronache
“Osserviamo questo aspetto positivo, tanta gente si è offerta anche lavorando sul terreno, tanti giovani, tante associazioni e confraternite si sono attivate per aiutare chi ha subito danni”, spiega ancora il presule, “in tutto il mondo sono state condotte campagne per venire in soccorso della nostra gente”. La solidarietà è arrivata anche dalle comunità religiose e dai Paesi della regione limitrofi, come Iraq ed Emirati Arabi. “In mezzo a questa tragedia si coglie qualcosa di positivo – sottolinea il presule - la Siria è comparsa di nuovo sulle pagine dei giornali internazionali dopo che siamo stati dimenticati per diversi anni”. Monsignor Tobji ricorda poi che questa Quaresima “diversa” arriva comunque dopo oltre un decennio di altri eventi dolorosi: “Dodici anni di guerra, due di pandemie di Covid, poi il colera, le sanzioni... Ogni volta c’è una croce da portare”.
I rapporti con i musulmani
La Siria è composta da un mosaico di etnie e di confessioni religiose e perciò assume un valore ancora più grande in questo periodo del 2023 in cui coincidono la Pasqua e il Ramadan. “Tra cristiani e musulmani il contatto è quotidiano – racconta Tobji – certo, c’è molta fraternità ma anche qualcosa che ferisce le buone relazioni, tuttavia in generale stiamo molto bene insieme”. In questo contesto sono significativi i rapporti che lo legano al gran Mufti della Siria e con tutti capi religiosi di Aleppo: “Con i musulmani non ci scambiamo solo gli auguri formali ma abbiamo dialoghi profondi, ad esempio, sulla figura di Maria Vergine”. “Le due festività coincidono – aggiunge – così come coincidono tutte le sensibilità emerse durante il terremoto e che hanno smosso tanta solidarietà, siamo nella stessa barca!”.
Sofferenza che conduce all’amore
Le celebrazioni della comunità si sono potute svolgere tranquillamente malgrado i disagi causati delle distruzioni del terremoto, una possibilità che non è affatto scontata dopo gli anni più duri della guerra in cui i cristiani subirono numerosi divieti nei territori controllati dai ribelli jihadisti. Monsignor Tobji evidenzia che la comunità cristiana “tiene molto a questo momento liturgico”: “Non possiamo venire meno a queste celebrazioni perché danno molta speranza e il senso stesso della nostra fede”. I cristiani guardano quindi alla croce e alla passione di Cristo per trarre forza nelle difficoltà. “Siamo abituati alla sofferenza – afferma ancora il vescovo maronita– il dolore educa le anime all’amore, non c’è amore senza sofferenza, Cristo si è offerto sulla croce spinto dall’amore e questo è il nostro atteggiamento”. Il presule non intende tuttavia sottovalutare “il peso del dolore”, perché “la gente è esaurita da tutti questi anni di crisi”. La Pasqua è anche un momento di resurrezione e per questo “le aspettative dei giovani sono altissime”, ma il vescovo di Aleppo richiama al realismo perché “si distrugge velocemente e si ricostruisce piano”. “Bisogna avere pazienza – dice– e attendere che la grazia del Signore apra i cuori e le coscienze dei governanti di tutto il mondo, la nostra preghiera è per la pace nel mondo e la prosperità dei popoli”.
Le comunità cristiane sotto i jihadisti
Il pensiero del vescovo va anche alle piccole comunità cristiane del nord della Siria che ancora ricadono sotto il controllo di gruppi ribelli di estremisti islamisti. Si tratta di villaggi in cui i cristiani non possono professare liberamente la propria fede. “Nelle zone al nord fuori dal controllo del governo i cristiani soffrono, ne sono rimasti pochissimi, soprattutto anziani, e vivono in grande sofferenza, invece ad Aleppo e nelle aree limitrofe stiamo bene da questo punto di vista, possiamo infatti svolgere le nostre preghiere, le processioni e le funzioni per le strade”, riferisce monsignor Tobji. Invita quindi a pregare per i cristiani nelle aree sotto il controllo dei jihadisti: “Loro possono pregare solo dentro le Chiese, e questo è già abbastanza, ma non devono esporre simboli religiosi fuori”. Il presule è in contatto con uno dei pochi sacerdoti presenti in quelle aree e lo ha visto circa un mese fa, quest’ultimo gli ha riferito che il terremoto “ha devastato l’80% delle case e non hanno ricevuto aiuti perché nessuno entra nelle aree controllate dagli estremisti”.
Cristiani uniti per la ricostruzione
Tobji conclude il suo racconto sulla cornice sociale e religiosa di questa Quaresima nel nord della Siria, facendo il punto sulla ricostruzione post-sisma delle strutture della comunità cristiana ad Aleppo: “Gran parte degli edifici della città sono danneggiati, abbiamo quindi formato un comitato ecumenico per il soccorso di tutti i cristiani, di cui il sottoscritto è il presidente”. Due i progetti lanciati, “quello per la ricostruzione e il restauro della case dei cristiani, che prevede anche il sostegno per l’affitto per coloro che hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni” e quello di aiuto quotidiano sotto forma di “pacchi alimentari ed elargizione di soldi in contante” alle famiglie, “perché il lavoro già non andava prima e con il sisma si sono persi tanti altri posti di lavoro”. Il comitato ecumenico è un altro segno di speranza e reazione di fronte alla tragedia, i vari vescovi cristiani hanno infatti riunito per un progetto concreto sei comunità cattoliche – orientali e di rito latino - tre ortodosse e due protestanti, “siamo undici realtà cristiane diverse ma lavoriamo insieme”.
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