Fides, un terzo video racconta la realtà della Chiesa mongola
Alessandro De Carolis - Città del Vaticano
Abramo era un nomade, esattamente come nomadi sono i mongoli. Dunque, “la fede non ci è estranea”. Sta nell’essenzialità di questo paragone la dimensione - grande più che nei numeri, nella sostanza - della crescita della Chiesa in Mongolia. L’affermazione fa parte del racconto, giunto alla terza puntata, sviluppato dalla serie di video-reportage prodotti da Teresa Tseng Kuang per l’Agenzia Fides, che aiutano a scoprire un Paese poco conosciuto e che tra poco - dal primo al 4 settembre - vedrà la visita del Papa.
Una comunità multinazionale
“Io cercherò di connettere la nostra cultura con la fede della Chiesa” è l’impegno che dichiara con la stessa essenzialità dell’altra affermazione don Tserenkhand Sanjaajavm, viceparroco della cattedrale di Ulaanbaatar, che ha conosciuto il Vangelo grazie alle suore di Madre Teresa, è stato battezzato nel 2003 e oggi è uno dei due sacerdoti mongoli che curano il gregge dei circa 1.500 cattolici del Paese, assieme ad altri 25 preti e oltre 30 suore di vari istituti religiosi e nazionalità.
Il “porto” per chi ha bisogno di aiuto
Come nel secondo video, il cardinale Giorgio Marengo, prefetto apostolico in Mongolia, tratteggia con dovizia di particolari il lavoro pastorale della Chiesa sul posto, che vede molto sviluppata, dice, la promozione umana, per cui sono impiegate più del 70% delle forze a disposizione. Simbolo di questo impegno è la “Casa della Misericordia”. Il video la mostra in costruzione e il cardinale Marengo ne annuncia l’inaugurazione proprio da parte di Papa Francesco al termine della sua visita in Mongolia. “Vorrebbe essere - afferma - l’espressione comune della Chiesa locale nel campo dell’assistenza, dell’aiuto alle persone più in difficoltà”, un “porto di mare dove chi veramente fa fatica nella vita, per varie ragioni, sa di poter trovare qualcuno che lo ascolta, che cerca di dare qualche risposta alle sua difficoltà”.
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