45 anni fa Karol Wojtyla diventava Papa, Dziwisz: le sue parole ancora attuali
Don Paweł Rytel-Andrianik e Paweł Rozwód – Città del Vaticano
Quarantacinque anni fa, il 16 ottobre 1978, veniva eletto al soglio pontificio il cardinale polacco Karol Wojtyła, che prese il nome di Giovanni Paolo II. “Anche oggi porterebbe al mondo la pace e la speranza”, sottolinea a Vatican News il cardinale Stanisław Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia e segretario del Papa per tutti i 26 anni di pontificato. ”Lui parla ancora. Basta venire in Vaticano alla Basilica di San Pietro e vedere la gente immersa nella preghiera sulla sua tomba. Basta entrare nel Santuario Pontificio, nelle chiese di Wadowice o Kalwaria, in tutti i luoghi che portano traccia di lui. La gente continua ad ascoltarlo, cerca la sua amicizia spirituale”, ha affermato.
“Molti cercano di farlo tacere o di falsificare i fatti”
Al cardinale Dziwisz è stato chiesto cosa avrebbe detto il Papa polacco al mondo contemporaneo. Ha riposto che le crisi che stiamo affrontando, la messa in discussione dei valori che finora sembravano sacri e inviolabili, e che hanno approfondito le divisioni e la discordia sociale, avrebbero riempito di dolore il suo cuore. “Il Santo Padre ha visto e sperimentato molto male le conseguenze delle guerre e dei totalitarismi, ha sofferto con i più deboli, è stato difensore e voce di coloro che erano stati privati della voce e, nei tempi di tumulto, ha sempre cercato di portare speranza alla gente. È stato testimone dell’amore di Cristo e della forza del Vangelo, immutabile nonostante la mutevolezza del mondo e penso che oggi il suo appello ‘Non abbiate paura di aprire la porta a Cristo’ risuonerebbe con una forza nuova, potente” – ha aggiunto.
Il segretario di Giovanni Paolo II ritiene che più passa il tempo, più “la saggezza senza tempo della sua eredità brilla ed è ancora più evidente quanta ispirazione ne derivi”. “Riguarda persino, e forse soprattutto, quelle questioni per le quali oggi alcuni ambienti cercano di criticare il Santo Padre, come la questione della tutela dei minori nella Chiesa. Molti cercano di far tacere o di falsificare il fatto che fu Giovanni Paolo II ad avviare il difficile processo di pulizia della Chiesa dai crimini, le cui vittime sono i bambini innocenti. Questo processo è continuato dai suoi successori, ma fu proprio il Papa polacco per primo a contrastare inequivocabilmente e fermamente il minimizzare o il tacere su queste dolorose questioni” – ha affermato.
Ha sottolineato anche che Giovanni Paolo II, quale grande apostolo della Divina Misericordia ha posto le basi teologiche e esistenziali per il cammino che la Chiesa di Papa Francesco sta conducendo oggi – “la via della misericordia, il piegarsi sulla miseria umana, per la quale l’unica medicina è l’infinito amore di Dio”. Il cardinale. Dziwisz ha anche fatto riferimento al Sinodo sulla Sinodalità in corso. “Penso che non sia esagerato affermare che le sue radici affondano nella visione lungimirante del Papa polacco, che ha visto e ha apprezzato il ruolo dei laici nella Chiesa; era aperto al dialogo con i diversi ambienti, non sempre amici del cristianesimo e ha ascoltato con attenzione cosa il mondo aveva da dire alla Chiesa” – ha dichiarato.
“Karol Wojtyła può ispirare e affascinare”
L'arcivescovo emerito di Cracovia ritiene che gli insegnamenti di Giovanni Paolo II e il suo stile di vita possono ancora essere fonte di ispirazione per i giovani. “Non ho dubbi al riguardo, del resto questa convinzione è confermata dalla sorte di diverse generazioni di giovani, che Giovanni Paolo II ha attirato a Gesù. Ancora milioni di persone si radunano alle Giornate Mondiali della Gioventù, smentendo le tesi sul declino della Chiesa e l’indifferenza dei giovani sulle questioni di fede. Negli insegnamenti di Giovani Paolo II i giovani possono trovare indicazioni per la loro vita, ma possono anche essere ispirati dalla sua vita, soprattutto dagli anni giovanili, che sono stati pieni di passioni caratteristiche della giovinezza, di gioia di vivere, di molteplici interessi, desiderio di sviluppo intellettuale e spirituale, capacità di godere delle amicizie, della bellezza della natura, dello sport, della poesia” – ha ricordato.
Ha precisato che anche gli anni della giovinezza di Karol Wojtyła sono stati difficili, segnati dal dramma della guerra, ma nonostante ciò, li ha vissuti magnificamente, dimostrando che vale la pena lottare per i più grandi ideali ed essere fedeli ad essi. “Per i giovani – indipendentemente dal luogo e dal tempo in cui vivono – è un modello affascinante e che vale la pena seguire. Il problema non è se il Papa può ispirarli, ma come viene loro comunicata la bellezza della sua vita, quale linguaggio viene utilizzato per parlare di lui, se è un linguaggio che colpisce la sensibilità dei giovani di oggi e se è per loro comprensibile” – ha sottolineato.
Il cardinale Dziwisz al Conclave
Tornando al 16 ottobre 1978, il cardinale Dziwisz ricorda che poco dopo la sua elezione, Giovanni Paolo II volle incontrarlo. “Quando apparve il fumo bianco, il mio cuore tremò, sopraffatto da una potente premonizione. Quando ho sentito il nome “Carolum”, pronunciato dal balcone della Basilica di S. Pietro, sapevo già tutto. Da quei momenti sono passati 45 anni, durante i quali sono successe molte cose, ma quel momento mi è rimasto impresso nel cuore per sempre. Ero orgoglioso e felice” – ha dichiarato.
Ha aggiunto che lo trovarono tra migliaia di persone in Piazza San Pietro e lo introdussero nel conclave, nel refettorio dove i cardinali, insieme al Santo Padre, stavano cenando. “Il cardinale Jean-Marie Villot, Segretario di Stato della Santa Sede, mi condusse dal Papa. Lui si alzò e mi salutò cordialmente. Le prime parole che allora sentii dal Santo Padre furono: ‘Me l’hanno fatta!’ Mi alleviò l’emozione che mi aveva travolto”.
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