Moneta digitale
Mariarosa Borroni*
Tutte le transazioni economiche vedono sin dall’antichità l’utilizzo di una moneta che, nel corso dei secoli, ha mutato la sua natura: da moneta-merce (bestiame, sale, metalli preziosi) a moneta-segno (monete e banconote). A quest’ultima si è poi aggiunta una moneta “fiduciaria”, prodotta dalle banche, dapprima in formato cartaceo, successivamente in formato elettronico, fino ad arrivare, in tempi più recenti, ad una moneta virtuale, utilizzata attraverso i device tecnologici (da qui, l’espressione di “moneta digitale”), ormai largamente disponibili. La tecnologia su cui si basa la moneta digitale garantisce maggiore velocità, sicurezza ed efficienza nei pagamenti rispetto agli strumenti più tradizionali, e favorisce una maggiore inclusione finanziaria, anche da parte dei soggetti “non bancari”, esclusi cioè dai tradizionali circuiti bancari. Le banche centrali di numerosi paesi hanno cominciato a valutare pro e contro della creazione di una central bank digital currency (CBDC), una moneta digitale, accessibile a tutti, che ha il medesimo valore e gode della stessa piena fiducia attribuiti al denaro contante. Nel 2020 la Banca Centrale Europea (BCE) ha avviato un progetto di creazione dell’euro digitale; altri paesi (Regno Unito e Stati Uniti, in particolare) stanno lavorando sul tema, mentre alcuni (su tutti, la Cina) sono già in fase di sperimentazione della propria valuta nazionale in formato digitale.
Il Magistero della Chiesa ha rivolto l’attenzione al denaro, focalizzando tuttavia l’attenzione più sulla sua funzione di “accumulo di ricchezza” che su quella di “strumento utilizzato per lo scambio”; con più ampio respiro, ha considerato potenzialità e criticità della tecnologia: “uno sviluppo tecnologico ed economico che non lascia un mondo migliore e una qualità di vita integralmente superiore, non può considerarsi progresso” (Laudato Si’,194). La creazione di una moneta digitale può apparire una mera questione tecnologica: si tratta infatti di “trasformare”, cioè di cambiare forma a uno strumento – il denaro – da secoli usato nelle transazioni. Tuttavia, l’intervento di soggetti privati (si pensi ai vari coins già presenti sul mercato, che spesso hanno provocato ingenti perdite ai loro detentori) potrebbe dare origine a fenomeni di “immoralità prossima” (Oeconomicae et Pecuniariae Quaestiones, 14): è quindi auspicabile che la moneta digitale sia in grado di garantire, accanto alla sicurezza nelle transazioni economiche e alla stabilità di valore, anche facilità di comprensione e di utilizzo e, soprattutto per i consumatori finali, assenza di costi.
* Docente di Economia degli Intermediari finanziari
Potete ascoltare qui la serie di podcast sulla Dottrina sociale della Chiesa. La puntata è di Maria rosa Borroni, curatrice della voce “Moneta digitale” del Dizionario di Dottrina sociale.
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