Croazia, da Rijeka guardano al Sinodo gli Incontri Teologici del Mediterraneo 2023
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Guarderanno molto ai temi del cammino verso la prima assemblea del Sinodo sulla Chiesa sinodale, prevista all’inizio di ottobre in Vaticano, le lezioni, i lavori di gruppo e i dibattiti della seconda edizione degli Incontri Teologici del Mediterraneo, che si terranno dal 16 al 22 luglio a Lovran, vicino a Rijeka (Fiume), sulla costa nord adriatica della Croazia. Due affermati teologi cattolici, un ortodosso e un protestante, si confronteranno in un clima di condivisione e fraternità con 41 studenti di teologia (coloro che hanno frequentato gli anni finali di studio, laureandi o dottorandi) croati, sloveni, bosniaci, serbi, sloveni, macedoni e montenegrini, sul tema “Chiesa o setta: tra l’apertura e l’esclusività”. Tra gli studenti, 24 sono cattolici, 13 ortodossi e 4 protestanti.
Uzinić: la scelta della Chiesa è tra incontro e chiusura
“Nel mondo di oggi, che cresce costantemente nella pluralità e nella complessità – spiega l’arcivescovo di Rijeka Mate Uzinić, primo promotore dell’iniziativa - la Chiesa si trova di fronte alla scelta di rimanere aperta e cercare le vie di incontro e il dialogo con la società, oppure chiudersi, conservando la propria unicità e solidità”. Negli Incontri teologici del Mediterraneo di quest’anno - in continuità anche con le due edizioni della Scuola estiva di Teologia, tenute a Dubrovnik, dove Uzinić, che due settimane fa ha ricevuto il pallio da Papa Francesco, è stato vescovo fino al 2020 - “vogliamo riflettere sulla direzione che le nostre comunità stanno scegliendo e sulla possibilità attuali di essere e di rimanere rilevanti, costruttivi e attivi nel mondo”.
Medved: ispirati dal testo sinodale “Allarga lo spazio della tua tenda”
Il desiderio del comitato organizzatore resta quello di contribuire, attraverso questo appuntamento, che si tiene nella Domus Laurana dell'arcidiocesi di Rijeka, “alla promozione del dialogo tra le diverse confessioni cristiane”, così importante per la Croazia e per gli altri Paesi balcanici, “ma anche per l’Europa tutta, e al tempo stesso di approfondire la riflessione sull’impegno dei cristiani nel mondo contemporaneo”. Del tema di questa edizione e del programma degli Incontri, che si aprono con una celebrazione eucaristica domenica 16 luglio alle 19, parliamo con Marko Medved, membro del comitato organizzatore e docente di Storia della Chiesa.
Il tema scelto per questa edizione è molto legato al cammino della Chiesa per il Sinodo sulla Sinodalità, dedicato a comunione, partecipazione e missione. Rimanere Chiesa aperta e cercare vie di incontro e di dialogo col mondo è una delle priorità emerse nel lavoro preparatorio e segnalate nell’Instrumentum laboris. Quindi lo avete scelto anche in vista della prima Assemblea del Sinodo di ottobre?
Abbiamo formulato il titolo “Chiesa o setta: Tra l’apertura e l’esclusività”, in concomitanza con la pubblicazione del documento di lavoro per la fase continentale del Sinodo, che aveva come titolo “Allarga lo spazio della tua tenda”. Questo tema è attuale sotto vari punti di vista. Di fronte ad una società dove aumenta la pluralità, la Chiesa cattolica e le diverse Chiese cristiane, si trovano davanti alla scelta se rimanere aperte o se chiudersi. Questa è una sfida molto sentita e attuale. Potrei anche dire, da storico, che la Chiesa si era trovata davanti a simili sfide anche 60 anni fa, durante il Concilio, e nel 1964, proprio davanti a queste sfide, san Paolo VI ha intravisto proprio nel dialogo la via per la missione della Chiesa. Perché la sua prima enciclica, Ecclesiam suam, riguarda proprio le vie del dialogo per la missione della Chiesa. Mi piace segnalare come due dei nostri relatori sono stati riconosciuti quali importanti voci della Chiesa universale da Papa Francesco, proprio su quelle che sono le tematiche proprie del Sinodo. Tomáš Halík, che noi abbiamo avuto come docente a Dubrovnik due anni fa, ha tenuto quest'anno a Praga, all'inizio di febbraio, la lectio di introduzione per l'apertura della fase europea del Sinodo. Mentre un nostro relatore di quest'anno, Timothy Radcliffe, terrà, prima dell'apertura del Sinodo di ottobre, un ritiro spirituale per i partecipanti. L'anno scorso, inoltre, noi abbiamo avuto una conferenza e un dibattito col segretario generale del Sinodo, il cardinale Mario Grech. Dunque il nostro rapporto con il Sinodo e con i temi propri della Chiesa sinodale è chiaro.
