La Comece all'Ue: non si possono equiparare gli embrioni a sangue e tessuti
Michele Raviart - Città del Vaticano
“Mettere gli embrioni allo stesso livello di cellule e tessuti non va bene. Non si rispetta la peculiarità e la dignità dell’embrione umano, la sua importanza come essere umano che va difesa e noi pensiamo che questo dovrebbe essere chiarito”. Così padre Manuel Enrique Barrios Prieto, segretario generale della Comece - la Conferenza degli episcopati dei Paesi membri dell’Ue - esprime a nome dei vescovi del Vecchio continente la preoccupazione per il testo del “Regolamento sui parametri di qualità e sicurezza per le sostanze di origine umana destinate all'applicazione sugli esseri umani”, oggetto di votazione oggi al Parlamento europeo.
Un regolmento decisivo per il futuro
Il testo, che se approvato sarà la base del dialogo interistituzionale con la Commissione Europea e il Consiglio dell’Unione Europea per un provvedimento sul tema, si legge in un comunicato congiunto della Comece e del Commissariato dei vescovi tedeschi di Berlino, “segnerà il corso della futura discussione sulla vita umana prenatale nel diritto farmaceutico e dei trapianti, influenzando così il dibattito in corso sul rafforzamento della Sanità dell’Unione Europea, sollevando numerose questioni etiche e costituzionali negli Stati membri dell'UE”.
Le "sostanze di origine umana - SoHO"
A preoccupare i vescovi europei è la definizione di “sostanza di origine umana” - in inglese Substance of Human Origin, abbreviata in SoHO. Nella bozza del regolamento, già emendato anche dalla Commissione sull’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento europeo, con questo termine ci si riferisce a sangue e tessuti e, per quello che riguarda il settore della medicina riproduttiva, non solo alle cellule germinali non fecondate - sperma, ovociti e ovociti degenerati - ma anche ad embrioni e feti.
Un testo necessario, ma da chiarire
“In principio”, spiega ai media vaticani padre Barrios, “il riferimento più chiaro è il sangue, i tessuti umani e le cellule che vengono usate per pratiche mediche molto legittime, molto utili e che salvano vite, come la trasfusione. Quindi questa è una normativa buona ed è necessaria perché le normative che avevamo non erano più attuali. Poi il regolamento c’è anche un principio etico molto buono che dice chiaramente che il corpo umano non può essere usato per fini commerciali. Però il nostro dubbio viene dal modo in cui si definisce cosa è SoHO, perché è una definizione così ampia che include gli embrioni umani”. “Se questo regolamento diventa definitivo”, spiega ancora, “sarebbe preoccupante perché la difesa dell’embrione umano è importantissima. L’Unione Europea ha questa vocazione di difendere la dignità dell’essere umano e questa diventerebbe una pratica che si potrebbe estendere a Paesi dove invece l’embrione viene molto protetto anche per la ricerca”.
I timori dei vescovi europei
Questo regolamento, si legge ancora nel comunicato, potrebbe influire nella rimozione e nell’uso degli embrioni morti o uccisi e dei feti, come anche nell’uso alternativo degli embrioni prodotti in vitro eccedenti e che non sono stati deliberatamente impiantati nell’utero. A causa dell’ampia definizione, c’è il timore che perfino i bambini concepiti naturalmente che non sono ancora autonomamente vitali nelle fasi di sviluppo prenatale possano rientrare nel termine SoHO.
Evitare le derive eugenetiche
“Un altro aspetto che a noi preoccupa un po’”, continua il segretario della Comece, “è il fatto che siccome si vuole proteggere il donatore e chi riceve, assicurandosi che non si trasmettano malattie attraverso questi Soho, si deve fare uno screening e questo screening quando in qualche modo è presente la vita umana può portare a delle pratiche eugenetiche o a un certo modo di selezione che eticamente non è lecito”. Inoltre, andrebbe chiarita l’ampiezza della discrezionalità degli Stati membri. “Si dice nel regolamento che quando nei Paesi ci sono norme più stringenti, soprattutto per quanto riguarda alcuni aspetti etici, questi devono essere rispettati. Però credo che questo deve essere specificato un po’ più chiaramente”.
L'importanza della formazione
In questo senso, oltre a chiedere modifiche al testo del regolamento, i vescovi europei ribadiscono l’importanza fondamentale della formazione. “Credo sia compito nostro, come Comece, la protezione e la difesa della vita umana in tutti i suoi momenti, soprattutto quando è più fragile e più vulnerabile. Noi cerchiamo sempre di difenderla e credo sia nostro compito molto importante la formazione e l’informazione delle persone, dei politici, dei funzionari europei su questi temi, perché a volte credo che quello che viene meno veramente non è tanto un’attitudine contraria a quello che dice la Chiesa o ad avere una posizione diversa. Ma quello che a volte si vede è che non c’è a volte una conoscenza di quello che è in gioco e quindi credo sia nostro dovere di informare su questi temi sia importante”.
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