La fede, tesoro che vale più della vita. Lucca ricorda i martiri giapponesi
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
“Ricordare i missionari martiri e i cristiani nascosti non è solamente prestare un tributo a una storia gloriosa, ma riveste una singolare attualità: infatti la Chiesa-in-uscita auspicata da Papa Francesco non potrà svilupparsi se nel popolo di Dio si affievoliscono la stima per il dono prezioso della fede e lo zelo per la missione. Oggi, come nel Giappone di quei tempi, è il momento del coraggio”. Scrivono così l’arcivescovo di Lucca Paolo Giulietti e la professoressa Olimpia Niglio, docente all’Università di Pavia, presentando l’iniziativa culturale Thesaurum fidei”, ovvero “Il Tesoro della fede”, che si svolgerà dal 6 al 31 maggio prossimo a Lucca e della quale sono coordinatori.
Una mostra e un convegno
L’evento prevede un convegno internazionale che si svolgerà nelle giornate del 6 e 7 maggio presso il Palazzo Ducale di Lucca con la partecipazione di oltre venti studiosi provenienti da prestigiosi istituti culturali vaticani, giapponesi, statunitensi, tedeschi e italiani. Dall’8 maggio invece, proprio nella data in cui si celebrano i 450 anni dalla nascita nel 1573 del Beato Angelo Michele Orsucci, domenicano martirizzato a Nagasaki nel 1622, prenderà il via una mostra su più sedi con esposizioni ( Biblioteca statale, Archivio di Stato, Archivio storico diocesano chiesa di San Cristoforo) di documenti d’epoca, un’ampia serie di pannelli didattici, e ricostruzioni di ambienti e oggetti.
250 anni di persecuzione
Obbiettivo dell’iniziativa è gettare una nuova luce sul processo di evangelizzazione del Giappone che, iniziato con successo nel 1459 grazie all’opera di San Francesco Saverio, incontra una violenta battuta d’arresto quando, successivamente alla presa del potere dello shogun Tokugawa, nel 1612 viene promulgato il Kinkyo-rei, ovvero il bando del cristianesimo dal Giappone, ed inizia una stagione di sistematica e radicale persecuzione che durerà oltre 250 anni.
La gioia del martirio
Da allora i missionari continuarono ad agire nascostamente senza paura del martirio per tenere accesa la fiamma della fede. Tra questi brilla la testimonianza di fra’ Angelo (Michele) Orsucci che in Giappone sbarca nel 1618: qui viene scoperto e detenuto per quattro anni. Durante la prigionia scrive ai familiari: “sono contentissimo per il favore che Nostro Signore mi ha fatto e non cambierei questa prigione con i maggiori palazzi di Roma".
Una folgorazione
“Andando in Giappone – spiega a Vatican News monsignor Paolo Giulietti - ho scoperto con grande sorpresa e grande interesse la storia di questo missionario lucchese e la storia dei cristiani nascosti in Giappone. È stata una sorta di folgorazione: ho colto come queste vicende siano di grandissimo interesse oggi e quindi valga la pena farle conoscere, raccontarle, approfondirle, studiarle. Da qui l'esigenza di proporre un'iniziativa di studio, il convegno, e anche un'iniziativa di divulgazione come la mostra”.
Angelo Michele Orsucci, un domenicano lucchese che viene martirizzato nel 1622 e di cui ricorrono i 450 anni dalla nascita, avvenuta l'otto maggio 1573. Un eroe della fede che ha un messaggio di fortissima attualità anche per la Chiesa di oggi?
