Fondazione Don Gnocchi: agli anziani un'assistenza domiciliare e personalizzata
Camilla Dionisi – Città del Vaticano
Promozione della persona, integrazione e assistenza ai più anziani: sono questi i punti all’ordine del giorno del convegno “Il paziente anziano fragile: strategie della presa in cura” che si terrà a Roma giovedì 28 settembre, dalle ore 10, nella sala convegni del Centro “S. Maria della Pace”. L’evento, promosso dalla Fondazione Don Gnocchi, sarà un’occasione di riflessione per trovare delle risposte alle necessità di questi pazienti più fragili. Come spiega don Vincenzo Barbante, Presidente IRCCS della Fondazione, “occorre consentire agli anziani di avere un tipo di assistenza che li porti a mantenere una qualità di vita assolutamente dignitosa: venendo incontro alle difficoltà che possono essere deambulatorie o di natura sanitaria, è necessario assicurare loro cure adeguate ma allo stesso tempo personalizzate”.
Garantire un’adeguata assistenza ai più fragili
Come spiega don Barbante, il numero degli anziani in Italia continua ad aumentare rispetto al numero complessivo della popolazione. “È necessario promuovere un'assistenza personalizzata e domiciliare nei confronti degli ultra 65 anni” spiega il religioso. “Gli argomenti del convegno sono di grande attualità, perché non trattiamo soltanto il presente ma anche un po' il futuro, ovvero le modalità attraverso le quali poter offrire un adeguato appoggio agli anziani all'interno del nostro Paese. La realtà Don Gnocchi – sottolinea – offre molti servizi di carattere riabilitativo e abilitativo nei confronti degli anziani, sono senz’altro da promuovere i servizi domiciliari, una delle opportunità più importanti per ritardare il più possibile l'ingresso dei più anziani in strutture residenziali protette”. Queste strutture, infatti, risultano difficilmente accessibili: l'Italia, come rivela don Vincenzo, anche per motivi economici da parte dello Stato, mette a disposizione soltanto 270mila posti letto nelle RSA a fronte di un fabbisogno per anziani non autosufficienti che arriva intorno ai 4 milioni di abitanti.
Il problema della solitudine e dell’abbandono
Non permettere che gli anziani siano scartati: così ha indicato Papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani dello scorso 23 luglio, e don Barbante spiega com’è possibile agire per accogliere al meglio l’appello del Pontefice. “Credo che prima di tutto occorrerebbe promuovere una rivoluzione culturale. Oggi abbiamo delle metodologie di assistenza che permettono agli anziani di vivere a lungo, ma la questione non è solo questa: occorre offrire agli anziani delle opportunità per le quali valga la pena vivere. Molto spesso – continua – soprattutto nelle grandi città, gli anziani finiscono per subire forse la sofferenza più grande che è quella della solitudine, dell'abbandono”. Realtà come quella della Fondazione Don Carlo Gnocchi riescono a garantire agli anziani un livello di assistenza di qualità molto elevata dal punto di vista clinico terapeutico. Ma il problema della solitudine deve essere affrontato a livello sociale. “Occorre una maggiore integrazione degli anziani all'interno della popolazione che permetta loro di non sentirsi esclusi, emarginati, o, come dice il Papa, diventare motivo di scarto. Questa è una grande sfida anche per la Chiesa, che deve essere capace di sviluppare una proposta di integrazione degli anziani che non si basi soltanto sull'assistenza e sulle offerte di servizi". Non basta quindi aiutare gli anziani ad andare a messa, conclude don Vincenzo, "si tratta di renderli protagonisti anche della vita della Chiesa e della trasmissione del messaggio evangelico tra le generazioni”.
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