Ci faccia una breve presentazione dei quattro docenti e in che ordine terranno le loro lezioni, in base al programma.
Timothy Radcliffe, domenicano, per lungo tempo insegnante di Sacra Scrittura, è molto famoso in quanto è stato maestro generale dell'Ordine domenicano dal 1992 al 2001. Radcliffe parlerà il primo giorno, sul tema: “Quanto il cattolicesimo dovrebbe affermare l'universalità”. Il secondo relatore, il secondo giorno, sarà Davor Džalto , professore di religione presso il Dipartimento degli studi sul cristianesimo orientale presso l’University College di Stoccolma. Il tema di cui ci parlerà è “Limiti o confini della Chiesa: che cosa significa credere nella Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica?”. Poi ascolteremo come terza relatrice una teologa croata, suor Jadranka Rebecca Anić, ricercatrice presso l'Istituto di Scienze Sociali Ivo Pilar di Spalato, che è stata insignita nel 2017 del Premio Herbert Haag per la ricerca sul movimento anti genere nella Chiesa. Suor Rebecca ci parlerà sul tema: “Come riconoscere il carattere settario presso alcune nuove comunità e movimenti ecclesiali”. Come quarto relatore avremo Hans Peter Grosshans, dal mondo protestante, che è docente di teologia sistematica e direttore dell'Istituto di Teologia ecumenica della Facoltà di Teologia presso l'Università di Münster. È anche vicepresidente dell'Accademia europea della religione. Ci parlerà di “Cattolicità della Chiesa e le differenze delle Chiese”.
Quali saranno gli incontri pubblici di questa edizione, a partire da quello della sera del 18 luglio in Arcivescovado?
Quella sarà una tavola rotonda con tutti i relatori, animata da Bruna Velcic, sul tema della nostra settimana di lavori. Un altro momento aperto al pubblico, che si svolgerà alla fine dell’Incontro, sarà venerdì 21 luglio, quando presenteremo al pubblico gli atti, con i saggi di tutti i partecipanti, delle scorse edizioni della Scuola estiva di Teologia di Dubrovnik e anche degli Incontri teologici del Mediterraneo, qui a Rijeka, curati da Bruna Velčić, Vjeran Martić e Branko Jurić .
Una cosa molto apprezzata da studenti e docenti è la possibilità di confronto libero anche al di fuori delle lezioni e dei workshop. Ce ne può parlare? È stata una vostra scelta o è venuta quasi per caso?
Non si tratta solo di conferenze, di workshop, seppur tenuti da illustri teologi, ma altresì di una condivisione in una settimana al mare, sulla costa, perché la località di Lovran in cui si svolge il programma è una località turistica sul mare. Si tratta di una condivisione di un gruppo di studenti e di teologi adulti in cui si allacciano relazioni di fraternità, in cui si discute e si condivide la propria esperienza di vita e anche di fede, di cristiani in contesti ecclesiali e in società diverse tra loro. È un'esperienza davvero edificante e confortante vedere giovani che apertamente, fino a ore tarde, discutono di temi seri, temi esistenziali.
Molti studenti vi ringraziano per la possibilità di confronto aperto che li fa tornare rafforzati nelle loro Chiese locali. I partecipanti delle tre edizioni precedenti, che voi organizzatori sappiate, cominciano ad avere ruoli di responsabilità nelle loro Chiese? Quali frutti ha portato la loro partecipazione?
Alcuni studenti hanno intrapreso un ulteriore corso di studi, in quanto si sono iscritti ai corsi di dottorato. Siamo rimasti in contatto direttamente ma anche indirettamente, attraverso le reti social. È molto bello quando leggo i testi che alcuni di loro, anche appartenenti ad altre confessioni cristiane, dunque non cattolici, pubblicano su Facebook o altrove riguardo a temi religiosi o secolari. Si vede una coscienza matura in questi giovani, frutto di una fede riflettuta e dialogante, pronta allo sforzo di cercare le ragioni della nostra speranza con e nel dialogo con gli altri, visti come fratelli e non come nemici. E anche meditando su quello che il Signore ci dice oggi attraverso i segni dei tempi. Ed è molto confortante sapere che questi incontri hanno dato un loro aiuto a questa maturazione.
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