Il titolo della mostra vorrebbe esprimere la percezione di questa attualità: la fede è un tesoro, così prezioso che vale la pena affrontare morte certa. È il caso di Orsucci: lui parte sapendo che la persecuzione non gli darà scampo; è un viaggio fatto proprio in nome di questo tesoro della fede, per cui vale la pena anche donare la propria vita. Il tesoro della fede va custodito con ogni cura, come hanno fatto i cristiani nascosti per 250 anni, cioè per sette generazioni, tramandando la fede cristiana, il battesimo, la preghiera, la memoria dei martiri in un ambiente assolutamente ostile. L'idea che queste testimonianze siano di stimolo per l'oggi è dovuto al fatto che forse facciamo fatica a percepire la fede come un vero tesoro, cioè qualcosa che è prezioso, come dice il salmo “La tua grazia vale più della vita”. Per loro era evidente, per noi forse non lo è più. Allora ricordarci di queste persone, di queste avventure, è davvero utile.
La persecuzione dei cristiani in Giappone durò 250 anni. Con Orsucci ci furono tanti altri martiri cristiani che nel silenzio testimoniarono il Vangelo a prezzo della vita. Il convegno e la mostra hanno l’obbiettivo di svelare al grande pubblico la bellezza e la forza della loro testimonianza. Come sono strutturati?
Il convegno sarà articolato in diverse sezioni che mirano ad approfondire vari aspetti della questione: l'evangelizzazione del Giappone, con tutte le difficoltà e con tutti i successi iniziali, le figure dei missionari, la questione dei cristiani nascosti, la loro rivelazione. La mostra in un certo senso è speculare. Il convegno ha anche un aspetto di carattere teologico pastorale, cioè l'analisi della significatività per l'oggi di questa esperienza come stimolo per una Chiesa che si interroga sull'evangelizzazione e che non può che trarre giovamento da questo tipo di testimonianza.
Non a caso il convegno è inserito dalla Conferenza Episcopale Italiana nelle giornate di valorizzazione del patrimonio ecclesiastico. Un patrimonio, vero e proprio, la testimonianza dei martiri giapponesi: da riscoprire e a cui ispirarsi in tempi sicuramente diversi da un punto di vista di contingenze storiche, ma per altri versi affini nel richiamo a testimoniare e a vivere una vita cristiana che richiede scelte coraggiose e controcorrente...
Sì, è così. Tra l'altro è interessante che questo convegno e la mostra hanno consentito di riscoprire a livello archivistico e documentale un tesoro di testimonianze inedite, documenti custoditi negli archivi pubblici ed ecclesiastici che altrimenti sarebbe stato dimenticato.
Novità da un punto di vista archivistico?
Alcuni documenti non erano conosciuti. Per esempio abbiamo ritrovato qui a Lucca il primo vocabolario stampato italiano, spagnolo, giapponese. La Biblioteca non sapeva nemmeno di averlo, risale agli inizi del Seicento. Così come Propaganda Fide non sapeva di avere il resoconto originale, manoscritto, del martirio di Orsucci.
“Oggi come nel Giappone di quei tempi, è il momento del coraggio”. In che senso?
Sono convinto che non si possa evangelizzare senza essere coraggiosi, cioè senza avere stima di quello che si possiede e la convinzione che valga assolutamente la pena proporlo agli altri, anche se può essere costoso o impopolare. I cristiani nascosti questo coraggio lo avevano. Hanno tramandato ai figli per sette generazioni il dono della fede. I memoriali dei martiri che sono disseminati nella storia di Nagasaki, ad esempio sono stati eretti sui ricordi di chi per 200 anni ha tramandato ai figli queste vicende. Veramente un'esperienza coraggiosa che è di grande stimolo per noi che a volte siamo un pochino timidi. Sicuramente né la tiepidezza, né la timidezza evangelizzano nessuno. A volte facciamo fatica a comprendere come in tante parti del mondo la Chiesa ancora vive condizioni non uguali, ma affini a quelle che i giapponesi hanno vissuto per tanti anni. La Chiesa infatti è perseguitata ancora oggi in tante parti del mondo.
Quale il suo desiderio da questa duplice iniziativa?
Vorrei che chi verrà a vedere la mostra, o parteciperà al convegno, tornasse a casa convinto di aver ricevuto in dono qualcosa di prezioso e che questa preziosità valga la pena di condividerla con gli altri, anche se questo possa comportare qualche prezzo da pagare.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui