A Cuba una nuova geografia del pensiero e della formazione
Giuseppe D’Anna *
L’idea di progresso sottesa alle nuove tecnologie può oscurare, all’interno di un modello di pensiero di natura deterministica, l’istanza di trascendenza costitutiva della persona stessa? Le nuove tecnologie possono influire sull’incremento delle disuguaglianze sociali nel mondo? Questi due degli interrogativi ai quali studiosi provenienti da diverse parti del mondo hanno cercato di dare risposta nel convegno conclusosi agli inizi di luglio scorso a L’Avana, Cuba, dal titolo El ser humano entre las nuevas tecnologías y la trascendencia. Para un Humanismo. 4.0 e organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia dell’Ateneo, e dall’Instituto de Estudisos Eclesiásticos P. Félix Varela. Nessuna demonizzazione nei confronti delle nuove scoperte tecnologiche, ma estrema attenzione ai modelli di pensiero, alle costellazioni valoriali e culturali e alle dinamiche economiche e di sviluppo che a esse sono sottese e che da esse sono implicate.
Cuba, un’urgenza e un’istanza
Non è stato un caso che il convegno sia stato organizzato nella capitale cubana, che, a causa di molteplici fattori (tra i quali el bloqueo degli USA) sta attraversando un momento di forte depressione sociale. Proprio l’isola caraibica, inoltre, vive da qualche anno una profonda crisi energetica che mette a dura prova le condizioni di vita della popolazione stessa. Da Cuba, allora, arriva l’urgenza di un impegno globale volto a sollecitare uno sviluppo tecnologico egualitario nel mondo, in modo da poter garantire condizioni di vita dignitose per tutti, impedendo, in questo modo, relazioni di sudditanza tecno-economica tra le nazioni e tra i popoli.
Le nuove tecnologie al servizio della persona
Il convegno cubano ha ribadito l’incondizionata centralità del valore della persona, soprattutto nei confronti di ogni forma di pensiero che intenda entificare l’essere umano, annichilendolo in una semplice fattualità meccanicistico-procedurale. Richiamando l’attualità del pensiero di Pascal, così ben messa in luce dal Santo Padre nella Lettera Apostolica Sublimitas et miseria hominis, è possibile affermare che la razionalità geometrica non può esaurire da sé gli interrogativi ultimi sulla realtà e sul senso dell’esistenza dell’uomo, così come essi non posso essere esauriti da una ragione autoreferenziale che si arroga la pretesa di una esaustiva comprensione dell’uomo e della realtà. Alle nuove tecnologie, allora, spetta il compito di creare condizioni “materiali” favorevoli per tutti affinché si possa costituire un umanesimo dell’“incontro” che può manifestarsi solamente in una tensionalità in grado di “trascendere” la chiusura del proprio Sé (l’individuo di Maritain) al fine di realizzare quell’universale umanità che sola risiede nella dimensione relazionale dell’Essere.
Umanesimo e formazione
Il convegno di L’Avana è stato a ragione voluto dall’Instituto de Estudisos Eclesiásticos P. Félix Varela e dal suo presidente Yasmany Ibaldo Pérez Marañón, che ha trovato nell’Università Cattolica del Sacro Cuore e nel suo Rettore Franco Anelli una collaborazione e un dialogo determinanti. Il Varela, fondato dalla Santa Sede il 19 settembre del 2013, è l’unico istituto cattolico che a Cuba conferisce crediti e titoli di valore accademico nello spazio europeo con l’autorità della Santa Sede. Per questo all’evento hanno partecipato anche i quasi 100 studenti del Varela che con i loro interventi hanno dato un contributo fondamentale. Studentesse e studenti che, sfidando difficoltà quotidiane di ogni sorta, richiedono convintamente una formazione fondata sull’apporto di saperi e conoscenze plurali, unificati in una radice ermeneutico-fondazionale di natura umanistica che abbia come focus inaggirabile il rapporto tra la persona e la realtà, il valore della sacralità della vita umana e l’essenziale apertura alla trascendenza della persona stessa, volta alla costruzione dei rapporti interpersonali e comunitari alla luce della costitutiva relazione con il divino.
Una più vasta idea di internazionalizzazione
A partire dal convegno di L’Avana si è attivata una collaborazione con l’Istituto cubano che prevede sia la partecipazione dei docenti provenienti da varie parti del mondo alle settimane intensive d’insegnamento che si tengono presso il Varela, sia la pianificazione di convegni tematici, strutturati anche in laboratori e workshop filosofici che contribuiranno alla formazione delle studentesse e degli studenti dell’Istituto cubano.
In ultimo dall’esperienza cubana nasce l’esigenza che le Università, soprattutto quelle cattoliche, pensino un’idea di “internazionalizzazione” più ampia e solidale, in grado di costruire reti e ponti scientifici e di formazione che includano istituzioni la cui attività di ricerca e formazione si esercita in situazioni di forte criticità sociale. In questo modo il sapere può sperare di inverare un umanesimo di trascendenza in grado di avere una lucida e completa visione della realtà e, forse, persino in grado di trasformarla.
* Direttore del Dipartimento di Filosofia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore
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